mercoledì 1 febbraio 2012

La crisi è finita. Comprate BTP.

La crisi è finita: comincia la stagnazione.

Arrivati a un passo dal baratro la politica ha preso la (non) decisione più scontata: nessun Stato europeo deve fallire. Tutti i buoni propositi con cui era nata la BCE sono stati rinnegati ed è chiaro che la BCE interverrà in modo sempre più massiccio per cui non mancheranno compratori per i Titoli di Stato. Questo è quello che è accaduto negli ultimi mesi e sarà così anche in futuro.

Senza l’intervento della BCE, l’Italia e gli altri Stati più deboli sarebbero già falliti e con loro molte banche.

Tutto sommato potrebbe essere anche la scelta giusta, soprattutto se veramente si rinuncerà anche alla politica dei deficit di bilancio perenni e dei debiti statali in costante aumento.

Restano però due problemi principali:

1 – La creazione di liquidità da parte della BCE ha salvato la situazione ma è un frutto avvelenato, porterà a scompensi futuri e comunque è un impoverimento generale. Basta fare benzina per accorgersene. Eppure non basta mai, un coro incessante chiede a Draghi di allargare sempre più i cordoni, fare il prestatore di ultima istanza (cosa che in pratica già fa), stimolare la crescita come la FED (i soldi che “presta” all’1% alle banche non rientrano nella categoria?) , salvo poi piangere pensando a quanto costavano le cose prima dell’Euro (peraltro anche qui dimenticandosi che con la lira il potere d’acquisto diminuiva ancora più velocemente). Comunque non si può prevendere la portata di questi scompensi e delle bolle future, poniamo che questi danni collaterali potrebbero anche essere limitati, resta il secondo fardello da sopportare:

2 – Ancora più preoccupante è infatti il secondo problema: anche se l’Italia e gli altri paesi europei riusciranno a giungere al pareggio di bilancio, stabilizzando la situazione sui mercati finanziari e scongiurando per il momento guai peggiori al sistema bancario, lo faranno con un livello di pressione fiscale e di spesa pubblica elevatissimo. Un livello tale da risultare incompatibile con uno sviluppo economico che possa portare a benefici diffusi. Soprattutto in uno scenario mondiale che si va complicando e con le materie prime sempre più costose.

La nostra Italia ne è l’esempio più eclatante. Occorre ripensare il modello economico e creare uno Stato sociale che sia tale non solo di nome come quello attuale. Per adesso non vedo segnali in questo senso, anzi proprio i più accaniti critici della casta dei partiti, sono quelli che ne chiedono ad ogni occasione l’ampliamento dei poteri.

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