mercoledì 21 marzo 2007

Marxismo 2, funzionamento e disfunzioni

Nel 1989 le televisioni mostrano ad un Occidente sorpreso e quasi incredulo l’assalto e l’abbattimento del Muro di Berlino. Il crollo del Muro simbolo del crollo dei regimi sovietici, una Guerra Fredda, che sembrava dover perdurare indefinitivamente, cessa quasi all’improvviso con la vittoria del fronte atlantico. Come si sa quando una guerra, un’impresa, un progetto va male è difficilissimo attribuirne la paternità a qualcuno, tutti si defilano dichiarando “io non volevo, non è colpa mia, io l’avevo detto…”, invece le vittorie hanno molti padri ed aspiranti tali.
Generalmente le due figure cui più di frequente si riconduce questa paternità sono Ronald Reagan e Giovanni Paolo II. Certamente la fermezza, senza cedimenti, con la quale si sono opposti al regime sovietico ne fa meritatamente i capofila di questa vittoria storica, ma credo che si debba onestamente accettare il fatto che il sistema sovietico è crollato perché non stava più in piedi. Il sistema economico, burocratico, sociale dell’URSS e dei suoi satelliti non produceva ricchezza; produceva molte armi, e di ottima qualità, ma per sostenere l’industria bellica sacrificava materialmente la vita dei suoi abitanti riducendola ai minimi termini, creando così una situazione in cui c’erano solo due vie di uscita: la guerra o un cambio si sistema.
L’aspetto su cui mi preme ragionare è questo: nessun regime comunista ha mai funzionato, può mai funzionarne qualcuno?
Secondo me no e vi spiego perché. Innanzi tutto chiarisco che, per funzionante, intendo un sistema che realizzi almeno due presupposti che dichiara di perseguire e cioè l’uguaglianza e l’eliminazione della povertà.
Per perseguire l’uguaglianza il Comunismo proibisce la proprietà privata dei mezzi di produzione, attribuendola allo Stato. Qui nasce il primo problema perché chi intraprende una qualsiasi attività economica lo fa al fine di vendere un bene od un servizio, partendo dal presupposto (a volte giusto a volte sbagliato) che ci sia qualcuno disposto a comprarlo, lo Stato Comunista deve decidere cosa produrre e, per fare tutti uguali, darne a tutti. Esempio: lo Stato fabbrica automobili, un unico modello e ne dà una a tutti. E’ chiaro che ci sarà qualcuno che ha bisogno dell’auto o a cui quella auto piace un sacco che sarà soddisfatto, qualcun altro che non ne ha bisogno o non ha la patente che non se ne fa nulla e quindi già l’uguaglianza va a farsi benedire. Allora c’è una soluzione: si dà uno stipendio uguale a tutti e poi ognuno compra quello che gli pare, in questo caso nasce una difficoltà e cioè che per soddisfare esigenze particolari, ad esempio produrre tavole da surf o strumenti musicali, bisogna distogliere forze produttive da altri consumi di massa. Il problema più grosso è però un altro: e se io mi accontento di metà stipendio per andare mezza giornata al mare? Bene è una scelta personale non saremo più tutti uguali ma pazienza, peccato che se questa scelta diventa numerosa il totale della produzione diminuisce e quindi si potrà garantire sempre meno prodotti da distribuire; magari c’è qualcuno che si offre di lavorare il doppio: ma allora bisogna pagarlo di più, si arricchisce questo non è più Comunismo.
Sono esempi estremi ed elementari, certo non stiamo parlando di teorie economiche, ma dimostrano come non si può avere uguaglianza se non livellando verso il basso.
C’è poi l’aspetto più importante: i lavori non sono tutti uguali, chi stabilisce chi fa cosa?
Se dobbiamo guadagnare tutti la stessa cifra io preferisco fare ad esempio quello che testa le apparecchiature delle beauty farm, degli alberghi, delle palestre oppure se proprio ci devono essere solo fabbriche preferisco fare il dirigente, perché dovete sapere che anche in URSS c’era la classe dirigente e sapete come veniva selezionata? Semplice i comunisti comandavano, peccato che dopo aver eliminato fisicamente tutti gli avversari politici, gli alleati, i dissidenti, Kulaki, prigionieri di guerra e minoranze etniche, sono rimasti solo comunisti, tutti iscritti, ma dell’uguaglianza neanche l’ombra, ecco l’unico modo in cui il Comunismo può funzionare: mantenere una buona percentuale di non comunisti su cui comandare e giustificare così con la formula ipocrita di dittatura del proletariato la mancanza di uguaglianza.
L’ultima cosa che ci dovrebbero spiegare i comunisti è perché non dovrebbe esserci miseria in un società dove non c’è alcun stimolo a creare ricchezza. Se trattiamo di attività economiche significa che lo scopo è conseguire un profitto, o guadagnarsi uno stipendio, se eliminiamo questo stimolo di base non c’è più senso ad impegnarsi in qualcosa che ci viene imposto dall’alto.

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