sabato 5 gennaio 2013

Il miglior discorso politico del mondo... però illogico


E’ saggio giudicare le persone più dai fatti che dalle parole, soprattutto perché un abile oratore può suscitare emozioni e applausi anche con discorsi senza contenuto. Anzi, è soprattutto gettando in pasto alla folla le illusioni delle quali essa si vuole nutrire, che si ottiene il consenso.

Va di moda sul web un intervento del Presidente uruguayano Mujica, intervento definito addirittura il discorso politico più bello del mondo.

Mujica compie alcuni errori logici, abilmente mascherati da una retorica accattivante, o perlomeno non coglie il nesso logico delle proprie premesse:

 
1 – L’incoerenza più grossa del pensiero di Mujica si esprime nel concetto che i “compagni” lavoratori dovrebbero lavorare meno, produrre meno e quindi guadagnare meno. Invece alcuni vogliono lavorare di più e guadagnare di più. Intanto è inaccettabile che qualcuno obblighi qualcun altro a lavorare o non lavorare. Ogni essere umano dovrebbe essere libero di lavorare se desidera farlo e non può essere il politico di turno ad impedirglielo e tantomeno può essere il politico a decidere cosa è giusto acquistare oppure no. Anche perché il concetto di superfluo è del tutto personale, anzi spesso si vedono manifestanti, che hanno a cuore le sorti del mondo, fare uso di prodotti (o meglio dire sostanze) inutili e dannose per l’ambiente.


2 – Parte con un presupposto Malthusiano: siamo 7 miliardi, il pianeta non può nutrirci tutti. Ora è curioso che uno che ha basato la propria carriera sulle idee del più acerrimo nemico di Malthus, cioè Karl Marx, svolti a 180° senza spiegare cosa c’era di sbagliato in quello che ha professato fino a ieri. Magari lo ha spiegato in altra sede. Comunque il numero di abitanti del pianeta è sempre stato quello che le tecniche dell’epoca permettevano che fosse: poche migliaia quando eravamo cacciatori-raccoglitori, meno di un miliardo all’alba della Rivoluzione Industriale, oltre 7 miliardo adesso. Certamente le materie prime sono sempre più difficili e costose da reperire, perché ovviamente dove era “facile” prenderle sono già state prese e ciò ha delle conseguenze economiche negative, ma questa difficoltà non viene in alcun modo modificata dai nostri stili di vita o dal numero di abitanti del pianeta, è un dato di fatto con cui fare i conti, anche se domani un’epidemia cancellasse metà degli esseri umani.

 
3 – Cosa succede se tutti gli Hindu si comprano l’automobile? Beh ci saranno tanti metalmeccanici che lavorano, invece di essere licenziati. L’idea che molti nel mondo non hanno le auto (o reddito) perché alcuni ce l’hanno è priva di senso, infatti se in Europa (o in Giappone, o in Cina) tutti smettessero di comprare auto, nel Terzo Mondo non starebbe meglio nessuno; semplicemente da qualche parte ci sarebbero molti operai disoccupati (e che dovrebbero imparare a costruire biciclette, o scarpe, o coltivare patate). Poi, da un punto di vista filosofico si può essere contro le auto e pensare che, senza auto, mille anni fa vivessero tutti più felici. Infatti ognuno è libero di andare a piedi se preferisce, su questo non discuto e, come sempre, rispetto qualsiasi opinione. Sarebbe bello che tutti quelli che sono d’accordo con Mujica cominciassero a non usare auto, aereo, telefono, riscaldamento….

 
4 – L’eccesso di consumo e di debito ha creato la crisi: questo è giusto e condivisibile, ma Mujica dovrebbe sapere e spiegare che lo stimolo a consumare (anche indebitandosi) è la politica preferita da tutti i governi del mondo, perché seguono le idee di Keynes, con le quali giustificano la politica del tassa e spendi. Secondo Keynes le crisi economiche (e la povertà) derivano dalla scarsa propensione al consumo e quindi lo Stato deve intervenire con la spesa pubblica per colmare l’insufficiente domanda. Dire che questo deriva dalla concorrenza o dal mercato è un controsenso: chi produce beni deve accumulare capitale se vuole aumentare la propria produttività e quindi deve risparmiare. E se vogliamo che la gente non si indebiti, smettiamo di manipolare i tassi di interesse, invece di invocare ogni momento il tasso zero e il prestatore di ultima istanza infinito. Anche qui, comunque, il cortocircuito logico appare in tutta la sua chiarezza, se si riflette un attimo: se l’eccesso dei consumi provoca la crisi e quindi la caduta dei consumi, allora per consumare meno… dobbiamo consumare di più!!!

 
5 - Anch’io sono uno sfegatato ammiratore di Seneca, ma non mi risulta che Seneca volesse obbligare l’umanità a non desiderare! Ogni persona segue il proprio percorso in cui impara (oppure no) ciò che è importante nella vita e non è certo un Stato totalitario che può “governare” questo processo individuale imponendolo a tutti in forza di legge!


6 – Esistono lampadine che durano 100.000 ore ma nessuno le produce. Può darsi che gli imprenditori si sbaglino e che producendo lampadine che durano 100.000 ore si possa guadagnare bene. Ma per dimostrarlo è necessario che qualcuno (tipo lui) mettano su la fabbrica e comincino a venderle e così scoprirebbe l’estrema democraticità del mercato: quando ciascuno di noi, anche lui, andiamo in un negozio e decidiamo di acquistare qualcosa, decretiamo il successo per qualcuno e l’insuccesso per altri, decidiamo chi sarà ricco e chi povero. Se usi il contante o la carta di credito fai guadagnare le banche o no, se compri mobili svedesi, se guardi il calcio in tv, se telefoni… stai rendendo miliardario qualcuno e facendo fallire qualcun altro. Poi, se vuole essere lui a sostituirsi, con le proprie personali preferenze, a quelle di milioni di individui, perché ritiene di sapere meglio di loro ciò che è bene  e ciò che è male per loro, allora è un altro discorso. Mi può anche andar bene a una condizione: che sia io quello al vertice che decide per tutti (in realtà scherzo, questo sistema non mi piacerebbe nemmeno in quel caso, la gente è già abbastanza brava a sbagliare da sola senza il mio e il suo aiuto). Perché una concetto che sfugge a Mujica è che, se una cosa è fattibile dal punto di vista tecnico, non è detto che lo sia da quello economico. Esempio: è tecnicamente possibile andare sulla Luna, se però provi a mettere in vendita una vacanza lunare probabilmente farai fallimento, perché non avrai abbastanza clienti che possono permettersi quella spesa.

 
7 – La crisi attuale ha dimostrato una volta in più che ridurre la ricchezza da una parte non fa diminuire la povertà dall’altra: il reddito reale dei paesi industrializzati è calato pesantemente, ma questo non ha alleviato minimamente le dure condizioni di vita dei paesi sottosviluppati.

 
Come sempre di buone intenzioni è lastricata la via che conduce all’inferno… e al socialismo reale.

26 commenti:

elisa ha detto...

Durante il discorso non viene mai detto che bisogna lavorare poco ma che bisogna accettare che l'idea di lavorare per consumare non è un valore assoluto e unanimamente condiviso, non ha mai detto che le risorse del pianeta non sono sufficienti a sfamare tutti ma che bisogna pensare di costruire lampadine che non si rompono dopo un mese con il semplice obbiettivo di consumare maggiormente ma investire su tecnologie con l'obbiettivo di duarare il più a lungo possibile.

Pessima analisi del discorso, incapace di cogliere qualsiasi spunto di riflessione e intrappolata in logiche vecchie e costruite. Nessuna delle obbiezioni sviluppate dimostra qualcosa se non che l'autore non è stato capace di ascoltare il discorso.

Ebook ha detto...

Concordo con te Elisa, piu che un analisi del discorso, sembra una sparata a zero per partito preso...
Io non sono certo un fan di Mujica ma proprio non capisco queste osservazioni fatte al suo discorso.

Freeman ha detto...

Dire che “eticamente” non bisogna lavorare con l’obiettivo di consumare è un’opinione rispettabile, ma entra nella sfera privata delle scelte personali, quindi la politica deve restarne fuori, anche perché, da un punto di vista pratico, il politico ha due scelte: 1 - impone con la forza la lista dei beni necessari per cui vale la pena lavorare (per questo ho fatto riferimento al socialismo reale). 2 – lascia che ognuno decida se vuole lavorare e i motivi per cui vale la pena lavorare.
Inoltre, può piacere come filosofia di vita, mi sembra legittimo, ma non è indolore per tutti. Possiamo convincere le persone, ad esempio, che non è bene lavorare per mangiare frutta esotica e in questo modo un coltivatore di ananas da qualche parte del mondo perderà il lavoro. Prendi la spesa “superflua” che ti pare e le conseguenze saranno quelle.
Non sono prevenuto, infatti ho scritto chiaramente che considero giusto il passaggio in cui dice che la crisi è generata da un eccesso di consumo (e di debito), questo è coerente con tutto ciò che ho scritto; perché, nella mia visione, il risparmio è il motore della crescita. NB: se hai un reddito e non consumi, allora stai risparmiando, non c’è un’altra alternativa. Il risparmio, o diventa investimento, accrescendo le capacità di spesa futura, oppure è consumo futuro differito, in ogni caso aumenta il consumo futuro. Quindi l’unico modo per consumare meno è lavorare meno (cioè produrre meno). Quindi una contraddizione c’è, perché se non sostiene che bisogna lavorare poco, come scrive Elisa, e se lo scopo è migliorare le condizioni materiali di coloro che sono poveri bisogna decidersi: bisogna risparmiare o no?
NB: pressoché tutti i governi (e le banche centrali),considerano invece il consumo come motore di crescita, infatti ripetono costantemente l’espressione “stimolare i consumi”.
Circa le lampadine: intanto lui dice che esistono già, al che ho semplicemente fatto notare che, se una cosa esiste, non necessariamente è possibile venderla profittevolmente. Se è per questo esistono anche le auto a idrogeno e puoi pure comprarle. Ognuno può fare ricerca in quello che vuole e se venderanno le lampadine da 100.000 ore a un prezzo per accessibile sarò felice di comprarle. NB: se il consumatore spende meno per una lampadina da 100.000 ore, piuttosto che per 100 lampadine da 1000 ore, ciò significa che avrà del reddito che avanza, che potrà spendere per qualcos’altro. Quindi in tal caso consumi totali aumentano!
Le idee non si giudicano dal fatto di essere vecchie o nuove. Il Vangelo è piuttosto datato, ma ci puoi trovare idee interessanti.
Io ho ascoltato il discorso in modo critico, ma senza pregiudizi, auspico che mi legge faccia altrettanto.

Luciano ha detto...

Da noi non c'è neanche bisogno di essere oratori così abili per ottenere il consenso. Lo si ottiene anche dicendo che Ruby è nipote a Mubarak. Se ci sta bene questo poi saremo in grado di criticare chiunque.

Freeman ha detto...

No Luciano, quel tipo di palle servono ad applicare il vecchissimo e sempre efficace schema del dividi et impera. Noi poveri cristi litighiamo su questioni marginali: le mignotte, il gossip, il calcio, qualche piccolo scandalo quotidiano da qualche milione, per carità tutte cose giuste e importanti ma comunque briciole, mentre nel frattempo il sistema procede imperterrito a succhiarsi miliardi su miliardi.

Arshad Moscogiuri ha detto...

Ciao Freeman,
sono la persona che ha postato su Youtube il discorso di Mujica sul canale di Psicologia dello Zorba.
Apprezzo la pacatezza delle tue riflessioni e alcune delle tue considerazioni, ma ritengo ci sia una incomprensione di fondo.
Questa è che la logica, da sola, non basta all'uomo. Ci vuole qualcosa in più: la capacità di pensare, immaginare e costruire fuori dagli schemi costituiti, lo spirito critico verso i propri tempi e sistemi economici, una capacità empatica di sentire e domandarsi quello che Mujica, in conclusione, si domanda: "E' questa la felicità dell'uomo?" Perchè per logica si giustificano i mercati, per logica si giustificano le divisioni razziali, per logica si attuano speculazioni e operazioni di finanza che, logicamente, portano a un sistema quantomeno poco umano. Per logica si accettano gli status quo, culturali, economici, sociali.
Premesso ciò, mi permetto di confutare alcune delle cose che affermi nei tuoi 7 punti di critica.

Punto 1 - Mujica non dice, nel suo discorso, che la gente dovrebbe lavorare meno. Si domanda solo se un sistema nel quale si è culturalmente portati a desideri indotti dal marketing insight sia da considerarsi adatto all'essere umano oppure no. Personalmente, la trovo una domanda logica. Trovo invece degno di nota che sia un politico ad avere il coraggio di farla e di porla ad altri politici.

Punto 2 - Credo che Mujica non dica mai che le risorse non bastino a soddisfare la popolazione umana. Ritengo che, logicamente, si riferisca alla distribuzione delle risorse. Molti studi confermano che acqua, cibo e altri beni essenziali non mancano sul pianeta, ma sono distribuiti in maniera folle. Direi del tutto illogica, da un punto di vista che non sia meramente finanziario.
(vedi link: http://www.psicologiadellozorba.com/testi_dati.php#FAME )

Punto 3 - Qui suppongo tu abbia omesso la domanda che si fa Mujica, e io con lui: se tutto il mondo avesse la media di auto pro-capite che hanno i paesi industrializzati, che aria respireremmo? Il fatto che l'industria automobilistica produca posti di lavoro non è una logica sufficiente per continuare a produrre cose che inquinano il pianeta. Sarebbe più logico convertire la produzione. Anche la guerra produce posti di lavoro e, guarda caso, è stata sempre giustificata logicamente ed economicamente.

Punto 4 - Qui siamo d'accordo per quanto riguarda l'atteggiamento keynesiano, che non è certo un modello ancora auspicabile nel nostro futuro. Però, tassi di interesse a parte, il vero crollo delle bolle finanziarie (crisi) è dovuto alla speculazione sui derivati. Se per logica possiamo permettere che un kilo di riso costi sei volte tanto da un anno all'altro, senza nessuna relazione con la produzione, il raccolto e le stime, allora per logica giustifichiamo che, a causa di questo stesso rincaro (che in verità speculazione), muoiano alcune centinaia di migliaia di persone in più per fame in quello stesso anno.
(vedi link http://www.psicologiadellozorba.com/testi_dati.php#SPEC_FAME )

Punto 5 - Sottoscrivo quanto dici su Seneca, però ti faccio notare che Mujica non dice di "non desiderare", bensì afferma che è povero non chi possiede poco, ma chi desidera sempre di più. E' una questione di atteggiamento culturale, non di quantità di possessi. Personalmente sostengo con forza che un'evoluzione spirituale o morale dell'uomo non debba assolutamente prescindere dal benessere materiale. Ma se e quando tale evoluzione avverrà, dovremo aver già rivisto le logiche di mercato che sospingono ad acquisti compulsivi per beni che vendono, a caro e ingiustificabile prezzo, sicurezza sociale e status-symbol che nulla hanno a che fare con il nostro benessere, ne' materiale ne' spirituale.
(segue...)

Arshad Moscogiuri ha detto...

(...continua)
Punto 6 - Qui si sviscera un altro nodo centrale. Parli di "assoluta democraticità del mercato". Questo è un problema, perchè se veramente lo credi, allora comprendo il perchè della tua analisi. E' come se tu prendessi il capitalismo, anzi questo tipo e modello di capitalismo, come unica realtà possibile e immaginabile; una sorta di Utopia realizzata, perfetta, immutabile e armonica, poiché logica. Certo, il capitalismo è logico, ma non è esattamente finalizzato al benessere dell'umanità, né è democratico. Prova a raccontarlo alle madri e ai padri che vedono ogni giorno morire 24 mila bambini per malnutrizione (dati Unicef, vedi link al punto 2), molti dei quali proprio a causa delle speculazioni sui derivati di cui sopra. Oppure prova a considerare in quest'ottica quanto siano stati e siano tuttora ostacolati piani alternativi di riconversione industriale o di distribuzione dell'energia. Dove scorgi la democraticità nel mercato? Credi che basti avere una buona idea, e magari anche addirittura i soldi per realizzarla, e questa troverà le porte aperte? VIcende nostrane non troppo lontane, come quelle dell'Eni e di Enrico Mattei, altre ormai storiche come quelle di Tesla, o moltissime altre situazioni vicine che riguardano invenzioni, farmaci, fonti di approvvigionamento energetico, dovrebbero suggerirci che chi ha il potere economico, attualmente, non ha esattamente un atteggiamento logico. Piuttosto, un atteggiamento immaturo. Proviamo a considerare l'economia globale come se fosse un grande campo coltivato. Quel che accade ora è che, chi può, fa man bassa del raccolto, senza curarsi affatto di seminare ancora o di rivoltare la terra per nuove semine. La visione del futuro dell'economia è limitata all'interesse immediato, ai soldi: tanti, maledetti e subito. Se ci si lascerà alle spalle un campo bruciato, non importa. E' lo stesso atteggiamento che ha la politica, lo stesso della finanza: si saccheggia, si raschia il fondo del barile e si scappa col maltolto. Il fatto che non si producano beni di qualità e durata non è una cosa logica, è solo un'illogica legge del mercato. E questa legge può, e dovrà, cambiare. Il punto non è cosa faranno poi quelli che producono lampadine, se la loro produzione si ridurrà di cento volte. La visione va portata a una globalità, che includa appunto riconversioni, altre produzioni, costi notevolmente ribassati dell'energia, dei beni primari e del costo della vita in genere, a favore della qualità della stessa.
(segue...)

Arshad Moscogiuri ha detto...

(...ultima parte)
Punto 7 - E' esattamente come dici, ma dimentichi una cosa. Chi ci ha guadagnato, allora? La risposta è che ci ha guadagnato chi ha speculato, cioè alcuni individui. Secondo la classifica di Forbes, per entrare nella quale occorre aver dichiarato un reddito di almeno un miliardo di dollari in un anno, i tycoon in classifica nel 2005 (prima dell'inizio della crisi finanziaria) erano 691. Nel 2008 (cioè nel pieno della prima grande crisi del 2007) il loro numero era salito a 1125. Nel 2010 si spesero 243 miliardi di dollari in tutto il mondo per investimenti su energie pulite di ogni genere (dal solare all'eolico, geotermico, biomasse, etc...). E' stato l'anno record degli investimenti in questo settore. Nello stesso anno, i primi 7 della classifica di Forbes guadagnavano più di quella stessa cifra. Seguendo l'andamento di questa classifica, è impossibile non notare quanto corrisponda ai cicli di crisi finanziaria. ( vedi link: http://www.psicologiadellozorba.com/testi_dati.php#SPEC_TYCOON )
Il punto è che quel che chiamiamo crisi è in realtà speculazione di oligarchie. Ovvio che i paesi sottosviluppati ci rimettono sempre di più, e i cittadini della classe media, gli operai e i disoccupati pure. Poi, nei paesi in crisi come l'Italia, si spremono le ossa alla massa per una manovra finanziaria, quella del governo Monti, il cui totale in euro non arriva nemmeno a un decimo di quanto invece l'Europa ha dato come finanziamento, nello stesso anno, alle nostre banche. Decine di miliardi di euro erogati agli istituti finanziari, con tassi che arrivano all'1% annuo. Prova a tenere per un anno un miliardo di euro a tasso 1% con soldi anticipati dalle tasse dei cittadini. Probabilmente avresti qualche possibilità in più del sig. Rossi, operaio in cassa integrazione, di sfruttare il capitalismo a tuo favore. Anche solo tenendo i soldi fermi, perchè il tasso di interesse, per basso che fosse, ti porterebbe un buon guadagno. Ma il fatto è che quegli stessi soldi in mano alle banche finiscono, per buona parte, in operazioni di speculazioni che nulla hanno a che vedere con il valore reale di ciò per cui trattano. Non trovo tutto questo né democratico, né logico.

In conclusione, non limitiamoci all'analisi logica. E' necessario un cambio culturale, come dice il buon Mujica. Ma probabilmente è necessario anche di più: occorre passare da una logica di competizione a una realtà di cooperazione. Perchè è forse l'unica maniera logica in cui provare a vivere questo pianeta come il paradiso che è.

Ti ringrazio per offrire opportunità di scambio di opinioni nello spazio del tuo sito web,
Arshad Moscogiuri
www.psicologiadellozorba.com

Freeman ha detto...

Estrapolo solo alcune parti per chiarire il mio punto di vista, le altre parti non le cito o perché le condivido o perché penso che il mio punto di vista sia già stato espresso. Prima una piccola digressione su logica e sentimento: anch’io ho opinioni illogiche, tutti ne abbiamo. Esempio: io sono proibizionista in fatto di droghe, ho un’avversione viscerale tale per le droghe, che pur ammettendo la razionalità delle tesi antiproibizioniste, non riesco a sposarle. Credo che non sia una posizione logica, né molto coerente con altre mie idee, però lo ammetto.
“per logica si giustificano le divisioni razziali, per logica si attuano speculazioni e operazioni di finanza che, logicamente, portano a un sistema quantomeno poco umano” : secondo la mia logica queste cose citate non sono giustificate, anche perché non sono mie obiettivi. La logica di un comportamento si giudica in base all’obiettivo che uno si pone, io contesto uno se dice di voler combattere la fame nel mondo e invece le sue proposte sortiscono l’effetto opposto.
“Il fatto che l'industria automobilistica produca posti di lavoro non è una logica sufficiente per continuare a produrre cose che inquinano il pianeta” : Anch’io voglio meno inquinamento e più sviluppo (inteso come condizioni di vita migliori per tutti), però tornare all’inquinamento zero della preistoria comporterebbe la cancellazione di 7 miliardi di esseri umani, quindi in questo caso si tratta piuttosto di trovare un difficile punto di equilibro tra logiche contrastanti di un mondo pulito e sviluppato (anche se, a volte, nuove tecnologie riescono a produrre gli stessi effetti con meno inquinamento. Però meno non vuol dire zero, un termometro digitale sarà meglio di uno con il mercurio, ma se guardiamo a tutto il ciclo di vita…)
“Anche la guerra produce posti di lavoro e, guarda caso, è stata sempre giustificata logicamente ed economicamente” :il concetto che la guerra (o i terremoti ecc.) fanno aumentare il PIL discende dall’analisi keynesiana (anche se era già presente prima di lui), che come ho scritto, io respingo. Già nel XIX secolo Frédéric Bastiat confutava (in modo logico!) queste tesi. Molto famoso l’esempio della finestra rotta.
“il vero crollo delle bolle finanziarie (crisi) è dovuto alla speculazione sui derivati” non proprio, i derivati amplificano le situazioni, però il sistema finanziario oggi è intrinsecamente insolvente anche se non ci fossero i derivati.
“Se per logica possiamo permettere che un kilo di riso costi sei volte tanto da un anno all'altro, senza nessuna relazione con la produzione” : è una conseguenza del sistema finanziario/monetario che per quanto mi riguarda è agli antipodi dal mio modello, non ho lo spazio qui per approfondire (ne ho scritto molte volte tag “crisi”, “economia” ecc.). Diciamo che l’attuale modello che, ribadisco, io critico è logico solo per coloro che ne beneficiano (sostanzialmente banchieri e politici). Rubo un esempio per dare solo uno spunto di riflessione: nel mondo ci sono in tutto 100 dollari, io e te abbiamo 1 dollaro in tasca ciascuno. Stanotte Bernanke decide di stampare altri 1000 dollari, però ovviamente la quantità di riso, petrolio ecc non è mutata. Secondo te il dollaro che abbiamo in tasca “vale” sempre uguale o ci hanno fregato? Se pensi che ci hanno fregato, nonostante le nostre distanti visioni e opinioni abbiamo trovato un punto di contatto. Se pensi di no, allora hai un punto di contatto con Bernanke…
“E' come se tu prendessi il capitalismo, anzi questo tipo e modello di capitalismo, come unica realtà possibile e immaginabile” : sicuramente no.
“Prova a raccontarlo alle madri e ai padri che vedono ogni giorno morire 24 mila bambini per malnutrizione (dati Unicef, vedi link al punto 2), molti dei quali proprio a causa delle speculazioni sui derivati di cui sopra”
Ho già accennato alle speculazioni riferito all’esempio del riso, aggiungo solo che, però, non sono l’unico motivo che causano situazioni come queste.

Freeman ha detto...

“Dove scorgi la democraticità nel mercato?” L’ho spiegato: la scorgo nel fatto che si vota scegliendo un prodotto piuttosto che un altro ed è un voto che conta (molto di più che quello nell’urna), se uno è ricco perché ha un’azienda di successo sottoposta a concorrenza, l’unico modo di restare ricco è continuare a soddisfare i proprio clienti fornendo prodotti e servizi migliori, l’unico modo che hanno i ricchi per congelare lo status quo è invece bloccare il mercato. Questo non significa che il mercato sia giusto (neanche la sua versione idealizzata, tantomeno quelle imperfette che si sono sperimentate storicamente), secondo me è semplicemente il modo per avere meno miseria e malnutrizione possibile (anche in Europa si moriva di fame). Mi sono affannato a cercare sistemi migliori, ma quelli che ho letto fino ad oggi non mi hanno convinto.
“Credi che basti avere una buona idea, e magari anche addirittura i soldi per realizzarla, e questa troverà le porte aperte?” sicuramente no, però molte delle cose che ci circondano sono nate così.
“Quel che accade ora è che, chi può, fa man bassa del raccolto, senza curarsi affatto di seminare ancora o di rivoltare la terra per nuove semine” più o meno è quello che intendo quando parlo di risparmio come motore dello sviluppo, devi mettere da parte un po’ di semi per avere il raccolto anche l’anno prossimo.
Punto 7: come ho detto sono argomenti di cui ho parlato diffusamente. Posso solo sintetizzare un concetto importante: attualmente sistema finanziario-bancario, monetario e finanze pubbliche sono un tutt’uno. Il mercato è libero se i prezzi si possono fissare liberamente tra le parti, attualmente il prezzo più importante dell’economia, cioè il tasso di interesse (il prezzo del credito, anche se erroneamente viene definito dai media “costo del denaro”), è fissato da una autorità centrale (ed è schiacciato allo zero, dando illimitatamente tutta la “benzina” che vogliono ai piromani della speculazione).
Per quanto riguarda la dicotomia tra competizione e cooperazione la considero una forzatura (simile a quelle tra individuo e società o tra mercato e società). La cooperazione è una dei fondamenti del mercato: funziona se è libera e volontaria e non frutto di coercizione. Gli uomini da sempre sono portati a cooperare per raggiungere i propri scopi, non solo economici (nel senso di produttivi) ma anche per ragioni sportive, culturali, scientifiche, spirituali… devono farlo per forza per raggiungere obiettivi complessi. Dove lo Stato esce dai suoi perimetri e invece di regolare e tutelare i cittadini, invade altri spazi, finisce per impedire e recide questi legami spontanei. Le società più atomizzate mai viste sono quelle uscite dai regimi sovietici: veri e propri deserti sociali. Ciascuno utilizza gli altri come mezzo per raggiungere i propri scopi, ma nello stesso tempo accetta di essere il mezzo di qualcun altro: “Dal momento che la società è possibile solo se ciascuno, mentre vive la propria vita, aiuta simultaneamente gli altri a vivere… solo se il benessere di ogni individuo è simultaneamente la condizione necessaria del benessere degli altri… “ (citazione di un grande economista che purtroppo non si studia nelle università italiane: Von Mises), in questo modo la società cresce e si sviluppa. Sempre Mises scrive: “E’ lo spirito sociale, lo spirito della cooperazione che forma, sviluppa e sostiene la società. Una volta che esso è perduto, la società si dissolve. La morte di una nazione è la regressione sociale, la decadenza della divisione del lavoro all’autarchia. L’organismo sociale si disintegra nelle cellule da cui si è formato. L’uomo rimane, ma la società muore.”
Comunque il mondo sta andando dalla parte opposta a quanto da me auspicato: negli ultimi decenni il peso degli apparati statali e sovranazionali è cresciuto enormemente nell’economia e nella vita delle persone e spesso questa crescita è giustificata dalle migliori intenzioni, ma gli esiti non sono quelli desiderati.

Anonimo ha detto...

A me il discorso per quanto commovente sembra un rifiuto della modernità, modernità intesa come futuro. Ed è difficile da adattare alla realtà nostra europea.
Siamo in crisi economica abbiamo meno ed ecco spuntare come funghi liberi pensatori che propongono verità assolute. L'unica cosa assoluta è che l'Ecuador non è l'Italia o la Grecia o la Germania, non è in Europa, è un piccolo paese che (paradossalmente) grazie alla sua posizione politica, economica, e soprattutto geografica può permettersi oggi di essere più libero di altri. I paesi europei non sono liberi. E sapete perchè? Perchè sono paesi ricchi e potenti. E quei paesi europei ch enon sono potenti sono geograficamente vicini ad altri paesi che invece potenti lo sono e questo non si cambia con la filosofia.
Abbiamo eserciti, industrie, potere. Dopo la guerra abbiamo creato organizzazioni internazionali, politiche, militari ed economiche che in qualche modo limitassero la nostra libertà, la nostra sovranità. Io sono contento di non stare in Europa, pur essendo una persona normale sono etremamente ricco se comparato al resto del mondo. Sono ricco perchè mi basta schioccare le dita e ho dell'acqua calda potabile. Sono ricco perchè ho una casa ed è molto improbabile che qualcuno me la porti via. Sono ricco perchè vivo in un posto ricco, e questo aiuta. Non ricco in termini italiani(vivo in una piccola città del Nord-Est), ma ricco in termini globali. Sono ricco perchè non devo far lavorare i miei figli per pagare l'affitto della mia casa. Sono ricco perchè difficilmente mi rapineranno. Sono ricco perchè almeno una volta ogni 2 settimane posso mangiare della carne. Sono ricco perchè ho libero accesso a internet. Sono ricco perchè mio figlio può andare a scuola. Sono ricco perchè posso fare, nel limite del buon senso e del legale, quello che mi pare. Potrei andare avanti ancora. Sono ricco perchè sono potuto andare all'università e -studiando- mi sono laureato. Mi fermo, perchè si è vero che sono ricco e libero in un paese che non è del tutto libero. Ma non c'è niente di male a non essere liberi del tutto, anzi è meglio così. Io non chiedo a tutti di essere istruiti, ma come diceva Maurizio Crozza quando imitava Arrigo Sacchi, mi piacerebbe ci fosse un po' più di umiltà. Umiltà significa non credere di avere tutte le risposte; umiltà significa accettare che certe cose non possono essere cambiate.
Umiltà significa mettere in dubbio le proprie opinioni e convinzioni personali. Insomma, vorrei vedere una società meno attenta a criticare il moderno e più concreta.

Anonimo ha detto...

errore mio di battitura, io sono PIU CHE CONTENTO di stare in Europa.

Anonimo ha detto...

....secondo me tu che critichi il discorso mostri di non avere capito nulla del senso e per di più sembri di non volere capire per partito preso. basta non essere daccordo con quello che dice il Presidente, e dire semplicemente: "la penso diversamente", oppure il mondo in cui vivo mi piace e sono felice così...nulla di male....ma francamente le tue osservazioni sono poco argomentate se non pretestuose..
Saluti
Tommaso Costa

simone ha detto...

ho iniziato a leggere il post, incuriosito di sapere dove fosse illogico il discorso del presidente José.
mi son fermato al secondo punto. poi diventi più illogico di quello che vorresti far credere sia il presidente (poi mi sono sforzato di legere il resto. a tratti l'ho fatto).
a me sembra che non hai capito il discorso per la cultura di cui siamo intrisi: tutto ci è dovuto.
semplicemente, invece, il presidente dice: dobbiamo tornare a uno stile di vita meno impattante. ridurre i consumi.
ma probabilmente per un uomo libero come te è meglio bere coca-cola, fare la spesa e passare mezz'ora a disimballare i rifiuti, andare sempre in macchina perchè devo essere libero di muovermi...
attenzione! non sto dicendo che tu fai tutto ciò... sto dicendo che ci vuole una svolta culturale che faccia cambiare rotta, capire che un altro mondo deve essere possibile (no: niente governi che impongano di non lavorare; niente governi che controllino il mercato; governi che diffondano cultura e valori).
purtroppo la vedo molto dura: non tutti son disposti a veder limitate le proprie libertà da altri, lo prendono come un soppruso. non considerando che la libertà che abbiamo è a scapito di altre popolazioni (esternalizzazione dei costi...).

Anonimo ha detto...

dal punto 6 si capisce che ancora non hai capito come va il mondo. Credi ancora che esista il libero mercato... Guardati il documentario "obsolescenza programmata", forse ti aprirà gli occhi.

Freeman ha detto...

Simone io ho giustificato, forse in modo logorroico e poco comprensibile dove sta la contraddizione,(di solito scrivo in modo più chiaro e scorrevole, ma trattando alcuni argomenti è oggettivamente più difficile): il diverso stile di vita (consumare meno) a parità di lavoro (o detto diversamente: di reddito) non riduce affatto il prodotto totale, né tantomeno il fabbisogno energetico totale o l’inquinamento totale (e ho spiegato perché: andando a piedi e bevendo acqua del rubinetto, volente o nolente mi rimane reddito per comprare altre cose o adesso o in futuro). A questo punto ci sono due ipotesi: A- se pensiamo che il benessere di alcuni paesi “ricchi” è la causa della povertà di altri è INEVITABILE che la soluzione sia lavorare meno, produrre meno ed essere più “poveri”, così gli altri possono essere più ricchi.
Io non penso quello, penso invece (ipotesi B) che un nostro impoverimento induce anche l’impoverimento altrui (perché abbiamo meno mezzi per comprare quello che loro producono). Siccome ho avuto l’impressione (magari sbagliando) che Mujica, tra le due ipotesi ritenga giusta la A, ritengo illogico il suo discorso. A che serve impoverire i suoi compagni uruguayani per arricchire quelli del Congo? Non mi sembra una soluzione: poi l’anno dopo cosa facciamo, convinciamo i congolesi a fare altrettanto per riportare in su gli uruguayani?
Se invece ritiene giusta l’ipotesi B: allora è illogico chiedersi cosa succederebbe se gli indiani avessero tutti la macchina, in quanto quello che lui propone (cambiare abitudini di consumo a parità di lavoro, reddito ecc…) non ferma in alcun modo la crescita economica altrui. Casomai la crescita nostra, degli indiani e di tutti gli altri sarà fermata da altri elementi e comportamenti che stanno agendo a livello mondiale, ma di cui non si fa menzione nel discorso in oggetto.
Riguardo alla tua affermazione per cui la libertà di qualcuno va a discapito di altri, sinceramente non vedo come, ma anche se fosse vero, in Italia ne abbiamo ormai così poca che sicuramente non va a discapito di nessuno… Spero che a me rimanga ancora quella di non essere allineato al mainstream mediatico, poi quando diventerà reato d’opinione fare delle critiche come le mie… andrò in carcere!

Freeman ha detto...

Sull’ultimo commento: il libero mercato ideale dei neoclassici non esisterà mai, nel mondo reale però potrebbe esistere un’economia molto più libera di quella che viviamo, dove negli ultimi 20 anni lo Stato (meglio: la politica) ha ampliato enormemente il proprio campo di azione comprimendo gli spazi di libertà economica, soprattutto in Italia, ma un po’ in tutto l’Occidente.
Il fatto che esiste l’OBSOLESCENZA PROGRAMMATA in molti settori non centra nulla con il discorso che ho fatto e argomentato: la possibilità tecnica di costruire un oggetto non significa automaticamente che sia economicamente vendibile! E poi, se il gioco è così facile, perché non fanno lampadine che durano solo un mese, guadagnerebbero molto di più! E perché non fanno automobili che durano solo 20.000 km invece di 200.000? Dopodiché io non disprezzo ciò che dura, anzi da buon ligure l’apprezzo molto! Mio nonno aveva una bilancia, praticamente eterna, di ferro, non ha bisogno di pile per funzionare: una catenella che regge un piatto, qualche contrappeso e puoi calcolare quanti gnocchi buttare nella pentola. Per ora, secondo me, resta molto meglio di tutto quello che hanno inventato dopo. Se qualcuna delle migliaia di persone a cui piace il video vuol passare dalle chiacchere ai fatti ed avere qualcosa di eterno, mi dia 1000 euro e gliene procuro una. Non è caro per un oggetto che funzionerà per almeno altri 1000 anni. E’ solo un euro all’anno. Oppure vogliamo l’automobile che fa 1 milione di km allo stesso prezzo di una Panda?

pask46 ha detto...

ti chiami Freeman, e giustamente guardi tutto da una prospettiva che oggi è, come dice Mujica, il contrario di sostenibile: sei un individualista senza remore. In tutti i passaggi ti chiedi con quale diritto e si possa intervenire sulle decisioni dei consumatori, dei lavoratori, degli uomini in generale. Beh, ti è sfuggito, forse, che quella è una conferenza a cui partecipano capi di stato... e forse le decisioni le possono proprio prendere al posto mio e tuo. Senza scomodare il socialismo reale. Mi spiace, il tuo compito non vale un sei. Comprensione del testo insufficiente, analisi socio-economica insufficiente, comprensione del contesto insufficiente. Ti passo l'italiano e la costruzione delle frasi, ma non basta.

Freeman ha detto...

Caro Pask, non ti sottovalutare così, io sono certo che tu sai decidere meglio del capo del governo presente, passato e futuro ciò che è meglio per te e sono anche certo che il capo del governo usa i tuoi soldi in modo meno oculato di quello che faresti tu. Nella mia visione i capi di stato hanno come compito garantire la libertà, i diritti, la sicurezza dei propri cittadini e non imporre loro cosa produrre, cosa consumare, come comportarsi ecc… quest’ultimo modello è lo Stato totalitario (come il socialismo reale appunto) e al di là del fatto che non mi piace, non può funzionare e non è affatto sostenibile, perché chi comanda dovrebbe essere una specie di semidio per avere la capacità di sostituirsi a milioni di scelte individuali. Non voglio estremizzare, è chiaro che la politica deve fare delle scelte, ma deve, se possibile, cercare di non interferire nella vita delle persone. Sono individualista perché credo nelle istituzioni sociali, la libertà dei singoli componenti è l’unico modo di sviluppare la cooperazione e i legami reciproci, perché la società si sviluppa solo nella libertà dei suoi elementi. Un insieme di individui ingabbiati come robot in comportamenti predeterminati non è una società. Undici giocatori in campo che perseguono uno scopo comune sono una squadra, prendi l’allenatore più bravo del mondo e falli muovere a comando come in un videogioco e vedrai un disastro, la mente umana non può coordinare 11 movimenti contemporaneamente, figuriamoci tutta un’economia! Io vorrei un mondo più giusto, pulito e sostenibile; ma siccome le ricette che ho ascoltato possono andare in senso opposto le ho confutate. Se la mia analisi è insufficiente, sono pronto a cambiare idea, però vorrei entrare nel merito di ciò che ho scritto, altrimenti così, sulla fiducia, faccio fatica a convincermi.

Anonimo ha detto...

Caro Freeman, tu non hai capito una parola del discorso di Mujica. Non ne hai capito la logica, soprattutto non ne hai capito la profondità. Anzi, non l'hai proprio 'vista' la profondità: oltre a non scrivere molto bene, infatti, con la tua analisi bislacca dimostri di non saper 'leggere'. La "selva oscura" di Dante per te era un bosco? Ti sei sempre fermato al primo significato delle parole (la superficie), senza capire che il concetto era 'sotto'. Non molto 'sotto', in realtà, e infatti mi stupisce che un blogger (che si presume sappia - almeno un poco - scrivere e leggere) non abbia colto il significato di un messaggio che non era affatto ermetico, ma destinato a un pubblico vasto. Analizzare il passaggio sulle lampadine dal punto di vista 'aziendale' é stato - oltre che esemplificativo del tuo enorme errore metodologico/interpretativo - veramente ridicolo. Hai dunque realizzato una pessima analisi semantica del testo. Un consiglio: continua a lavorare in 'azienda', la critica letteraria non fa per te.

b.g. ha detto...

Grazie al conoscere ed ai sistemi comunicativi è possibile fare considerazioni, esprimere pensieri, avere propri punti di vista.
Essi possono essere divergenti, ma fanno sempre riferimento alle regole di base del conoscere e all'uso dei soliti linguaggi.

Se parliamo con un'altra persona che conosce una lingua differente possiamo dire la solita cosa ma non capirla, oppure dire cose differenti e pensare di dire la stessa.

A cosa serve tutto questo:
non è che non riusciamo a decifrare bene quello che dice perché sicuramente non abbiamo avuto modo di conoscere quello che vuole esprimere?

Se uno, in realtà o in sogno, ha potuto vivere una 'situazione superiore' o differente, quando la racconta sicuramente sembra che svagelli, in realtà chi ascolta non capisce perché non conosce.

Esiste un linguaggio della felicità, quella che lui auspica, che è fatto di cose semplici e di grandi soddisfazioni ottenute da azioni quotidiane che possono riempire il significato della vita.

L'errore che non devono commettere tutti coloro che hanno la fortuna di scoprire questo 'linguaggio', è non far conoscere che la felicità umana si può avere anche da una vita differente, dove al centro non c'è l'uomo onnipotente, ma l'uomo felice del corretto vivere con quello che lo circonda.

Freeman ha detto...

Vedi Anonimo: la profondità e l’umanità di un pensiero, possono ispirare la strada che ognuno decide di percorrere nella propria vita di individuo. Ma, se il modello di comportamento che viene proposto ha delle finalità collettive ben precise, è normale ragionare sulla coerenza tra proposta e risultato. Il problema, oltretutto, è che un politico, volente o nolente, compie degli atti che influenzano la vita di molti, anche in modo coercitivo. Quando la filosofia diventa azione politica, può quindi sortire degli effetti contrari alle proprie intenzioni. E’ di questo che volutamente ho discusso ed è questo che ho contestato del discorso. Quindi: se è un’esortazione, mi lascia dei dubbi su ciò che ne consegue. Se invece deve discenderne un’azione politica, metto in guardia sul pericolo di voler uniformare tutti, in quanto non tutti siamo uguali. Il mio stile di vita, sotto molti punti di vista piuttosto spartano, è adatto a me, perché sono fatto così. Ma non lo vorrei imporre ad altri, perché per molti sarebbe una tortura o una noia mortale.

Alessio ha detto...

A freeman avrei augurato di nascere in africa....in quelle tribu' schiavizzate dal progresso umano e colonizzatori stranieri interessati solo alle risorse minerarie per mantenere il proprio potere consumistico e zero alla fame nel mondo! Avrei voluto vedere se avresti fatto questo discorso! Siamo tutti essere viventi allo stesso modo...nascere nella parte del mondo che ti permette di decidere se vuoi lavorare di piu o di meno..che ti permette una casa..una tutela alla salute..una felicita' famigliare, non vuol dire che per mantenere tutto questo te ne devi fregare di chi e' nato in posti che anche cani e porci sanno che vengono sfruttati per far arricchire i pochi potenti! La tua felicita' e liberta' di decidere quel che ti pare, come ti gira alla mattina appena ti alzi.....costa cara a milioni di persone! Stattene senza un goccio d'acqua o una pennicellina mentre il tuo "vicino di casa" (il mondo ormai e' piccolissimo) ci sta facendo sopra un bel business!!! BUONA VITA!

Freeman ha detto...

Alessio: se io fossi nato in Africa, per esempio avrei potuto subire l’appropriazione di ciò che è mio da parte di qualche multinazionale, del Governo, di signori della guerra, guerriglieri e mafiosi vari. In pratica avrei potuto scoprire sulla mia pelle che una delle condizioni necessarie (ancorché non sufficienti) per non vivere in miseria è la tutela del diritto di proprietà. Però, forse, in quel caso avrei avuto la fortuna di non sapere che, in altri continenti, tale diritto e le altre libertà economiche che hanno permesso di elevare lo stato materiale di milioni di persone, vengono attaccate da predicatori termondisti sputasentenze.
Tu hai commentato senza aver letto quello che ho scritto, infatti invece di controbattere ti rifugi in slogan, senza motivarli e in giudizi su di me senza conoscermi. Allora riassumo: il problema che affronto è proprio la condizione di coloro che stanno male nel mondo. Ho cercato di ragionare sui pericoli e le contraddizioni di politiche che peggiorano la nostra e la loro situazione. Quando si moriva di fame in Europa di chi era la colpa? Tu cerca di spiegare i meccanismi di cui sei convinto, invece di darli per scontati, spiega cosa c’entrano le mie obiezioni col goccio di acqua che manca, poi ne riparliamo e vediamo da cosa dipendono la fame del mondo, la ricchezza e la povertà e cosa c’entra tutto questo con le mie idee. Altrimenti credi a ciò che ti fa più piacere per partito preso, ma non spacciare le tue professioni di fede per verità assolute, perché tali non lo sono.

Anonimo ha detto...

Quoto ogni parola di Arshad Moscogiuri...é che l'autore del post si ostina a criticare in toto la pianta del discorso, cosa non possibile dato che invece, contrariamente a come Freeman titola, questo E'logico. Quando per esempio Arshad gli fa notare che bisogna RICONVERTIRE e produrre MEGLIO, l'autore del post per smentirlo risèponde: cancellare la produzuine delle auto ridurrebbe la popolazione di X cifra... e no, nessuno dice di tornare alle caverne. Si può obiettare sulla semplicisicità di alcuni passaggi del discorso (che é comunque conciso e non può ospitare grosse spiegazioni) ma la pianta del discorso resta valida...e logica.

Maz82

Anonimo ha detto...

Che cavolo scrivi... Ma ragiona prima di sputare cazzate