lunedì 2 luglio 2012

2 luglio 1993 attacco agli italiani


La Somalia, allora come oggi, era un paese letteralmente distrutto dalla guerra civile e dalla fame e fin dal 1992 si susseguirono missioni ONU per cercare di portare sollievo alla popolazione. La Prima Guerra del Golfo era finita da poco e ci si cullava nell’illusione che la superiorità militare dell’Occidente rendesse possibile e addirittura facile risolvere ogni situazione. La Somalia dimostrò che non eravamo pronti, soprattutto i politici non erano pronti, ad affrontare le nuove minacce e le nuove guerre. Finalità delle missioni, regole di ingaggio, modalità operative, catena di comando,  tutto andava ripensato per evitare, come accadde,  che il fallimento fosse già scritto prima di iniziare.
Il contingente italiano, il secondo per consistenza dopo quello americano, presidiava, tra l’altro, la zona della Via Imperiale che collega Mogadiscio a Balad, lungo questa strada i nostri soldati avevano allestito diversi check point, tra i quali il cosiddetto check point pasta, perché situato nei pressi di un pastificio dismesso. Nei pressi di questo check point avverrà la battaglia. La prima da decenni per dei soldati italiani.
All’alba del 2 luglio alcune centinaia di uomini divisi in due colonne di mezzi iniziarono un rastrellamento in cerca di armi; altre operazioni analoghe erano state compiute in precedenza, senza che ciò portasse a reazioni da parte dei miliziani presenti in città, i rapporti con la popolazione erano buoni, ma quel giorno le cose andarono diversamente, i poliziotti somali che facevano da tramite e da interpreti con la popolazione iniziarono a defilarsi e gli abitanti del quartiere iniziarono ad innalzare barricate, lanciare sassi e poi a sparare. Il comandante della missione preferisce ritirarsi, ma la retroguardia  della colonna viene bloccata. Il fuoco si fa intenso, i somali sparano nascosti nelle case e riparandosi dietro la folla di manifestanti, composta da donne e bambini. Una delle colonne quasi rientrata alla base torna indietro, per salvare i propri commilitoni, i mezzi vengono bersagliati da RPG, si registrano i primi caduti. L’arrivo degli elicotteri Mangusta e dei blindati Centauro, anche se non possono usare le armi pesanti per ragioni politiche, permette agli italiani di mettersi in salvo, il check point viene abbandonato.  
La giornata termina per gli italiani con 3 morti e numerosi feriti, tra i quali il sottotenente Gianfranco Paglia che riceve la medaglia d’oro al valor militare. Il comandante della missione decide di “riconquistare” il check point nei giorni successivi con un’azione diplomatica con i capiclan della zona.
Le ragioni della violenta reazione somala non sono mai state accertate con sicurezza, si ritiene che i nostri soldati si stessero avvicinando troppo a qualche obiettivo importante per i miliziani, forse al capo stesso, il generale Aidid, altri parlano di un vero e proprio agguato premeditato, quel che è certo è che non ci si aspettava un attacco ostile di quel livello e di quella portata.
La disastrosa Seconda Guerra Mondiale portò con la sconfitta anche l’ombra del sospetto sulle nostre Forze Armate e sull’inaffidabilità degli italiani in quanto tali. Il 2 luglio del 1993 i nostri soldati dimostrarono di saper combattere, di saper fare il proprio dovere fino al limite dell’eroismo. 

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