martedì 21 agosto 2007

L'era del petrolio



“L’era del petrolio” di Leonardo Maugeri ripercorre la storia del petrolio, le caratteristiche del suo mercato, i rapporti tra società petrolifere, governi e opinione pubblica. Il libro è molto scorrevole, le tesi espresse sono supportate da cifre ed esempi ricavati da casi concreti.

La foto che apre il post non fa parte del libro in questione ma simboleggia bene uno dei concetti base espressi: quando il costo di una risorsa cresce si cercano soluzioni alternative. La foto proviene dal sito della SkySails una società che produce e commercializza dei giganteschi aquiloni che, funzionando come un kite, dovrebbero aiutare lo spostamento delle navi consentendo un risparmio di carburante di almeno 10%. Non so se l’idea avrà successo ma indica proprio come gli attuali prezzi del petrolio stanno mettendo in moto un processo già avvenuto in passato.
Il meccanismo è più o meno questo: quando il prezzo è basso si abbandonano i pozzi da cui è troppo costoso estrarre il greggio, inoltre non ci sono né le risorse né lo stimolo a cercare nuovi giacimenti; in questo modo, lentamente, l’offerta diventa inadeguata e nel momento in cui si manifesta un surriscaldamento della domanda i prezzi cominciano a salire.
Viceversa un periodo di prezzi alti innesca due reazioni: la prima è data da nuove ricerche di giacimenti e la possibilità di avere profitto anche là dove l’estrazione è molto onerosa. L’altra reazione è la sostituzione del petrolio con altre fonti o la ricerca di motori più efficienti. Entrambe le reazioni hanno tempi lunghi ma quando giungono a maturazione provocano un eccesso di offerta ed il crollo dei prezzi. Il libro è ricco di esempi storici di questo andamento schizofrenico e imprevedibile (perché legato a innumerevoli fattori complementari).

Ogni volta che i prezzi salgono, come la fase attuale che stiamo vivendo, sembra che sia un aumento definitivo e che il progressivo esaurimento delle riserve sia imminente. I dati snocciolati dall’autore suggeriscono però che la parola fine sull’era del petrolio è ancora lontana.
Il dato che mi ha impressionato di più riguarda i pozzi: negli Stati Uniti, dove l’industria petrolifera è nata e dove numerose imprese private hanno lottato per la ricerca di risorse sono stati perforati oltre un milione di pozzi esplorativi, in tutto il Golfo Persico ne sono stati perforati 2000!!! Considerando solo il decennio tra il 1995 ed il 2004 il dato è questo: 15.700 pozzi negli USA, meno di 100 nel Golfo Persico. Nel 2005 oltre metà della produzione giornaliera dell’Arabia Saudita, quindi circa 5,5 milioni di barili, provengono da un unico giacimento, Al-Ghawar, entrato in produzione nel 1951. Quindi ad oggi è ragionevole prevedere che, se il petrolio verrà sostituito a breve, non sarà a causa del suo esaurimento.

Piuttosto la criticità sollevata da Maugeri a questo proposito è un’altra: nei paesi più ricchi di greggio l’attività è affidata a società statali altamente inefficienti che sfruttano male i giacimenti, cosa che può portare a rendere i giacimenti stessi non più fruibili ben prima che il greggio ivi contenuto sia finito. Dall’altro lato le società occidentali con la loro tecnologia sono in grado di sfruttare al meglio le risorse, ma hanno spazi in cui operare sempre più ristretti.

I dati più consistenti che suggeriscono l’esaurirsi del petrolio sono quelli relativi alla capacità inutilizzata, che è molto bassa, quindi i paesi produttori stanno estraendo praticamente tutto il greggio che attualmente sono in grado di mettere sul mercato, inoltre le scoperte di nuovi giacimenti sono minori dei consumi annuali. Queste situazioni sono inevitabili alla luce dei due decenni passati di bassi investimenti, ovviamente chi non cerca non trova.

Ecco alcuni effetti delle precedenti fasi di prezzi alti: nel 1980 gli USA consumavano 1,8 barili di petrolio ogni 1000 dollari di PIL prodotto, nel 2004 siamo a 0,6 barili. Nel 1978 consumavano 32 barili a testa all’anno, oggi siamo a 26. Le leggi dell’economia funzionano a prescindere dalle pianificazioni: ciò che è caro viene risparmiato. Oggi tutti gli Stati più avanzati, eccetto l’Italia, non usano petrolio per produrre energia elettrica. Per il momento è insostituibile per i trasporti (e la chimica) ma anche in questi settori, la regola è la stessa.

Questi meccanismi spiegano anche perché il petrolio come arma di ricatto dei paesi produttori nei confronti dei consumatori ha senso solo nel breve periodo, anche di recente il presidente iraniano ha ventilato l’embargo ma a conti fatti ha più bisogno lui dei nostri soldi che noi del suo petrolio.

domenica 19 agosto 2007

Destra Sociale ieri e oggi

Il nuovo movimento di Francesco Storace, denominato La Destra, nasce per raccogliere tutti coloro che, a disagio con la linea politica dettata da Fini ad Alleanza Nazionale, vogliono raccogliersi su posizioni più tradizionali della destra italiana.

Non è solo un problema di contenuti che ha provocato lo strappo ma, a detta dello stesso Storace, anche e soprattutto di metodo: dentro AN non ci sono spazi per esprimere opinioni diverse dal leader e non ci sono regole in grado di garantire alla base di informare ed influenzare i vertici del partito. Su quest’ultimo punto mi è difficile fare una valutazione, non sono mai stato iscritto ad alcun partito e dal di fuori è difficile giudicare se queste accuse sono fondate. Di sicuro dall’esterno si nota uno scarso rinnovamento dei quadri dirigenti, certo la mancanza di figure nuove ed un po’ più giovani è un tratto comune a tutti i partiti.

Sui temi politici ci sono delle cose apprezzabili ed altre a mio avviso più discutibili.

Apprezzabile il fatto di volersi muovere all’interno di una logica di coalizione e di proposta per governare, il nuovo movimento non cerca uno splendido isolamento ma resta all’interno della Casa della Libertà.
Condivisibile la critica di aver lasciato ad altri partiti alcuni temi sentiti nell’opinione pubblica: la sicurezza alla Lega, il cambiamento a Forza Italia, la moralità in politica all’Italia dei Valori.
Ho trovato positivo anche il richiamo a Fiuggi e la volontà di non tornare ad una posizione di politica estera aprioristicamente antiatlantica.

Discutibile l’avversione preventiva per il Liberismo. Discutibile non perché non sia legittimo che una forza politica si proponga altre politiche economiche, ma perché porsi a priori contro il liberismo in Italia è un po’ come essere contro i pinguini in Egitto. Voglio dire che l’Italia non brilla a livello mondiale per il suo libero mercato ma piuttosto per una presenza invasiva dello Stato nella vita economica. C’è da aspettarsi dunque che questa Destra, che vuole essere sociale, espliciti la propria socialità con forme e proposte nuove, perché altrimenti finisce per dare l’immagine di chi difende un vecchio statalismo che lungi dal rappresentare uno Stato forte, rappresenta invece uno Stato che, volendo fare tutto, non riesce a raggiungere nessuno scopo che si prefigge.
Tra l’altro, come ha fatto notare Giordano Bruno Guerri, una delle critiche mosse a Fini è quella di trasformare AN in una specie di DC, ma il sistema economico che sembra proporre Storace assomiglia proprio al modello delle partecipazioni statali democristiano.

Ovvio che la realtà è molto variegata, non tutto ciò che è Stato è come la RAI o l’Alitalia, è importante però ammettere che tante imprese in concorrenza tra di loro possono essere più sociali di un monopolio statale.
A differenza del Movimento Sociale Italiano, che respingeva per principio qualunque classe sociale di riferimento, così come ne respingeva il concetto stesso, Alleanza Nazionale alla sua nascita cercava di esplicitare alcune categorie economiche come interlocutori privilegiati. Queste categorie erano quelle escluse dal binomio Confindustria- Triplice sindacale, che erano preposti a trattare le decisioni politiche ed organizzare il consenso nella Prima Repubblica. AN voleva parlare quindi alla media e piccola impresa, ai professionisti, ai commercianti, agli artigiani, ai disoccupati, ai precari.
A mio avviso tutto l’insieme dei principi e dei programmi di un partito va al di là delle sole questioni economiche e quindi per sua natura si rivolge a tutti, tendenzialmente gli ideali sono universali, i programmi coinvolgono alcune categorie di cittadini, in ogni caso, con o senza blocco sociale di riferimento, le risposte e le proposte alle varie categorie bisogna darle. Sugli ideali la Destra di Storace si è già espressa, sui programmi vedremo nei prossimi mesi.

giovedì 9 agosto 2007

La notizia più importante di oggi

Non so se i giornali ne parleranno o come al solito si dilungheranno a commentare le ultime dichiarazioni inutili del politico di turno, ma oggi la BCE ha immesso qualcosa come 100 miliardi di euro di liquidità sul mercato.
Un intervento di queste dimensioni non si vedeva dai giorni dell'attentato alle Torri Gemelle, evidentemente a Francoforte si sono resi conto che la situazione dei bad loans americani sui mutui potrebbe essere più grave del previsto.
Il fatto clamoroso è che solo martedì, senza che fosse obbligata a farlo, la Banca Centrale ha praticamente preannunciato, per settembre, l'ennesimo rialzo dei tassi di interesse. Nell'arco di due giorni quindi abbiamo assistito ad una inversione ad U, per carità tutti possiamo sbagliare, certo noi comuni mortali quando prendiamo queste cantonate sul lavoro veniamo cazziati, mentre i banchieri centrali non so.
Sarebbe bello che la prossima volta ci andassero più piano con dichiarazioni tipo: prevediamo che le materie prime costeranno di più (bravi dateci anche le quote come fanno i bookmakers)quindi alzeremo i tassi (non è che poi i prezzi delle materie prime aumetano lo stesso e noi ci troviamo cornuti e mazziati e con l'Euro-forte troppo forte?).

mercoledì 1 agosto 2007

Lancio con il paracadute. Lucca, 28 marzo 2004

L'armata nel deserto




“L’armata nel deserto” di Arrigo Petacco è la storia della guerra in Nordafrica durante il secondo conflitto mondiale.

La guerra che ci descrive Petacco è una guerra (forse l’ultima) combattuta tra nemici irriducibili ma rispettosi di quelle regole che, anche in un contesto terribile, cercano di non far perdere un barlume di umanità. A differenza degli altri scenari dove si combatte la Seconda Guerra Mondiale, in Norafrica gli Inglesi, gli Italiani ed i Tedeschi si combattono senza cedere alla crudeltà ed alla spietatezza gratuite.
La figura che domina soprattutto la prima parte del libro è quella di Rommel.
In una guerra fatta di macchine riesce ad imporsi come un condottiero all’antica, che grazie alle sue capacità riesce a dettare la trama agli avvenimenti. Usa la sorpresa, il morale, il movimento come elementi decisivi.

Come si intuisce dal sottotitolo del libro: “Il segreto di El Alamein”, la narrazione è spezzata tra un prima e un dopo la battaglia decisiva.
Il segreto di cui parla Petacco è quello legato al fatto che gli inglesi erano in grado di decriptare le comunicazioni tedesche, con effetti devastanti soprattutto a danno della nostra marina, i cui movimenti conosciuti in anticipo, consentivano alla marina inglese di colare a picco gran parte dei rifornimenti spediti verso l’Africa.
La battaglia di El Alamein in realtà è decisiva solo in quanto punto di svolta non più reversibile ma, a posteriori, appare chiaro che non ci sono segreti e che le sorti erano già decise. L’attimo fuggente in cui il destino è in bilico e basta poco per far pendere le sorti per una parte o l’altra era già passato. Gli eserciti arrivano all’appuntamento con la Storia di El Alamein in situazioni opposte: gli Italiani ed i Tedeschi, per quanto vincenti sono stremati e lontanissimi dai rifornimenti delle retrovie; gli Alleati, invece, anche se in fuga da mesi, hanno raggruppato forze ingenti. Montgomery dispone di più mezzi, più uomini, più munizioni, più carburante, più acqua: può solo vincere.
Ciononostante la battaglia entra giustamente nel mito, il senso del dovere mostrato dai militari italiani, quel senso del dovere, quello spirito di corpo, che ti fa resistere ad ogni costo e che sconfina nell’eroismo, rimarrà per sempre legato a quei luoghi.
I due paragrafi dedicati alle divisioni Ariete e Folgore sono imperdibili, sono due paginette ma valgono da soli l’acquisto del libro. Questo l’ultimo comunicato radio pervenuto dall’Ariete alle 15:30 del 4 novembre: “Carri nemici penetrati a sud dell’Ariete. Conseguentemente Ariete circondata, ma Ariete continua a combattere”.
Dal paragrafo “La morte della Folgore” il resoconto dell’appello del 6 novembre: “…alle 14, esaurite anche le cartucce, il colonnello Luigi Camosso decise di arrendersi…” “…il maggiore Zanninovich dopo avere dato l’attenti, presentò la forza al colonnello: “Ufficiali trentadue, truppa duecentosettantadue”. Erano partiti in cinquemila dall’Italia.”

Ci dicono che noi italiani siamo buoni solo a solo a fregare il prossimo, che non abbiamo amici e alleati, ma solo protettori da adulare e protetti sacrificabili, che siamo inaffidabili, voltafaccia, incapaci di concepire il bene comune; ma la memoria del passato serve a ricordarci che, se lo vogliamo, possiamo essere migliori di come ci descrivono.