La Somalia, allora come oggi, era un paese letteralmente
distrutto dalla guerra civile e dalla fame e fin dal 1992 si susseguirono
missioni ONU per cercare di portare sollievo alla popolazione. La Prima Guerra
del Golfo era finita da poco e ci si cullava nell’illusione che la superiorità
militare dell’Occidente rendesse possibile e addirittura facile risolvere ogni
situazione. La Somalia dimostrò che non eravamo pronti, soprattutto i politici non
erano pronti, ad affrontare le nuove minacce e le nuove guerre. Finalità delle
missioni, regole di ingaggio, modalità operative, catena di comando, tutto andava ripensato per evitare, come
accadde, che il fallimento fosse già
scritto prima di iniziare.
Il contingente italiano, il secondo per consistenza dopo
quello americano, presidiava, tra l’altro, la zona della Via Imperiale che
collega Mogadiscio a Balad, lungo questa strada i nostri soldati avevano
allestito diversi check point, tra i quali il cosiddetto check point pasta,
perché situato nei pressi di un pastificio dismesso. Nei pressi di questo check
point avverrà la battaglia. La prima da decenni per dei soldati italiani.
All’alba del 2 luglio alcune centinaia di uomini divisi in
due colonne di mezzi iniziarono un rastrellamento in cerca di armi; altre
operazioni analoghe erano state compiute in precedenza, senza che ciò portasse
a reazioni da parte dei miliziani presenti in città, i rapporti con la
popolazione erano buoni, ma quel giorno le cose andarono diversamente, i
poliziotti somali che facevano da tramite e da interpreti con la popolazione iniziarono
a defilarsi e gli abitanti del quartiere iniziarono ad innalzare barricate,
lanciare sassi e poi a sparare. Il comandante della missione preferisce
ritirarsi, ma la retroguardia della
colonna viene bloccata. Il fuoco si fa intenso, i somali sparano nascosti nelle
case e riparandosi dietro la folla di manifestanti, composta da donne e bambini.
Una delle colonne quasi rientrata alla base torna indietro, per salvare i
propri commilitoni, i mezzi vengono bersagliati da RPG, si registrano i primi
caduti. L’arrivo degli elicotteri Mangusta e dei blindati Centauro, anche se
non possono usare le armi pesanti per ragioni politiche, permette agli italiani
di mettersi in salvo, il check point viene abbandonato.
La giornata termina per gli italiani con 3 morti e numerosi feriti,
tra i quali il sottotenente Gianfranco Paglia che riceve la medaglia d’oro al
valor militare. Il comandante della missione decide di “riconquistare” il check
point nei giorni successivi con un’azione diplomatica con i capiclan della
zona.
Le ragioni della violenta reazione somala non sono mai state
accertate con sicurezza, si ritiene che i nostri soldati si stessero
avvicinando troppo a qualche obiettivo importante per i miliziani, forse al
capo stesso, il generale Aidid, altri parlano di un vero e proprio agguato
premeditato, quel che è certo è che non ci si aspettava un attacco ostile di
quel livello e di quella portata.
La disastrosa Seconda Guerra Mondiale portò con la sconfitta
anche l’ombra del sospetto sulle nostre Forze Armate e sull’inaffidabilità
degli italiani in quanto tali. Il 2 luglio del 1993 i nostri soldati
dimostrarono di saper combattere, di saper fare il proprio dovere fino al
limite dell’eroismo.