venerdì 22 febbraio 2008

La promessa di controllare i prezzi

Ci sono cose che i politici non possono dire, perché sono complicate da spiegare, perché la gente reagisce d’istinto e perché forse non le sanno neanche loro.

Parliamo dei prezzi: tutti ci lamentiamo, giustamente, dei rincari del latte, della benzina, delle case e via dicendo. La cosa che un politico non può dire è che i prezzi non si possono controllare. Cioè non è che non si può per ragioni ideologiche, non si può perché è proprio impossibile. O perlomeno se fissiamo per legge un prezzo perdiamo il controllo di qualche altra variabile. Una notizia recente ci fornisce la conferma che questo non è solo un ragionamento astratto, ma che anche nella realtà nessuno ci è mai riuscito: l’inflazione in Cina ha superato il 7%. E pure le autorità cinesi considerano il controllo dei prezzi come una priorità e sappiamo bene che la severità nel far rispettare le leggi che c’è in Cina è difficilmente eguagliabile. Però in economia una regole è insuperabile: non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. I cinesi vogliono crescere al 10% l’anno, stimolano le esportazioni tenendo artificialmente basso il tasso di cambio, quindi è inevitabile che generino inflazione, cioè fino a quando l’aumento di produttività dei lavoratori che passano dalle campagne all’industria lo consente, l’inflazione è rimandata, ma poi arriva, io proverei a lasciare che la valuta sia negoziata liberamente, però non è affar mio.

Tornando in Italia mi sono fatto questo ragionamento: prendiamo un prodotto a caso, il vino. Fissiamo per legge che l’Amarone della Valpolicella debba essere venduto a 2 euro il litro. Grande consenso a questa meritoria legge, ma poi? Intanto, i primi giorni l’Amarone tenderà a sparire dagli scaffali, sì, perché i consumatori ne compreranno a man bassa, poi qualcuno che arriva sempre tardi al negozio e non ne trova mai andrà direttamente dal produttore e gli offrirà 3 euro, poi qualcuno con un po’ di soldi da parte andrà dal produttore e ne comprerà tutta la scorta per 3,5 euro (mercato nero) e lo rivenderà fuori dal circuito ufficiale. Supponiamo però che lo Stato imponga la legge con il pugno di ferro e metta a morte questi speculatori, ok il prezzo torna al livello fissato per legge, ma per quanto? Per un anno poi il produttore non potrà più produrre l’Amarone con le stesse procedure e dovrà (o preferirà per guadagnare di più) fornire un prodotto più scadente, oppure fallire e chiudere, insomma alla fine il risultato è che il prodotto sparisce. Questo è un esempio di fantasia, magari opinabile, ma è esattamente quello che succedeva nelle economie sovietiche: i prezzi erano fissati per legge, ma gli scaffali erano vuoti.

Allora non si può fare nulla? Si può fare moltissimo, ma più che sui prezzi sul potere d’acquisto. Non dimentichiamoci che anche dove si muore di fame, di solito non manca il cibo, mancano i soldi per comprarlo.
Quello che spendiamo è quello che produciamo, più produciamo, più possiamo spendere. Dobbiamo premiare il lavoro, favorire le imprese che fanno profitti ed investono e chiudere quelle che non stanno in piedi, dobbiamo pagare chi lavora e non i fannulloni, dobbiamo favorire chi assume, non penalizzarlo.
C’è poi il capitolo concorrenza: la possibilità di scegliere è la migliore garanzia per il consumatore.
E poi c’è l’informazione: su questo la pubblica autorità può prendere delle iniziative, perché magari un’alternativa conveniente esiste, ma il consumatore non lo sa. L’uso di internet diventa anno dopo anno di massa, può darsi che tra qualche anno vi siano dei portali territoriale dove i negozi potranno esibire online i propri listini e le proprie offerte, chissà…

E per finire c’è lo Zimbawe e la teoria quantitativa della moneta, ma a quello ci devono pensare Mugabe e la BCE.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

ti posso assicurare che , con quello che costa l'amarone, sia che lo scaffale sia vuoto, sia che sia pieno, per me è lo stesso: io torno a casa senza amarone!

Sicuramente per questi tipi di prodotto è il mercato che fa il prezzo semplicemente come rapporto domanda e offerta. Ma si può vivere tranquillamente senza amarone (bevo il tavernello, ma diciamo posso bere vino).
Da parte dello Stato il controllo si dovrebbe e potrebbe avere su altri servizi, diciamo "più indispensabili". faccio ovviamente l'esempio della benzina (anche di quella potrei fare a meno ma con più difficoltà).


Da parte del privato lo scandalo è non dare alternative per massimizzare il profitto(vedi tavernello). faccio un esempio: una persona che non poteva comperare la playstation 1 potrebbe avere la possibilità di comperarla ad un prezzo più basso ora che siamo alla versione 3? perchè devono toglierla dal mercato? sono certo che produrla adesso costerebbe pochissimo ...potrei avere un tubo catodico da 32 pollici a 100 euro? e cosi via per molti dei prodotti tecnologici, ad esempio un pc che può creare cultura.

ultimo esempio (fatemela dire perchè è fresca) di scandalo statale: 60 km/h su strada rettilinea con limite di 50 = 159 euro. pensiamo ad uno stipendio di 1000 e ditemi se si può definire politica sociale o, ancora più ridicolamente, politica per la sicurezza!

Anonimo ha detto...

scusate, errata corrige:

Da parte del privato lo scandalo è non dare alternative (vedi tavernello), per massimizzare il profitto............


lo so ..sono abituato a fare la brutta!

Freeman ha detto...

il tema dei mercati dove non ci sono alternative, cioè dei monopoli naturali, è molto interessante, infatti volevo dedicargli un post tutto suo, entro la fine del 2008 lo faccio.
il discorso sulla playstation lo condivido e hai ragione, vale in generale per tutte le cose tecnologiche, non so perchè nessuno prova ad offrire oggetti semplici a poco prezzo, intatnto però si potrebbe favorire mercatini e fiere dell'usato,(comunque la playstation 1 la trovi su ebay).
sulla multa che dire? in quel caso è un'estorsione e pure una presa in giro perchè in Italia la pena è inversamente proporzionale alla gravità del reato