mercoledì 13 novembre 2013

Uccidere un cristiano non fa notizia











 
 

 
I territori del Nord Africa e del Medioriente erano cristiani prima che l’Islam fosse imposto con la forza, sono passati molti secoli e si dirà che così va il mondo, in fondo  le altre religioni hanno fatto spesso la stessa cosa. Ma invece per qualcuno la “guerra santa” non finisce mai. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale i cristiani erano maggioranza in Libano e in alcune città della Palestina. La discriminazione e le persecuzioni patite anche durante il XX secolo li hanno resi minoranza anche in questi territori. Minoranze consistenti in alcuni casi, che vanno però costantemente assottigliandosi.

In alcuni casi come il Sudan e la Turchia si è trattato di un vero e proprio genocidio.

Ho voluto documentare con qualche articolo la situazione ai giorni nostri, si tratta di notizie che vengono passate velocemente nei tg, di solito tra i mirabolanti e vani sforzi dei nostri governanti e gli importantissimi preparativi dell’anticipo del campionato di calcio.

Come si può vedere, cambiano i Paesi ma la trama è sempre quella: i cristiani vengono ammazzati perché hanno la colpa di essere cristiani. Gli unici articoli che si discostano dal gruppo sono quelli ambientati in Europa, precisamente in Inghilterra: una chiesa trasformata in moschea e un americano picchiato dalle ronde islamiche a Londra, perché beveva una birra. C’entra qualcosa con i massacri che avvengono in Africa e Asia? Non mi piace dare solo risposte, quindi lascio a ognuno le sue riflessioni in merito.

La cosa che mi preme sottolineare è l’assoluta indifferenza, non tanto delle persone, quanto dei media. Forse l’abitudine crea assuefazione e inoltre ognuno di noi ha già abbastanza problemi a cui pensare, ma coloro che fanno informazione perché sminuiscono questo fenomeno?

Naturalmente c’è anche una guerra di cifre: c’è chi dice che ogni anno siano centomila i cristiani ammazzati a causa della loro religione; altri dicono che sono molti meno, resta il fatto che si tratta di morti voluti proprio per sterminare o costringere all’esilio una minoranza. E questo è grave, a prescindere dai numeri.

Eppure non c’è enfasi, basso profilo, nessuna mobilitazione, il pensiero unico dell’informazione decide quali morti sono importanti e quali no, quando una tragedia è importante e quando non lo è, quando un crimine va stigmatizzato e quando giustificato, due pesi e due misure. Per influenzare il nostro modo di pensare e di vedere il mondo, per indicarci i buoni e cattivi. Ciò che è bene e ciò che è male.

Doppiopesismo, male assoluto della nostra epoca.   

venerdì 18 ottobre 2013

I grandi successi dei keynesiani


L’asso nella manica dei Testimoni di Geova, per convincere l’interlocutore di avere la verità in tasca, è quello di ricercare nella Bibbia le profezie che si sono avverate. Ma allora Dornbusch e Fisher sono giusto un gradino sotto Dio, perché nel loro testo di macroeconomia, studiato per decenni dagli studenti di tutto il mondo, individuarono con precisione sconcertante gli astri nascenti dell’economia mondiale: vediamo citati Bernanke e Yellen, l’attuale capo della FED e colei che è stata designata per sostituirlo; Blanchard già capo economista al FMI e nientepopodimeno del famigerato Summers, che non ha bisogno di presentazioni.

Cos’è che accomuna tutti questi studiosi? Semplice, sono tutti keynesiani, o detto in altre parole dirigisti, statalisti, interventisti; insomma non ritengono il libero mercato efficiente (e fin qui posso dare loro ragione), ma pensano che un superdirettore galattico possa fare meglio (e qui ritiro la mia adesione…).

Quindi se sentite la classica frase da dibattito televisivo: ma lo fa perfino la FED! Volendo con questo sottointendere che la FED sarebbe il tempo del capitalismo, sappiate che il tizio che pronuncia quella frase non sa nulla della politica della FED. Idem con il Fondo Monetario Internazionale. Del resto già per sua natura il Fondo Monetario, essendo un organismo controllato da Stati Sovrani come potrebbe muoversi secondo logiche privatistiche? Se credessero nel Laissez Faire, semplicemente il Fondo lo abolirebbero.

Da notare che lo strumento principale per l’intervento del Fondo è l’indebitamento altrui, in particolare dei paesi del Terzo Mondo e in via di sviluppo. In pratica propongono questo scambio: noi vi facciamo credito e voi fate le politiche che noi vi consigliamo. Ovviamente, siccome i politici sono sempre affamati di soldi, a qualunque latitudine, di solito accettano e fanno indebitare gli Stati che rappresentano; chiaramente tutto “a fin di bene”, pianificando (magari pianificazioni quinquennali…) spese di pubblica utilità (???) e le solite giustificazione che si ripetono in questi casi.

Io penso che gli Stati, invece di prendere a prestito soldi che poi non riescono a restituire, pagando onerosi interessi, farebbero meglio a promuovere il risparmio e il conseguente accumulo di capitale, che consente di produrre ricchezza.

Può darsi benissimo che io abbia torto e loro abbiano ragione, del resto l’economia non dà certezze; se poi pensiamo che io non sono keynesiano e loro sì, leggendo quel vecchio libro di macroeconomia, una conclusione certa la possiamo trarre: la ricetta keynesiana garantisce risultati di successo… perlomeno per la carriera di quelli che la vogliono applicare!

Per tutti gli altri, giudicate voi….

martedì 15 ottobre 2013

Berlusconi tramonta, i problemi restano.


L’Italia sembra un paese immutabile, come qualcuno dei suoi vecchi monumenti resta sempre lì ad osservare impassibile il mondo che cambia, trasmettendo però sospetto che un bel giorno, all’improvviso, il monumento crollerà e in un solo botto si trascinerà con sé tutte le proprie contraddizioni.

Nell’immobile panorama politico c’è però una novità: Berlusconi non controlla il proprio partito.

Una novità che ci dà la misura della pochezza dell’informazione e dei commentatori politici: infatti dei tre schieramenti maggiori usciti dalle elezioni, prima sembrava che si dovesse spaccare il Movimento 5 Stelle, per governare con il PD; poi sembrava che si spaccasse il PD, causa la contromossa di candidare Rodotà al Quirinale e invece si è diviso il PDL, tutti a dire che non è un partito, che c’è un padrone che decide per tutti ecc… e invece proprio nel PDL è emersa la spaccatura.

Il tramonto di Berlusconi si è palesato in questi giorni, ma nasce da lontano: dai milioni di voti persi nelle ultime elezioni, dai guai giudiziari, nell’incapacità di dar vita ad un movimento vitale. L’ultimo episodio è stato solo l’inevitabile conclusione: ha minacciato il Governo, ha fatto dimettere i ministri, ma al momento di votare la fiducia un numero consistente di parlamentari ha detto no.

A quel punto Berlusconi avrebbe fatto meglio a dividere il partito, andare all’opposizione e sperare di raccogliere un po’ di voti al prossimo giro. Del resto, di solito, gli elettori, almeno a livello nazionale puniscono chi governa (mentre a livello locale, soprattutto in alcune regioni, il clientelismo blocca ogni ricambio democratico).

Invece Berlusconi ha ceduto, ha rivestito rapidamente i panni dello statista responsabile  e ha votato la fiducia a Letta. Quest’ultimo da parte sua, ha fatto un bel discorso, elencando diligentemente tutte le riforme di cui l’Italia avrebbe bisogno. Arriveranno questa volta? Diciamo che lo scetticismo è d’obbligo.

Sono anni e anni che si sente parlare di ridurre il cuneo fiscale, ridurre la burocrazia, gli sprechi, che la giustizia è lenta, le tasse sono troppe, l’evasione pure, la corruzione neanche a dirlo, le carceri sono piene, i clandestini sbarcano, legge elettorale non va bene, c’è il precariato, il finanziamento pubblico dei partiti è da abolire; un mantra interminabile, se mandassero in onda qualche replica di Santoro di vent’anni fa nessuno si accorgerebbe della differenza: stesse facce, stessi discorsi, tanta propaganda, parecchia disinformazione.

In realtà sono vent’anni che una volta elencati i problemi noti, si passa all’argomento del giorno, l’evergreen: Berlusconi. Per qualcuno il problema principale dell’Italia, per altri l’unico salvatore. La verità è che i problemi dell’Italia erano gli stessi prima di lui, sono gli stessi oggi e saranno gli stessi quando non ci sarà più. Tolto lui non è risolto un bel nulla.

I nodi sono economici e politici. Tutto il resto è fuffa: le sentenze, il conflitto di interessi, tutte le storie sulle quali si inscena la zuffa quotidiana sono fuffa. La crisi non è congiunturale, è strutturale, dopo cinque anni dovrebbero prenderne atto. Se non si cambia profondamente il sistema economico, finanziario e statale, il paese non ne uscirà vivo. Qui lo scrivo e spero di sbagliarmi, come sempre.

venerdì 22 marzo 2013

Contro Laura Boldrini. Presidente della Camera.


Mi hanno chiesto un parere sui nuovi presidenti delle Camere e io ho detto che Grasso, insomma, non è male, pur con le riserve che nutro sui magistrati in politica. Invece la Boldrini non mi piace e soprattutto non mi è piaciuto il discorso di insediamento. Apriti cielo! Indubbiamente la Boldrini ha delle caratteristiche che favoriscono il marketing politico: faccia nuova e un impegno istituzionale come aiutante di coloro che hanno bisogno. Però al di là della superficie, io, con rispetto, educazione, in modo pacifico e tollerante, dissento dalle cose che ha detto in questi giorni, che ha detto in passato e dall’ideologia di fondo che porta avanti e dall’organizzazione per cui ha lavorato.

Partiamo dal discorso:

“Dovremo ingaggiare una battaglia vera contro la povertà, e non contro i poveri” la frase in sé ha poco senso se presa letteralmente: tutti siamo contro la povertà, per inciso, una delle ragioni che mi fanno diffidare di lei e del suo partito è che le loro idee ampliano la povertà, mentre io vorrei ridurla. Ma chi sarebbe contro i poveri? La frase ha un senso se ci ricolleghiamo a quanto affermato negli anni passati: secondo lei, le limitazioni all’ingresso di stranieri nel nostro paese sono una guerra contro i poveri. Dal mio punto di vista ogni Stato ha diritto di decidere quanti, come e chi sono coloro che possono entrare nel suo territorio. Quindi dissento. Conosco immigrati che si alzano al mattino, portano i figli a scuola, poi vanno a lavorare e sono persone oneste. Per me possono stare e nessuno deve dare loro fastidio. Poi invece ce ne sono tanti altri che non si comportano in modo corretto e quindi dovrebbero essere imbarcati su un aereo e rispediti a casa. Non esiste un diritto ad immigrare in Italia. Chi entra clandestinamente è un clandestino e non come ci vorrebbe imporre di dire la neopresidente un migrante. Quindi non condivido le sue idee sull’immigrazione e ancora meno la pretesa di tutti gli ex neo post quasi marxisti politically correct che vogliono imporre un nuovo linguaggio a tutti quanti.

“Costituzione, la più bella del mondo” su questo mi sono già espresso altrove, i principi sono belli ma vanno messi in pratica e la nostra Costituzione non lo consente. Proprio l’impantanamento istituzionale di questi giorni dimostra che va cambiata, che va dato più potere agli elettori, i quali dovrebbero avere la possibilità di scegliersi il Governo.

 “Questa Aula dovrà ascoltare la sofferenza sociale di una generazione che ha smarrito se stessa, prigioniera della precarietà, costretta spesso a portare i propri talenti lontano dall’Italia.” Le idee del partito che l’ha candidata, rendono l’Italia un posto poco amichevole per chi vuole lavorare, assumere, avviare un’attività.

“Dovremo farci carico dell’umiliazione delle donne che subiscono violenza travestita da amore” trovo meschino quando giornaliste in crisi di idee, per farsi pubblicità, speculano sulle vittime, in questo caso donne che subiscono violenza e che vengono uccise. Se lo fa il Presidente della Camera allora è un’operazione politica, quindi è anche peggio. La violenza travestita da amore non esiste. Esiste la violenza. Esiste l’amore. Una è il contrario dell’altra. Ci sono uomini che praticano la violenza e ci sono quelli che non la praticano: due categorie distinte; mescolarle, incolpare presunti climi culturali, manipolare le statistiche non aiuta nessuno, tantomeno le vittime.

“ai tanti detenuti che oggi vivono in una condizione disumana e degradante, come ha autorevolmente denunziato la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo” al di là del merito della questione e del fatto che la prima condizione degradante è quella di dover aspettare anni per avere una sentenza e stare in carcere senza avere subito una condanna, la cosa che non mi piace è soprattutto la seconda parte, quella che fa riferimento alla Corte Europea. Per essere chiaro non mi piace la mentalità per cui una cosa è vera, o ingiusta, se lo certifica un ente sovranazionale. Se le carceri fanno schifo, lo possiamo verificare da soli, senza bisogno che qualcuno da fuori ce lo venga a dire.

Parto da qui per passare dal discorso di insediamento  alla sua cultura politica in generale, allargando la mia critica a tutti gli entusiasti che ne hanno salutato l’elezione. Io sostengo la sovranità e l’indipendenza nazionale, e la sovranità dei cittadini. Non mi piacciono gli organismi sovranazionali che senza alcuna legittimazione vanno oltre i propri compiti interferendo nella vita politica degli Stati, soprattutto quando vogliono imporre dei punti di vista del tutto soggettivi.

Sono contro i reati d’opinione, sia che vengano imposti da organi sovranazionali sia che vengano imposti dallo Stato.

Soprattutto non mi piace l’ONU, perché nonostante la situazione sia migliorata rispetto agli anni Ottanta, resta comunque un’assemblea dominata da dittatori, spesso e volentieri anche criminali e assassini.

L’ONU si occupa dei rifugiati? Incarico svolto in passato dalla Boldrini. Bene, ma chi è che causa i rifugiati? Gli stessi Stati che ne fanno parte. Chi è responsabile dei rifugiati del Darfur? Il Sudan. E in Siria le armi piovono dal cielo come la manna, o sono gli stati arabi da una parte e l’Iran dall’altra ad alimentare la guerra civile? E i bambini che muoiono di fame non sono vittima delle politiche demenziali dei dittatori che hanno diritto di voto all’ONU. Quindi è come se Riina nominasse qualcuno Alto Commissario per aiutare le vittime della mafia.

Oltre a questo l’ONU è un buco nero che si mangia una quantità enorme di risorse a fronte di quanto eroga in servizi. Fa vaccinare i bambini? Bene, bravi. Ma se io dono due milione di euro a un’organizzazione per fare le vaccinazioni e l’organizzazione se ne tiene uno per le spese varie, come la devo giudicare? Con i soldi che costa l’ONU chiunque farebbe meglio.

Oltre all’economia, l’immigrazione, la concezione di Europa, di pace, di solidarietà, di famiglia, ci saranno altre cose che mi dividono dalla neopresidente della Camera, non so, non la conosco così bene, ma ce n’è una che sicuramente mi divide dalla schiera dei suoi fans: è la tolleranza. Io rispetto le idee altrui, loro no. La presidente Boldrini si è ridotta lo stipendio e mangia in mensa con i dipendenti. Le dico brava. Sono misure del tutto simboliche, ma le approvo. Perché io, se uno fa una cosa giusta non ho problemi a riconoscerlo, di chiunque si tratti, qualunque idee abbia, di qualunque partito sia. Se invece uno fa o dice stupidate, balle, insulti e così via sono pronto a censurarlo anche se, per ipotesi,  l’avesse votato. Questo mi distingue nettamente da tutti coloro che ripieni di pregiudizi, arroganza e presunzione, non tollerano idee diverse dalle proprie.

Quindi siccome ella ha dichiarato che: “Sarò la Presidente di tutti, a partire da chi non mi ha votato”, pacatamente, rispettosamente, pacificamente, educatamente, le dico che non l’ho votata, che rappresenta più o meno tutto ciò contro cui mi batto, ma che se vuole essere Presidente di tutti si adoperi perché venga archiviato l’atteggiamento da guerra civile; non c’è un’Italia giusta, onesta, colta, moralmente superiore che ha il diritto di giudicare, rieducare, mettere a tacere gli altri. Io sono onesto, non sono mafioso, piduista, corrotto, leggo, mi informo e non la penso come voi.  Buon lavoro Presidente.

giovedì 24 gennaio 2013

L'assurda polemica sui caccia F35


Tra tutte le polemiche buttate in pasto all’opinione pubblica per distrarre, rimbambire e distogliere, quella sull’acquisto dei nuovi cacciabombardieri F35 è una delle più assurde e nello stesso tempo delle più durature.
La tesi portata avanti da politici in cerca di facile popolarità è che questi caccia costano troppo e sono una spesa inutile. Quando sentite questa tesi sappiate che il politico di turno o non sa di cosa parla o vi sta prendendo in giro. Intanto perché gli F35 sono già stati tagliati: infatti ne sono stati cancellati 41, per cui dei 131 previsti ne restano solo 90.

Ma vediamo i fatti che spiegano l’assurdità della polemica:

1-      Per la difesa l’Italia spende circa l’1% del proprio PIL, valore tra i più bassi al mondo. (nel 2011 questo valore corrispondeva a 14 miliardi di euro, su un totale di spesa pubblica di oltre 700 miliardi). Alcune fonti indicano 19 miliardi, perché includono anche i Carabinieri, che sono una forza armata, ma, com’è noto, prevalentemente usata per la sicurezza interna. Ci sono poi alcuni fondi del Ministero dell’Economia destinati a specifici programmi di acquisizione e per le missioni all’estero, in tutto altri 3 miliardi.I valori di cui sopra comprendono tutto: stipendi, spese di esercizio e investimenti (sostanzialmente acquisizione di sistemi d’arma come appunto i famigerati F35). E’ logico che arruolare un soldato serve solo se è ben addestrato ed equipaggiato. Perché è inutile pagare qualcuno per  fare il soldato se poi non gli dai le attrezzature e non gli insegni ad usarle. E’ per questa ragione che gli eserciti più avanzati hanno una suddivisione di spesa per cui l’ammontare degli stipendi è circa la metà del costo totale della difesa. Nel caso italiano invece il monte stipendi supera il 70%!. Quindi, al di là degli spechi sicuramente presenti anche nelle Forze Armate, è evidente che la spesa è sbilanciata verso il personale ed è quindi lì che bisogna intervenire se si vuole razionalizzare e non spendere a casaccio. Infatti il ministro Di Paola, unico di tutto il Governo Monti a meritare il posto che occupa, si è mosso in quella direzione. E’ come se avessimo 2 pullman e 20 autisti a bilancio e qualcuno venisse fuori dicendo che bisogna tagliare i pullman. Come lo giudichereste?

       Quanto detto sopra sarebbe già sufficiente a liquidare la questione, ma approfondiamo ulteriormente la cosa. Vediamo nel merito perché vengono acquistati gli F35. L’Aeronautica Militare e l’Aviazione Navale hanno una serie di velivoli obsoleti che vanno sostituiti: Tornado, AMX, Harrier, sono tutti a fine del ciclo operativo. Quindi: o rimaniamo senza aerei capaci di attaccare al suolo, oppure compriamo qualcos’altro. Acquistare un unico modello è già di per sé un risparmio ed una scelta logica in quanto si ha un’unica catena logistica, di ricambi…. E ovviamente (viste le qualità) il numero degli F35 previsti è molto inferiore a quello degli aerei che verranno sostituiti.

       Restiamo sulla questione soldi: certamente l’F35 è molto caro, però per impressionare vengono sparate cifre che comprendono tutto il programma trentennale di acquisizione e talvolta anche i costi di manutenzione! E’ come se a uno che guadagna 800 euro al mese si rinfacciasse di costare 1 milione di euro: sì in 100 anni!

       Grottesco sentir dire “tengo ai posti di lavoro e rinuncio ai cacciabombardieri”. Guardate che sono fatti da operai, anche italiani e io, francamente, preferirei salvaguardare dei posti lavoro che richiedono competenze di altissimo livello tecnologico e taglierei invece i portaborse di quelli che dormono in Parlamento. Però è una questione di gusti, evidentemente questi politici ritengono più utile per il futuro del paese mantenere i portaborse invece degli operai dell’’Alenia. Con la stessa logica lasciamo la Marina Militare senza prima linea, rinunciamo alle FREMM, che costano anche quelle un botto e agli operai di Fincantieri diciamo: “scusate dobbiamo dare il buon esempio al mondo  trovatevi un altro lavoro”…mah…


        Ultima considerazione sul risparmio e i costi: l’Italia ha una portaerei nuova di zecca, sulla quale gli aerei possono atterrare solo verticalmente e l’unico aereo nuovo in grado di farlo è l’F35 (la versione B). Non ne esistono altri. Ovviamente l’alternativa era fare una portaerei, con catapulte e ganci di arresto, che si poteva combinare con altri aerei già esistenti e meno cari dell’F35, ma questa combinazione sarebbe risultata complessivamente più cara di quella scelta! Perché quel tipo di portaerei sono più grosse e costose (e anche sproporzionate per le nostre forze armate) della Cavour.

Mi sono fermato alle considerazioni economiche, perché sono quelle tirate in ballo dai politici. Se parliamo di questioni tecniche, ovviamente è diverso. Tutti i progetti fortemente innovativi hanno un grande margine di rischio, le prestazioni promesse potrebbero non essere conseguite, ci sono molti problemi di sviluppo. In questo senso la decisione è discutibile, anche se personalmente la trovo comunque condivisibile: meglio spendere qualcosa in più in un progetto nuovo, per fare qualcosa di nettamente superiore, che prendere  un aereo più vecchio (il Rafale, l’Eurofighter riadattato, l’F18 o addirittura il Saab) che costa meno, ma che comunque non viene certo regalato. In ogni caso chi propone di rinunciare all’F35, per essere credibile, dovrebbe far sapere cosa propone in alternativa.

Detto tutto questo, se l’intento è tagliare gli “sprechi” annidati nella spesa pubblica, ben vengano, purché la cosa valga per tutti. Se tagliamo del 15% la spesa per investimenti delle Forze Armate, dovremmo fare altrettanto su tutte le voci presenti nel bilancio dello Stato.


Se invece il motivo è che le Forze Armate non servono, allora abbiate il coraggio di chiederne l’abolizione totale, perché rinunciare solo alla componente aerea è del tutto insensato.

venerdì 18 gennaio 2013

Il miglior discorso politico... del mese, in Italia

Cosa volete, magari il titolo è sbagliato, ma mica ho ascoltato tutti i comizi del mondo! Ne ho sentito qualcuno e tra quelli vince Oscar.


sabato 5 gennaio 2013

Il miglior discorso politico del mondo... però illogico


E’ saggio giudicare le persone più dai fatti che dalle parole, soprattutto perché un abile oratore può suscitare emozioni e applausi anche con discorsi senza contenuto. Anzi, è soprattutto gettando in pasto alla folla le illusioni delle quali essa si vuole nutrire, che si ottiene il consenso.

Va di moda sul web un intervento del Presidente uruguayano Mujica, intervento definito addirittura il discorso politico più bello del mondo.

Mujica compie alcuni errori logici, abilmente mascherati da una retorica accattivante, o perlomeno non coglie il nesso logico delle proprie premesse:

 
1 – L’incoerenza più grossa del pensiero di Mujica si esprime nel concetto che i “compagni” lavoratori dovrebbero lavorare meno, produrre meno e quindi guadagnare meno. Invece alcuni vogliono lavorare di più e guadagnare di più. Intanto è inaccettabile che qualcuno obblighi qualcun altro a lavorare o non lavorare. Ogni essere umano dovrebbe essere libero di lavorare se desidera farlo e non può essere il politico di turno ad impedirglielo e tantomeno può essere il politico a decidere cosa è giusto acquistare oppure no. Anche perché il concetto di superfluo è del tutto personale, anzi spesso si vedono manifestanti, che hanno a cuore le sorti del mondo, fare uso di prodotti (o meglio dire sostanze) inutili e dannose per l’ambiente.


2 – Parte con un presupposto Malthusiano: siamo 7 miliardi, il pianeta non può nutrirci tutti. Ora è curioso che uno che ha basato la propria carriera sulle idee del più acerrimo nemico di Malthus, cioè Karl Marx, svolti a 180° senza spiegare cosa c’era di sbagliato in quello che ha professato fino a ieri. Magari lo ha spiegato in altra sede. Comunque il numero di abitanti del pianeta è sempre stato quello che le tecniche dell’epoca permettevano che fosse: poche migliaia quando eravamo cacciatori-raccoglitori, meno di un miliardo all’alba della Rivoluzione Industriale, oltre 7 miliardo adesso. Certamente le materie prime sono sempre più difficili e costose da reperire, perché ovviamente dove era “facile” prenderle sono già state prese e ciò ha delle conseguenze economiche negative, ma questa difficoltà non viene in alcun modo modificata dai nostri stili di vita o dal numero di abitanti del pianeta, è un dato di fatto con cui fare i conti, anche se domani un’epidemia cancellasse metà degli esseri umani.

 
3 – Cosa succede se tutti gli Hindu si comprano l’automobile? Beh ci saranno tanti metalmeccanici che lavorano, invece di essere licenziati. L’idea che molti nel mondo non hanno le auto (o reddito) perché alcuni ce l’hanno è priva di senso, infatti se in Europa (o in Giappone, o in Cina) tutti smettessero di comprare auto, nel Terzo Mondo non starebbe meglio nessuno; semplicemente da qualche parte ci sarebbero molti operai disoccupati (e che dovrebbero imparare a costruire biciclette, o scarpe, o coltivare patate). Poi, da un punto di vista filosofico si può essere contro le auto e pensare che, senza auto, mille anni fa vivessero tutti più felici. Infatti ognuno è libero di andare a piedi se preferisce, su questo non discuto e, come sempre, rispetto qualsiasi opinione. Sarebbe bello che tutti quelli che sono d’accordo con Mujica cominciassero a non usare auto, aereo, telefono, riscaldamento….

 
4 – L’eccesso di consumo e di debito ha creato la crisi: questo è giusto e condivisibile, ma Mujica dovrebbe sapere e spiegare che lo stimolo a consumare (anche indebitandosi) è la politica preferita da tutti i governi del mondo, perché seguono le idee di Keynes, con le quali giustificano la politica del tassa e spendi. Secondo Keynes le crisi economiche (e la povertà) derivano dalla scarsa propensione al consumo e quindi lo Stato deve intervenire con la spesa pubblica per colmare l’insufficiente domanda. Dire che questo deriva dalla concorrenza o dal mercato è un controsenso: chi produce beni deve accumulare capitale se vuole aumentare la propria produttività e quindi deve risparmiare. E se vogliamo che la gente non si indebiti, smettiamo di manipolare i tassi di interesse, invece di invocare ogni momento il tasso zero e il prestatore di ultima istanza infinito. Anche qui, comunque, il cortocircuito logico appare in tutta la sua chiarezza, se si riflette un attimo: se l’eccesso dei consumi provoca la crisi e quindi la caduta dei consumi, allora per consumare meno… dobbiamo consumare di più!!!

 
5 - Anch’io sono uno sfegatato ammiratore di Seneca, ma non mi risulta che Seneca volesse obbligare l’umanità a non desiderare! Ogni persona segue il proprio percorso in cui impara (oppure no) ciò che è importante nella vita e non è certo un Stato totalitario che può “governare” questo processo individuale imponendolo a tutti in forza di legge!


6 – Esistono lampadine che durano 100.000 ore ma nessuno le produce. Può darsi che gli imprenditori si sbaglino e che producendo lampadine che durano 100.000 ore si possa guadagnare bene. Ma per dimostrarlo è necessario che qualcuno (tipo lui) mettano su la fabbrica e comincino a venderle e così scoprirebbe l’estrema democraticità del mercato: quando ciascuno di noi, anche lui, andiamo in un negozio e decidiamo di acquistare qualcosa, decretiamo il successo per qualcuno e l’insuccesso per altri, decidiamo chi sarà ricco e chi povero. Se usi il contante o la carta di credito fai guadagnare le banche o no, se compri mobili svedesi, se guardi il calcio in tv, se telefoni… stai rendendo miliardario qualcuno e facendo fallire qualcun altro. Poi, se vuole essere lui a sostituirsi, con le proprie personali preferenze, a quelle di milioni di individui, perché ritiene di sapere meglio di loro ciò che è bene  e ciò che è male per loro, allora è un altro discorso. Mi può anche andar bene a una condizione: che sia io quello al vertice che decide per tutti (in realtà scherzo, questo sistema non mi piacerebbe nemmeno in quel caso, la gente è già abbastanza brava a sbagliare da sola senza il mio e il suo aiuto). Perché una concetto che sfugge a Mujica è che, se una cosa è fattibile dal punto di vista tecnico, non è detto che lo sia da quello economico. Esempio: è tecnicamente possibile andare sulla Luna, se però provi a mettere in vendita una vacanza lunare probabilmente farai fallimento, perché non avrai abbastanza clienti che possono permettersi quella spesa.

 
7 – La crisi attuale ha dimostrato una volta in più che ridurre la ricchezza da una parte non fa diminuire la povertà dall’altra: il reddito reale dei paesi industrializzati è calato pesantemente, ma questo non ha alleviato minimamente le dure condizioni di vita dei paesi sottosviluppati.

 
Come sempre di buone intenzioni è lastricata la via che conduce all’inferno… e al socialismo reale.