lunedì 4 luglio 2011

Un anno senza Taricone

Perché ricordare Pietro Taricone ad un anno dalla sua morte? Non per la morte tragica, che spesso rende immortali e sempre giovani coloro che muoiono prematuramente. Di fronte alla morte si prova sempre dolore ed è fin troppo banale che la morte di un personaggio famoso valga quanto quella di ciascuno di noi; ma un personaggio pubblico, volente o nolente, rappresenta qualcosa, porta dei messaggi che raggiungono una moltitudine di persone.
Non è stato un attore da oscar, ma io credo che il personaggio di Pietro Taricone portasse con sé una positività rara tra la moltitudine delle figure che affollano tv e giornali. E per questo meriti di essere ricordato.
Intanto era una figura sana, sportiva, in un mondo dove si associa l’essere VIP con i privè dove ci si chiude a sniffare cocaina; lui provava emozioni vere volando in cielo, lui era ‘o guerriero, ed incarnava con la propria fisicità tutto un modo di essere.
Il suo fisico non era solo una cristalleria da esibizione, ma lo specchio di un uomo di carattere. In quella prima edizione, quando all’interno della “casa” non sapevano la risonanza profonda che avrebbe avuto il programma, Pietro era sempre in azione, sempre su di giri, carico come una molla, ironico e gagliardo, una persona positiva appunto, che spiccava nella tv dei casi umani, dove avere problemi ed essere depressi sembra essere un titolo di merito e non una situazione da superare.
Certo nella casa ha mostrato anche immaturità, quell’immaturità nel rapporto con le donne (da collezionare più che da amare), quell’immaturità fatta di esibizionismo, machismo, esaltazione, presunzione, quell’immaturità giusta in un giovane e che i giovani devono affrontare per poter diventare uomini e Pietro ha dimostrato che si può maturare.
Ha dimostrato anche cosa vuol dire avere carattere: vuol dire essere a proprio agio in tutte le situazioni, dentro la casa, sotto i riflettori, ma anche da soli lontano dal successo.
Forse per intelligente opportunismo, forse perché ne aveva bisogno, una volta uscito dalla “Casa del Grande Fratello” non si è messo in coda a mendicare un’ospitata in qualche trasmissione, dove lo scopo è fingere di litigare sul nulla. Si è preso il proprio tempo, ha percorso la propria strada. Che differenza con tutti questi personaggi maschili e femminili pronti a prostituirsi, insicuri, che seguono il primo viscido pigmalione che incontrano, che ripetono come degli automi la propria parte, o con le star che blandiscono l’opinione pubblica appiattendosi su tutti i luoghi comuni politically correct senza sapere di cosa parlano.
Anche nella vita privata è stato un simbolo che ho apprezzato, ha tenuto insieme la propria famiglia, e non è facile per nessuno, ma a maggior ragione in un ambiente dove ci sono mille trabocchetti e mille tentazioni.
Se n’è andato presto, ma nel poco tempo che ha avuto, ha detto molto; altri e altre possono starci secoli in tv senza riuscire a fare altrettanto.

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