lunedì 27 ottobre 2008

La scuola che non c'è

Ci sono molte cose, nell’Italia di oggi, che rappresentano una grossa fregatura per i giovani. Una delle principali è la scuola. Se lo sapessero non la difenderebbero, non la occuperebbero, non seguirebbero i professori indottrinatori, gli unici che ci guadagnano nella situazione attuale di un paese in declino.
La scuola uscita dal ’68 è la più mostruosamente classista del mondo, infatti non fornendo una preparazione volta al mercato non dà nessuna possibilità a chi vuole emergere. La situazione a cui è necessario porre rimedio è la seguente: scuola e università, per ragioni ideologiche, sono state tenute separate e slegate dal mondo dell’impresa con il risultato che i titoli di studio, sul mercato del lavoro, valgono zero! Leggetevi le offerte di lavoro, vi sembra che la scuola stia preparando per questo? Certo l’Università a basso costo per tutti è una bella cosa per la cultura, ma i figli dei lavoratori (categoria alla quale appartengo) hanno studiato per avere un futuro lavorativo, cosa che l’Università italiana non garantisce, quindi chi ha già un posto che lo aspetta bene, per gli altri c’è il pezzo di carta inutile. Volete un altro dato di fatto in proposito: nonostante l’altissimo tasso di abbandono universitario, i laureati italiani sono i meno pagati di tutta Europa, (i professori non lo so, di sicuro sono i più inamovibili del mondo).
Non solo la scuola è inutile per cercare lavoro, ma fallisce anche miseramente nello scopo di fare cultura: gli studenti italiani sono gli ultimi nelle classifiche internazionali, cioè sono mediamente i più ignoranti, soprattutto in matematica. Infatti non capiscono una cosa elementare: da 39 anni lo Stato italiano spende più di quello che incassa. Ogni anno i soldi che mancano li chiede in prestito, cioè fa dei debiti, che qualcuno dovrà pagare. Quindi è facile protestare per i tagli, ma proprio loro che pagheranno un conto salato per i debiti fatti fino ad oggi, chiedono di continuare a farne? E’ quantomeno bizzarro. Certo l’istruzione è importante, ma lo è anche la salute, la giustizia e così via, ma se vogliamo continuare in futuro ad avere istruzione, salute, giustizia i conti bisogna metterli in ordine.
Ci si lamenta sempre dei ricercatori che devono andare all’estero, benissimo allora vuol dire che all’estero le cose funzionano meglio, applichiamo quello che fanno all’estero, applichiamolo a tutti studenti e professori e sapete cosa succederebbe: cortei, occupazioni, slogan. Perché il dramma è questo: quello che più risulterebbe utile e ciò che più ferocemente viene avversato.
La scuola, a partire dalle superiori, dovrebbe dare la possibilità allo studente di scegliere se indirizzarsi verso un percorso puramente teorico o di inserimento nel mondo del lavoro. Questo approccio dovrebbe essere ancora più marcato a livello universitario. Nel percorso finalizzato ad uno sbocco lavorativo, l’Università dovrebbe lavorare a stretto contato con il mondo delle imprese, per progettare i corsi di studio e consentire agli studenti, ad esempio attraverso gli stage, di maturare esperienze utili.
Questi semplici concetti riguardano gli studenti in età della ragione, certamente non sono rivolti a quei poveri bambini delle elementari che cantavano il coretto contro il ministro cattivo, a loro dico solo: pensate a giocare e a divertirvi che per intristirvi con la politica c’è tempo.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

CONSIDERATO CHE ALL'ASILO DI MIO FIGLIO DEVO ANDARE A VOTARE PER ELEGGERE IL "RAPPRESENTANTE INTERCLASSE" CONFERMO CHE L'INDOTTRINAMENTO C'E' DALLA PIU' TENERA ETà.....
sparkina

Anonimo ha detto...

io vi ammiro per la pacatezza dei vostri commenti, però mi sembra abbiano superato il limite: parlano di informazione monopolizzata e vanno a fare volantinaggio a partire dalle elementari ed il porta a porta per i + grandi. parlano di libertà di pensiero e applicano un vero lavaggio del cervello a bambini di 5 anni (loro, cosi attenti ai bisogno dei + deboli e cosi critici contro una cultura in cui siamo cresciuti perchè "troppo standardizzante ed invadente").
parlano di libertà sessuali e di costume e sono pronti a crocifiggere magari la prima persona che "il suo costume" l'ha usato per un'ottima carriera e non in cambio di una sola canna.


un moderato