lunedì 20 ottobre 2008

La crisi del secolo

Non ricordavo di aver mai visto perdere gli indici di borsa con doppia cifra. Si potrebbe dire che qui si fa la storia.
Ma com’è che è successo? Perché se non siamo d’accordo sulle cause, di certo si potrebbe anche somministrare la cura sbagliata, potremmo rifare gli stessi errori o peggiorare la situazione. Insomma di chi è la colpa?
Qui entriamo nel campo delle opinioni ed io vi dirò le mie che, se non altro, hanno il pregio di essere disinteressate e sincere e magari cercano anche qualche riscontro empirico. Sì perché dovete sapere che fin quando si resta alle teorie, soprattutto in economia, hanno tutti ragione.

Piccola ulteriore premessa: in economia ogni scelta di ciascuno influenza tutti gli altri, quindi sia nel bene che nel male l’economia mondiale è il risultato del comportamento di tutti gli abitanti del pianeta. Detto questo le scelte di alcuni hanno conseguenze un po’ più profonde di quelle degli altri. Quindi io come primo imputato metto sul banco degli imputati Alan Greenspan.

L’idea di voler influenzare l’economia reale e i corsi delle azioni attraverso i tassi di interesse è sbagliata e pericolosa. Negli USA si è inseguita l’idea di Keynes che lo sviluppo fosse trainato dai consumi e per mantenere alti i consumi valgono tutti i sistemi, dal deficit di bilancio ai tassi vicini allo zero. Quindi debito statale e debiti privati sono serviti per drogare una crescita evidentemente fittizia. Vi è una percezione generalizzata che il denaro facile porti comunque a fasi di sviluppo e di aumento di benessere, ma se poi i prezzi di case e materie prime triplicano, allora forse è una percezione da riconsiderare.
Si è discusso molto sulla scarsa propensione al risparmio degli americani, ma le persone rispondono agli stimoli che ricevono e si adattano all’ambiente in cui vivono. Con un’inflazione al 4% ed i tassi all’ 1% che stimolo al risparmio ci può essere? Mi pare che più di propensione culturale si possa parlare di scelta obbligata. La distruzione del risparmio degli americani mi sembra una grave responsabilità della FED ed è una debolezza strutturale che va modificata. Quindi abbiamo una prima cura alla crisi: gli americani dovrebbero iniziare a risparmiare. Meglio: devono essere messi in condizione di farlo. Quindi la politica monetaria americana deve cessare di essere inflazionistica.

Certo adesso siamo nel mezzo della bufera, bisogna evitare che la crisi travolga, assieme agli insolventi, anche le parti sane del sistema. Inoltre di fatto la crisi ha provocato una stretta creditizia pericolosa per il sistema, non si riesce a valutare l’affidabilità dei soggetti economici, aumenta il rischio di fare credito, i tassi interbancari sono aumentati e così via. Però presto o tardi arriverà il momento della stabilizzazione ed allora la scorciatoia di creare moneta illudendo di creare ricchezza deve essere abbandonata. Spero che sia così, però da sempre, non passa anno che, anche quando l’economia cresce, si trovano dei motivi per considerarsi in emergenza per giustificare politiche interventiste e poco lungimiranti.

Le scorciatoie in economia non funzionano mai. Qualcuno, forse, negli USA aveva pensato che fosse possibile tenere bassa l’inflazione anche con una crescita incontrollata di massa monetaria, importando merci a basso costo dalla Cina. Per un po’ ha funzionato poi, come sempre, gli effetti collaterali si sono manifestati. In parte quindi anche il boom cinese è stato finanziato dai debiti americani, ma non è stato solo questo a drogare la crescita cinese, anche il tasso di cambio artificiale ha fatto la sua parte. Questa crescita ha dato un contributo decisivo per alimentare l’aumento dei prezzi delle materie prime, ecco quindi che l’inflazione, fatta sparire da una parte te la ritrovi in casa. Il commercio internazionale è una cosa buona, ma va fatto a parità di condizioni. Si parla tanto di restrizioni di vario genere, mi sembra che la maggior parte delle idee siano o molto complicate o controproducenti. L’unica regola utile è anche di semplice attuazione: si commercia liberamente con gli Stati che non pongono restrizioni di tipo valutario, cioè lasciano fluttuare il proprio tasso di cambio. Abbiamo così un meccanismo che senza aggravio di costi ed in modo automatico va a sanare gli squilibri che si creano.

Come ho accennato l’aumento delle materie prime è un altro aspetto della crisi ed è quello, peraltro, che ha avuto l’impatto più forte sull’economia reale. La politica monetaria non è estranea a questo aumento, esistono però anche elementi strutturali, soprattutto nel comparto energetico che vanno affrontati. La disponibilità di energia è la prima condizione sine qua non per lo sviluppo economico, se vogliamo progettare il futuro è qui che bisogna lavorare. I Governi in questi giorni sembrano ossessionati dalle Borse e dalla recessione. Ma a parte il fatto che le Borse non obbediscono ai decreti, dobbiamo capire una cosa: le soluzioni a problemi di fondo non arrivano da un giorno all’altro, le migliori riforme sono quelle che dispiegano i propri effetti negli anni. Lo stesso discorso vale per la recessione, fare di tutto per evitare 6 mesi di recessione, magari rinviando solo la resa dei conti, non serve a niente. Più si ritarda la soluzione dei problemi più onerosa sarà la soluzione stessa. Meglio 6 mesi di recessione se però si gettano le basi per una crescita solida per gli anni a venire (l’esempio del Giappone mi sembra significativo).

Il rischio più grosso che corriamo, dicevo, è di non essere d’accordo sulle cause della crisi. Da una parte questo è dovuto a opinioni sinceramente diverse, dall’altra dal fatto che si può approfittare della crisi per gettato discredito sugli avversari politici, per qualcun altro può essere l’occasione per farsi dare un po’ di soldi o consolidare qualche privilegio immotivato.

Anche questa crisi, come tutte, è stata l’occasione per invocare “le regole”. Io posso anche essere d’accordo, però tenendo presente qualche piccolo suggerimento: da che mondo è mondo i migliori regolamenti sono quelli brevi, concisi, precisi. Non servono più regole, bisogna togliere quelle sbagliate e sostituirle. Pensiamo alle leggi italiane: sono migliaia, ovviamente nessuno le conosce, quindi la loro efficacia è minima. Mosè è sceso dal Sinai con 10 comandamenti, poi Gesù si è reso conto che erano comunque troppe da ricordare per l’uomo medio e quindi l’ha ridotte ad una. Non si pretende che i governanti abbiano lo stesso talento di Gesù, però…. Oltre tutto parliamoci chiaro, alla fine succede che c’è qualche nuovo organismo di controllo che serve a piazzare i conoscenti e che per prevenire le crisi ha un’utilità pari a zero. Quando se ne fa uno nuovo bisognerebbe chiuderne qualcuno di vecchio: ora sto proprio sconfinando nell’utopia.

Torniamo alla concretezza con l’ultima annotazione: sento dire che l’intervento degli Stati serve ad infondere sicurezza, che gli Stati non falliscono, che garantiscono depositi ecc…. Tutto bello, quasi troppo per essere vero, infatti, in realtà, mi risulta che non falliscono ma possono diventare insolventi (o l’Argentina non è uno Stato?). Quindi se vogliamo che gli Stati assolvano a questa funzione di garanzia è necessario che abbiamo i conti in ordine (leggi bilanci in pareggio e pochi debiti), perché altrimenti la loro affidabilità inizia ad essere minata. Certo oggi come oggi l’insolvenza delle principali economie non è certo all’ordine del giorno, anzi è qualcosa di difficilmente immaginabile, però, come ha mi ha detto un caro amico: fino al giorno prima mi parlavano di Fuld come si nomina un Dio in terra, poi l’incredibile, Lehman Brothers fallisce, adesso solo a nominarlo gli vomitano addosso di tutto. Quindi, come bisogna stare attenti a divinizzare le persone, attenzione a divinizzare lo Stato!!!

2 commenti:

Demonio Pellegrino ha detto...

articolo interessante. Non sono necessariamente d'accordo con tutto quello che dici, ma di sicuro vedo che quello che dici segue una logica.

Sull'economia, poi, ovviamente hai ragione: abbiamo tutti ragione.

La cosa che mi fa piu' paura di questa crisi e' che lo stato imprenditore e padre padrone (che garantisce per tutti) sta rientrando dalla porta principale, invocato a gran voce da tutti.

Ho un problema fondamentale con tutto questo: perche', come diceva qualcuno molto piu' famoso di me, uno stato grande abbastanza da ddarmi tutto quello di cui ho bisogno e' anche grande abbastanza per togliermelo.

Freeman ha detto...

lo Stato imprenditore è un pessimo affare per tutti e sicuramente stiamo correndo questo rischio. Di solito chi lo invoca è perchè vuole fare gli affari propri con i soldi degli altri, cioè dei contribuenti. Poi ci sono quelli che non ci guadagnano niente ma lo invocano lo stesso, magari perchè non hanno approfondito bene la questione, ecco io cerco di far cambiare idea a questi
saluti Freeman