domenica 27 marzo 2011

L'ora legale è una boiata pazzesca.

Spostare avanti le lancette per alzarsi un’ora prima mi fa sentire come quelli della barzelletta che si mettono in cento per cambiare la lampadina, novantanove girano la casa e uno tiene ferma la lampadina. In pratica bisogna alzarsi alle sei del mattino ma fare finta che siano le sette.
Va bene il risparmio energetico, per quanto mi riguarda è tutta la vita che spengo luci lasciate inutilmente accese, ma non sarebbe più semplice dire: da domani e fino ad ottobre, scuole, uffici e fabbriche aprono un’ora prima.
Se i minatori inglesi non vedevano mai il sole sarebbe stato sufficiente farli entrare in miniera alle cinque del mattino, del resto quando ci sono estati particolarmente calde alla Fincantieri si mettono d’accordo ed entrano alle sei di mattina e non è che questi ultimi siano tutti iscritti al club dei cervelloni, è basilare buonsenso. I paesi del Nord Europa non perdono occasione per sfotterci e spesso hanno anche ragione, ma sulle piccole questioni pratiche gli diamo dieci a zero, anche perché da noi siamo abituati al fatto che non funziona niente quindi ci arrangiamo, siamo flessibili, troviamo la soluzione mentre loro restano attoniti di fronte al granello che blocca l’ingranaggio.
Personalmente sono mattiniero, quindi alzarmi prima non mi creerà sconvolgimenti psicosomatici, disturbi, malesseri legati al fuso orario, l’unico disagio sarà pensare che la lampadina si può cambiare anche da soli….

sabato 26 marzo 2011

Libri - speciale Valerio Massimo Manfredi

Mi piace leggere romanzi, quando capita, solo che di solito quando spulcio gli scaffali in libreria o cerco su internet, finisco quasi sempre per farmi incuriosire da qualche saggio storico e allora i romanzi vengono posticipati. Un’altra ragione è che i romanzi sono più adatti ad essere divorati rapidamente, quindi l’ideale è leggerli in vacanza o comunque se si ha molto tempo a disposizione, cosa che non sempre è possibile avere!
L’unico scrittore di romanzi che conosco in modo approfondito è Valerio Massimo Manfredi ed allora ho deciso di dedicare un post solo per lui per dare i miei voti! L’elenco copre la maggior parte della sua produzione letteraria; sono quasi tutti romanzi eccetto “I Greci d’Occidente” ed in parte “Akropolis” che è piuttosto un racconto autobiografico che mischia esperienze personali e reminescenze storiche. Il primo libro che lessi è “L’ultima legione” e l’impressione fu molto positiva, tanto che mi convinsi che l’autore meritava il bis. Quindi mi buttai su “Alexandros” che è uno dei miei libri preferiti in assoluto. Questi due assieme al “Tiranno” meritano le cinque stelle nel mio personalissimo cartellino.
Lo stile di Manfredi è un po’ epico, a volte un po’ barocco, è bravissimo a delineare uomini tutti d’un pezzo, che non perdono la propria identità neanche nei rimescolamenti vorticosi cui le vicende storiche li trascinano. Fortemente consigliati a coloro che amano la Storia e i personaggi ad alto tasso di testosterone, meno adatti a chi ama storie minimali, i colpi di scena a ripetizione, scavare di pagina in pagina nella psicologia intima.


Valerio Massimo Manfredi Akropolis ****
Valerio Massimo Manfredi I Greci d'Occidente ***
Valerio Massimo Manfredi Le paludi di Hesperia ***
Valerio Massimo Manfredi I cento cavalieri **
Valerio Massimo Manfredi L'isola dei morti **
Valerio Massimo Manfredi Lo scudo di Talos ****
Valerio Massimo Manfredi Il faraone delle sabbie ***
Valerio Massimo Manfredi L'impero dei draghi ****
Valerio Massimo Manfredi L'armata perduta ***
Valerio Massimo Manfredi Il tiranno *****
Valerio Massimo Manfredi Alexandros *****
Valerio Massimo Manfredi L'ultima legione *****

lunedì 21 marzo 2011

La matematica è un'opinione

La giornalista Angela Frenda scrive un articolo sul settimanale allegato al principale quotidiano italiano e riporta questi dati:

1 – dato numero uno: gli immigrati in Italia sono 5,5 milioni
2 – dato numero due: gli stupri sono commessi per la maggior parte (58%) da italiani

Quindi riassumendo il 9% di popolazione (immigrati) compie il 42% di stupri.

Conseguenza logica della giornalista: non è vero che gli stranieri commettono più stupri degli italiani!

Puntualizziamo: io non uso mai l’argomento criminalità nei ragionamenti che riguardano l’immigrazione.
Prima di tutto perché se non riusciamo a far rispettare la legge è un problema nostro che sta a monte e che va comunque risolto a prescindere dall’immigrazione.
Poi perché non è corretto nei confronti degli immigrati che sono cittadini esemplari.
Infine non uso questo argomento perché esistono ragioni a sufficienza per suggerire all’Italia di adottare restrizioni all’immigrazione, senza dover far leva sulla paura della criminalità.
Detto questo: come è possibile che questa giornalista voglia portare avanti una tesi con dei numeri che dimostrano l’opposto di quello che dice? E’ un mistero.
Oltretutto, a rincarare la dose, non è che nell’analisi propone qualche lettura dei dati che possa spostare a suo favore l’arido dato numerico, anzi aggiunge dei commenti che vanno a smentire ulteriormente le sue affermazioni, scrive infatti che la maggior parte degli stupri compiuti da italiani avviene tra le mura domestiche, cosa che evidentemente accresce la percentuale di “pericolo” all’esterno.

Gli altri articolisti della citata rivista per supportare le proprie altrettanto opinabili convinzioni, evitano di avventurarsi sul terreno scivoloso dei numeri, quindi diamo atto alla nostra giornalista di aver avuto almeno il coraggio di cercare di dimostrare l’indimostrabile, cosa che i suoi colleghi nemmeno fanno, anzi tronfi educano i lettori con la gravità e la sicurezza di uno appena sceso dal Sinai con la bozza sotto braccio scolpita nelle pietra.

Comunque questo nuovo teorema Frenda apre la strada a tutta una serie di applicazioni ed io comincio subito, voglio essere un pioniere della matematica del futuro: allora nel sudest asiatico secondo le stime più prudenti vengono morse da serpenti velenosi 110 mila persone; le altre zone del mondo , assieme contano circa 310 mila attacchi (fonte: www.PLosMedicine.org). Quindi se passeggiate in una jungla vietnamita camminate tranquilli, perché la maggior parte delle vittime dei serpenti sono localizzate da qualche altra parte!

mercoledì 16 marzo 2011

Perchè festeggio l'Unità d'Italia.


Gli Stati Uniti d’America non sono nati in un giorno di luglio di tanti anni fa e la Rivoluzione Francese non si è compiuta con la presa della Bastiglia. O se volete Rome wasn’t built in a day. Nemmeno l’Italia nacque un 17 marzo di 150 anni fa, e non solo perché mancavano Roma, Venezia, Trento e Trieste. Le date sono simboli che servono a ricordarci qualcosa, servono per fermarsi a riflettere. Vi dirò perché questo 17 marzo dovrebbe rappresentare, più di tutte le altre feste civili che ricorrono durante l’anno, qualcosa da ricordare e festeggiare.
E’ qualcosa che non riguarda il fatto di essere monarchici o repubblicani, federalisti, clericali o libertari. Non riguarda il giudizio storico che si può dare del Risorgimento, esula insomma dalle modalità con cui l’Italia ha conseguito la propria unità.
Io cambierei tante cose in Italia, a cominciare dalla Costituzione, fino a leggi, regolamenti, usi e consuetudini! Cambierei lo Stato Italiano, ma lo Stato non è l’Italia. L’Italia siamo noi.
Le nostre capacità, i nostri meriti e le nostre colpe. Siamo la nostra Storia. Una storia che copre ben più di 150 anni. L’Italia c’era già duemila anni fa, sotto l’impero di Augusto, allora era divisa in undici regioni*. Era abitata da diversi popoli, molti di loro imparentati da un’origine comune, altri arrivati da poco nella penisola, altri ancora sarebbero giunti nei secoli successivi. Tutti hanno condiviso un territorio, che da allora tutto il mondo chiamerà Italia e tutti hanno condiviso una storia per molti versi straordinaria, soprattutto per il contributo dato allo sviluppo spirituale, artistico e scientifico del genere umano.
I popoli sono come i pianeti: quelli con una grande massa influenzano quelli più piccoli, ne determinano il moto e le perturbazioni. Gli italiani divisi si sono combattuti, spesso in modo feroce e quelle lotte erano quasi sempre il riflesso di tensioni provenienti dall’esterno, l’Italia insomma era il campo di battaglia di guerre fatte da altri. Anche negli ultimi 150 anni molto sangue è corso tra italiani, del resto le antiche abitudini non si perdono facilmente; però la miriade di staterelli ha saputo dar vita ad un Paese in grado di primeggiare con i migliori in moltissimi campi.
Durante i lunghi secoli di divisone, le migliori menti della Penisola hanno preso coscienza di questo stato di cose e hanno cercato di indicare la via per migliorarle, anche se il contesto faceva apparire l’Italia unita un sogno, una fantasia, un’utopia in un Paese governato da stranieri, depredato e spesso umiliato.
La Patria è la terra dei Padri, la riceviamo in dote, una dote ricca, la riceviamo insieme con la grande responsabilità di migliorarla, amarla e difenderla. Io sono orgoglioso di essere italiano, non perché siamo superiori o migliori degli altri, nessuno è migliore o peggiore degli altri. Ma perché bisogna saper apprezzare i propri pregi per cercare di correggere i propri difetti e bisogna aver amor proprio per rispettare gli altri. Festeggio perché oggi, come allora “Uniti per Dio, Chi vincer ci può?”.

* Liguria, Transpadana, Venezia e Istria, Etruria, Emilia, Umbria, Piceno, Sannio, Lazio e Campania, Apulia e Calabria, Lucania e Bruzio.

lunedì 14 marzo 2011

Errore di Wikipedia. Secondo me.


Visto che il precedente post che riguardava un errore di Wikipedia è piaciuto, ne propongo un altro in cui mi sono imbattuto. Leggendo la scheda del veicolo cingolato da combattimento Dardo, si può vedere che è accreditato da Wikipedia di una torretta da 105 mm. La cosa mi è apparsa inverosimile ed illogica (anche guardando la foto stessa) ed in effetti cercando altrove su internet tutte le fonti indicato una bocca da fuoco da 25 mm.
Ribadisco che non passo il tempo a fare le pulci a Wikipedia, che trovo spesso comodo e pratico, ma che credo sia giusto segnalare gli errori che trovo, ai miei sparuti ma affezionati lettori, anche se probabilmente non perdono il sonno chiedendosi il calibro dei nostri mezzi corazzati. Comunque tanto per ribadire: non credete a tutto quello che si legge in giro....

giovedì 3 marzo 2011

Crisi economica. Quando finirà il videogioco.

Crisi. Crisi. Crisi. Ormai la parola ci accompagna dal 2008 e non ci abbandona ancora. Quando ne usciremo? Ne usciremo? Il ministro Tremonti l’ha definita un videogioco: appena hai ucciso un mostro, passi al livello successivo e ne arriva uno più grosso e cattivo. In realtà non è proprio così, il problema è che i primi mostri non sono stati affatto sconfitti, si è evitato di affrontarli. Innanzi tutto, quindi, c’è già una piccola lezione da trarre: voler rinviare al futuro i costi di una crisi non fa che allungarne e peggiorarne gli effetti. Ci sono stati cattivi investimenti e prestiti che non verranno onorati, sono costi che pagheremo prima o poi, l’unica cosa che possiamo fare è evitare di commettere gli stessi errori che ci hanno portato fino a qui. Ma questo non è stato fatto. Innanzi tutto perché, come dei lemmings verso il baratro, tutti coloro che decidono le sorti economiche dei paesi continuano ad applicare lo stesso fallimentare modello keynesiano e poi perché i politici non vogliono risolvere la situazione. Farlo significherebbe cambiare le regole del gioco, affrontare recessione e deflazione, insolvenze e fallimenti. Le scadenze elettorali non tollerano tutto ciò. L’avessero fatto ne saremmo già fuori, ed invece sono già passati 3 anni inutilmente. Come scrivevo nel 2007 quando c’erano solo alcune nubi a preannunciare la tempesta, non è mai troppo tardi per prendere le misure necessarie. Giudicavo inutili le misure prese a maggio dai leaders europei e purtroppo ho avuto ragione, non mi sembra ci siano oggi motivi per cambiare idea, le prospettive non sono buone, il peggio deve ancora arrivare. Certo il settore privato si adegua, cambia, struttura, ristruttura, taglia, il mondo si evolve, ma gli squilibri e le manipolazioni monetarie, finanziarie, commerciali non sono stati rimossi e continueranno ad appesantire e menomare la creazione di ricchezza.

Per tappare le falle sono intervenuti con i soldi pubblici, ma oramai siamo giunti al limite, anzi qualcuno il limite l’ha superato, quindi gli Stati non si possono indebitare più di così. Neanche la Germania ha altre risorse per soccorrere paesi in difficoltà. E’ rimasta la Cina l’unica ad avere capitali a disposizione, ma mi sembra che non abbia voglia di riempire ulteriormente il suo portafoglio di titoli che potrebbero rivelarsi carta straccia. Piuttosto si sta comprando porti, cantieri, aziende….
Ora si propone l’escamotage degli Eurobond, ma è evidente a tutti che sarebbe solo un modo per far guadagnare un po’ di tempo ai paesi messi peggio, sempre a danno dei risparmiatori, che ricevono tassi da Bund, ma con i soldi che vanno ai PIGS! Ma per pagare il tasso del Bund, non dobbiamo inventare proprio niente: basta non fare deficit, è così semplice, basta che la Grecia e a seguire tutti gli altri spendano solo i soldi che incassano. Impossibile?
Preclusa ormai la strada ad ulteriori salvataggi pubblici, c’erano due opzioni: prendere atto che il sistema non funziona oppure distruggerlo definitivamente inondando ulteriormente di liquidità il mondo. Ovviamente le banche centrali hanno scelto la seconda.
Per il momento non c’è una presa di coscienza della gravità, né tra i politici né soprattutto nella gente, dei danni causati dall’uso dell’inflazione come medicina. Malediciamo i rincari della benzina, del pane, delle bollette, ma non si comprende che tutto questo è il costo che stiamo pagando alla politica demenziale delle banche centrali. Eppure non è difficile da capire: ogni giorno estraiamo 85 milioni di barili di petrolio nel mondo, che restano 85 milioni di barili anche se stampiamo tonnellate di denaro fresco durante la notte! Abbiamo più soldi per comprare, ma il petrolio, il grano, l’acciaio restano quelli che sono, costeranno solo di più impoverendo quelli che non hanno accesso immediato alla nuova liquidità immessa nel sistema.