lunedì 5 marzo 2007

Legge elettorale: il vero scontro politico

Non è l’Afghanistan, non è l’economia, non è il lavoro, non è l’Alitalia, non sono i CPT o la criminalità, il vero scontro in corso oggi tra le forze politiche è la legge elettorale. E’ un po’ triste ma è comprensibile perché da questa legge dipende l’assetto dei partiti ed il modo in cui possono influenzare la gestione del potere.
I due cambiamenti su cui c’è un accordo sostanziale sono: introduzione delle preferenze e unificazione delle regole tra Camera e Senato (Costituzione permettendo).
Queste due modifiche non cambiano la sostanza della legge attuale ed infatti lo scontro è su un altro unico punto fondamentale: i partiti di centro, UDC in testa, vogliono una legge proporzionale, anche con sbarramento, ma senza premio di maggioranza, cioè il cosiddetto modello tedesco. In questo modo è evidente che dopo le elezioni, indipendentemente dall’esito delle stesse, essi avranno la possibilità comunque di essere decisivi per raggiungere la maggioranza alle Camere e quindi di far parte del Governo. Uno sbarramento al 5 per cento non fa paura a nessuno, l’estrema sinistra si può aggregare e superarlo, Mastella si può mettere in lista con Casini.
Una modifica in senso opposto, caldeggiata dal nascente comitato referendario, sarebbe quella di attribuire il premio invece che alla coalizione più votata, alla lista più votata; in questo modo il potere dei piccoli partiti verrebbe attenuato fortemente, infatti i leader di questi ultimi avrebbero due scelte: candidarsi in uno dei due listoni e sperare di avere abbastanza preferenze da risultare eletti, oppure presentarsi da soli ma restare quasi sicuramente all’opposizione.
L’attuale legge può essere modificata o con un largo accordo o con una legge della maggioranza.
Un largo accordo tra i quattro partiti maggiori andrebbe in direzione di un rafforzamento del bipolarismo ma provocherebbe l’opposizione strenua dei piccoli partiti e probabilmente la caduta del Governo, per questo motivo Prodi ha già mandato segnali ostili contro il comitato referendario.
I partiti dell’attuale maggioranza si possono trovare d’accordo solo sul modello tedesco, che verrebbe votato anche dall’UDC. In questo caso il progetto del Partito Democratico non vedrebbe mai la luce, mi auguro che i suoi sponsor se ne rendano conto.
La mia opinione è che il sistema bipolare vada preservato, i cittadini devono poter scegliere prima da chi vogliono essere governati.

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