sabato 28 giugno 2008

La Battaglia di Antiochia

Per la rubrica accadde oggi: il 28 giugno 1098 l’esercito Crociato si scontrò con i Turchi sotto le mura di Antiochia. Tutte le battaglie portano con loro adrenalina ed emozioni inimmaginabili, la paura, la ferocia e la morte accompagnano chi combatte fin dai momenti che precedono lo scontro.
In questa battaglia però i sentimenti che scuotevano i crociati dovevano essere particolarmente intensi, perché la situazione che si era creata non lasciava loro che due strade: la vittoria o la morte.
La disperazione del momento, i più terreni bisogni fisici di tutti si mescolavano con le profonde convinzioni spirituali di altri e crearono i presupposti della vittoria. Alcuni strateghi pensano che questo tipo di situazione sia da ricercare, perché senza vie di fuga, con le spalle al muro, gli eserciti danno il massimo delle proprie possibilità.
Antiochia era stata presa dai crociati il 3 giugno, stante la debolezza e la disgregazione dei territori Selgiuchidi e l’ostilità che i Fatimidi d’Egitto nutrivano verso questi ultimi, la reazione musulmana prese corpo per l’iniziativa dell’atabeg di Mosul, Kerboga, in quel momento il capo musulmano più potente della zona, nonché il comandante più capace. Kerboga giunse sotto le mura di Antiochia il 7 giugno e la mise sotto assedio per riprenderla.
Il cibo era scarso, il saccheggio ed il massacro seguito alla presa dei crociati aveva esaurito quasi tutte le risorse della città. Rifornirsi era impossibile, l’unico modo per uscirne era rompere l’assedio, anche perché non c’erano aiuti che potessero arrivare in breve tempo, del resto questa Prima Crociata non vedeva due netti fronti contrapposti, il mondo cristiano era diviso, così come quello musulmano, il ruolo dell’Impero Bizantino era ambiguo ed i capi crociati diffidenti e spesso ostili reciprocamente.
La mattina del 28 Boemondo fece uscire l’esercito dalle mura e si schierò davanti al nemico, dividendo gli uomini in sei armate: la prima era formata dai Francesi e dai Fiamminghi, la seconda dai Lotaringi, la terza dai Normanni di Normandia, la quarta dai Provenzali, la quinta e la sesta dai Normanni d’Italia.
I Turchi cercarono di evitare lo scontro frontale e con la classica tattica dei cavalieri delle steppe, con rapide fughe per farsi inseguire e rapidi contrattacchi, cercavano di dividere i nemici. Il fronte crociato rimase però compatto, evitò l’accerchiamento e riuscì a caricare abbastanza velocemente da arrivare al contatto. A disgregarsi fu l’armata turca, alcuni alleati di Kerboga defezionarono, molti dei suoi uomini perirono, alla sera l’esercito assediante non c’era più. La Crociata continuava.