lunedì 6 giugno 2011

Moriva Cavour. Nasceva l'Italia?

Il 6 giugno di 150 anni fa moriva Camillo Benso conte di Cavour, statista indiscutibilmente abile, ha fatto molto e come tutti quelli che molto fanno possono anche essere molto criticati.
Ma se potesse vedere oggi l’Italia come giudicherebbe il proprio operato? Si stupirebbe di vederla ancora unita e di quanto di buono gli italiani hanno saputo costruire? Oppure si stupirebbe di vedere quante divisioni e quanto disincanto sono ancora presenti dopo un secolo e mezzo?

Difficile dirlo, ma vale la pena di riflettere sulle cause che allontanano gli Italiani dai propri simboli. Io credo che l’identificazione tra lo Stato e tutte le sue emanazioni e il concetto di Patria sia la causa prima della scarsa coesione del Paese.

Dopo che il Fascismo aveva fatto propri i simboli dell’Unità, il disastro del regime ha trascinato anche questi nell’oblio, anche perché le due culture dominanti del Dopoguerra, cattolica e marxista, erano avverse al Risorgimento ed ai concetti di Patria e Nazione.
Come conseguenza di tutto ciò il Tricolore, l’inno, il patriottismo in generale erano relegati a simboli di una (piccola) parte politica. Oggi molti hanno buttato le bandiere rosse e hanno rispolverato la bandiera italiana. Comprendo che ciò sia avvenuto più per motivi tattici di bassa politica che per genuina conversione, ma non fa parte del mio carattere fare il processo alle intenzioni, considero positiva la svolta, se poi cantano Mameli rosicando, pazienza, meglio di niente.

Spesso si accusa il Risorgimento di essere stato un movimento elitario diretto dall’alto e non un movimento popolare. Al di là del fatto che molti episodi, come la sollevazione di reparti dell’esercito o le insurrezioni delle città lombarde videro una vasta adesione all’ideale unitario, la partecipazione delle masse, come viene intesa a partire dal XX secolo non può essere applicata ai secoli precedenti. Semmai questo fatto è uno dei più affascinanti del Risorgimento: un’Idea che resta viva grazie alla fede di pochi, che viene passata come una fiaccola di generazione in generazione, mille volte delusa, un’Idea che sembra un’utopia irrealizzabile, fino a quando il momento storico non la rende possibile. Ed è una speranza per chi come me crede nella libertà individuale e la vede quotidianamente minacciata dall’invadenza statale e sovranazionale, oggi la maggior parte delle persone preferisce la comoda protezione dello Stato che ti solleva dalla responsabilità di decidere della tua in vita ma in cambio ti toglie la possibilità di scegliere e ti impone cosa fare, cosa pensare, persino come educare i figli. Noi pochi teniamo viva un’ Idea, tra qualche generazione forse diventerà di molti.
Ugualmente anacronistico è ragionare oggi come se il processo di unificazione nazionale non ci fosse stato, in un modo o nell’altro gli Italiani sono stati fatti e ci sono.

E’ vero che l’unificazione avviene come espansione dello Stato sabaudo che incorpora gli altri. Anche per gli altri Stati europei era andata sostanzialmente così, da ciò intuisco che sia molto complicato fare diversamente. Purtroppo i Savoia non si sono mostrati all’altezza del ruolo storico che si sono trovati a recitare e sono stati più dannosi che utili all’Italia. Ma così è andata. E’ Storia. Quanti bambini vengono al mondo per sbaglio tutti i giorni? Hanno diritto come gli altri a vivere la propria esistenza.
Garibaldi era repubblicano, ma tra un’Italia divisa (peraltro in tante monarchie) e un’Italia unita sotto Vittorio Emanuele, mostrò il realismo che il caso richiedeva. Le annessioni furono una forzatura, con l’applicazione delle istituzioni sabaude a tutta l’Italia, ma oggi non si parla piemontese e Torino non è la Capitale del Paese. Se pensiamo a Mosca, Berlino, Madrid, Parigi, Londra, tutto queste città allargando la propria influenza formano le nazioni e restano il centro del potere, il caso italiano mostra tutta la propria peculiarità, ed è la prova di come anche nella testa dei conquistatori piemontesi il concetto di Italia con Roma capitale esisteva già.
La politica è sempre complicata ed in quel periodo si intrecciavano la questione dell’Unità, dell’Indipendenza, la forma dello Stato in tutte le sue declinazioni: Monarchia, Costituzione, Repubblica, Democrazia, Federalismo, Centralismo, il Papa, ognuno come è ovvio, aveva la propria idea, queste divisioni rendevano fragile qualsiasi tentativo unitario, soprattutto di fronte alle forze estere che si opponevano, Impero Asburgico in testa.

In mezzo a tutto questo, Cavour ha portato a casa il risultato, per usare un gergo sportivo e l’ha fatto alle condizioni che giudicava più accettabili.

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