domenica 18 aprile 2010

Fini, se non si sa dove andare...

…di solito non si arriva da nessuna parte. Sono quasi venti anni che ho la facoltà di votare ed in tutto questo tempo Gianfranco Fini è stato l’unico politico di cui ho avuto fiducia. Per questo mi sento poco indulgente nel giudicare quello che ha fatto in questi ultimi anni. Perché quelle di questi giorni mi sembrano le ultime mosse nel solco di una involuzione costante. Arrivo subito al nocciolo della questione, poteva dire: o si abolisce l’Irap, oppure esco dal partito; poteva dire: siamo il primo partito del paese non possiamo lasciare in anticipo due delle regioni principali agli alleati quindi appoggerò la candidatura di Galan. Ho fatto solo due esempi dei più recenti, si tratta di occasioni che si sono presentate e che gli avrebbero portato un consenso generalizzato. Uscire adesso che senso ha? In politica non è sufficiente avere ragione, è necessario far capire di averla e Fini è in ritardo sui tempi. Poteva essere il Gingrich italiano è diventato la Serracchiani del PDL, sempre a criticare, a marcare la propria contrarietà sulla discussione del giorno, ma senza proporre nulla in cambio. Ma a criticare siamo capaci tutti, per quello bastiamo noi blogger a tempo perso. In questi anni poteva scegliere cinque o sei riforme irrinunciabili e su quelle spendere la propria visibilità ed il proprio peso, ma non l’ha fatto ed il sospetto, a questo punto, è che non l’ha fatto perché non ha un proprio progetto. Le leggi elettorali, le ha sostenute tutte, era per il proporzionale ai tempi dei referendum di Segni, poi ha raccolto le firme per l’uninominale a turno unico, a votato a favore del porcellum ma anche al referendum per abolirlo, ora parla di doppio turno…. Non c’è nulla di male a cambiare idea, ma nella sua azione politica non si vede una linea di conduzione. Il presidenzialismo era una bandiera della destra, ma non l’ha mai sostenuta con convinzione, né peraltro ha mai chiarito che modello preferisce, ha fatto il politico di professione tutta la vita dovrà pur avere una sua idea ben precisa di Costituzione da perseguire, c’è l’ho pure io che non ho mai fatto politica! Ancora oggi mi trovo spesso d’accordo con quello che dice, ad esempio sul testamento biologico, oppure sul fatto che il PDL non può funzionare con l’attuale sistema feudale, ma è il modo di porre le questioni che è perdente. Sento tante critiche alla Lega, ma se voti Lega sai cosa compri nel bene e nel male. Adesso sicuramente verranno faticosamente partorite le richieste a Berlusconi e così sembreranno argomenti pretestuosi per ritagliarsi un po’ di spazio. Ma non funziona così, le questioni si mettono in campo, si fanno conoscere, si sostengono nel tempo e poi, al limite, si fanno diventare la condizione sine qua non per continuare un percorso politico. Bisogna andare a scuola da Bossi, che sa quello che vuole e lo costruisce un mattone alla volta. Fini ha votato delle cose che non gli piacevano? Lo capisco è normale, è il nostro sistema parlamentare che impone di farlo, però in cambio poteva chiedere qualcosa, proprio come fa Bossi tutte le volte che c’è di mezzo qualche legge sulla Giustizia. Votare un provvedimento senza aver ottenuto niente in cambio e poi disconoscerlo non serve a niente; insomma, si potrebbe continuare parlando di cabine di regia, tattica a tre punte e così via, ma mi sembra che sia sufficiente aggiungere che fare un’API di centrodestra non è la mossa giusta per arrivare a Palazzo Chigi né per migliorare la nostra amata Patria. Si parte dalle idee e dalle proposte, poi si fanno i partiti, altrimenti campa cavallo che l’astensione cresce.

2 commenti:

Luca Tolu ha detto...

Caro silvio, non sono d'accordo. Non si può accusare Fini di pochi contenuti. Io leggo quotidianamente su Fare Futuro e su Generazione Italia le proposte dei finiani e la loro idea di destra progressista, realmente liberale e laica. Loro hanno una "vision", i berlusconers no e stentano a crearne una. Fini vuole un partito più forte e più progressista, come dargli torto? Le critiche nei suoi confronti di certo PDL e di certa stampa non stanno in piedi. Incollo qui sotto i pensieri del giornalista del Secolo Filippo Rossi. Frasi che dipingono perfettamente i caratteri culturali dello scontro:
"È un'Italia sempre uguale a sé stessa, un po' democristiana e un po' comunista, comunque alla ricerca di un pensiero etico e totalitario, di un pensiero che spieghi dall'alto cosa pensare e cosa non pensare, cosa poter dire e cosa non poter dire".
"Dal silenzio nasce solo il controllo sociale da parte di uno Stato che non sa, non riesce ad essere davvero liberale, da parte di una politica che inconsciamente ancora sogna di restaurare un potere invasivo e totalizzante".

Freeman ha detto...

Non basta avere buone idee, un politico, per giunta di primo piano come Fini, deve saperle imporre nella discussione pubblica e nella contrattazione con gli alleati. AN aveva più voti della Lega eppure negli ultimi 10 anni non è stato in grado di inserire nei programmi e di pretendere l’attuazione di nessuna idea particolare.
Ribadisco che, eccetto sull’immigrazione, mi trovo spesso d’accordo nel merito di quanto sostiene Fini, il problema è che non ha mai posto le sue idee come battaglie positive da portare avanti negli anni. Se uno, come me, crede nella riduzione delle tasse allora pone la questione ogni volta che ne ha l’occasione, invece Fini nelle sue esternazioni quotidiane segue gli argomenti del giorno solo per sottolineare la sua contrarietà alla posizione ufficiale del Governo e questa è una strategia evidentemente perdente. Anche perché invece di convinzioni sembrano solo pretesti; le battaglie si preparano negli anni, se per anni avesse battuto sulle tasse avrebbe potuto a buona ragione rompere su questo tema, invece nel novembre scorso ha mandato avanti Baldassarri senza sostenerlo, quella era semmai l’occasione per pestare i piedi. Con il suo comportamento ha contribuito a raggiungere gli obiettivi di Fare Futuro? Mi sembra che l’abbia affossati, così come ha affossato le proprie possibilità si essere il successore di Berlusconi. Lui e Tremonti sembravano giocarsi le chance migliori e purtroppo, sottolineo purtroppo, Tremonti ha vinto per suicidio dell’avversario e questo nonostante il fatto che i malumori verso il ministro dell’Economia siano diffusi anche tra i berluscones e forse condivisi da Berlusconi stesso. Ma Tremonti non dà mai l’impressione di remare contro il partito e si dice sempre comprensivo con i mugugni dei propri colleghi di Governo.
Troppo comodo dire: “questo partito non mi piace”, poteva andare al posto di Bondi e farne uno migliore. Purtroppo a questo punto sarà difficile evitare la scissione e non credo che questo sia un bene, né per la politica italiana, né soprattutto per la creazione di una destra liberale e laica, alla quale anch’io tengo.