mercoledì 14 novembre 2007

Tremonti, il mercatismo e la globalizzazione

Giulio Tremonti nelle sue apparizioni televisive concentra i propri interventi su alcuni argomenti economici di portata generale: la globalizzazione, le nuove potenze economiche asiatiche, il libero commercio. Le sue considerazioni e le sue ricette appaiono abbastanza eretiche rispetto all’ortodossia liberista.
Semplificando il discorso, Tremonti imputa alla crescita economica asiatica, le difficoltà e l’impoverimento della nostra economia e propone di ripensare il libero commercio internazionale stabilendo delle norme che rendano più difficile per le economie emergenti fare concorrenza grazie al basso costo della manodopera ed all’assenza di regolamenti in tema di ambiente, tutela dei lavoratori, sicurezza ecc….
Esporrò per prime le mie perplessità su questo schema, per finire invece con gli aspetti che reputo meritevoli di essere sostenuti.
La prima obiezione è che i problemi denunciati sono piuttosto peculiari della situazione italiana, le difficoltà della nostra economia sono molto più accentuate rispetto alla realtà dei nostri partner europei, che soffrono molto meno di noi le conseguenze della globalizzazione. Non è necessario inventare nulla di trascendentale, è sufficiente guardare ai punti di forza dei paesi simili al nostro e possiamo trovare dei modelli in grado di invertire la decadenza del nostro paese: Gran Bretagna, Germania, Francia, Spagna sono stati in grado di aumentare il proprio benessere anche in questa epoca di concorrenza globale.
Il “mercatismo”, inteso da Tremonti come il dogma che impone il libero commercio, è visto come il meccanismo che ci fa “importare povertà”. In realtà la delocalizzazione delle strutture produttive e l’acquisto all’estero di merci a buon mercato di per sé non significa automaticamente una diminuzione del livello di vita nei paesi economicamente maturi. Il problema è di avere una struttura dinamica in grado di adattarsi, mutando il genere di lavoro svolto ed il genere di impresa. Sappiamo che l’euro ha introdotto una rigidità importante: abbiamo un tasso di cambio prefissato verso l’Europa e non possiamo svalutare verso il resto del mondo quindi è necessario flessibilizzare gli altri fattori.
Il governo dell’Euro segue logiche più o meno discutibili, ma certamente non tarate sulle nostre necessità; questo aspetto non deve però essere enfatizzato: l’Italia è un paese economicamente disomogeneo ed anche governando la lira si doveva tenere insieme esigenze inconciliabili, basti pensare allo squilibrio nord-sud.
Tutto il nostro sistema è debole e deve essere rafforzato sotto tutti i punti di vista: formazione dei lavoratori, evasione fiscale, ammortizzatori sociali…. Tutto deve essere tarato per rendere il sistema competitivo ed in grado di generare benessere diffuso.
Si parla tanto di globalizzazione, ma non bisogna dimenticare che il commercio mondiale è molto lontano dall’essere un sistema di libero scambio e che il liberismo o il neoliberismo va per la maggiore in teoria, ma è poco applicato nella pratica, soprattutto nel nostro paese.
Le economie più libere sono quelle più sviluppate, questo è il dato da cui non si può prescindere. Prima di parlare di dazi o di guerre doganali riflettiamo attentamente: noi dipendiamo disperatamente dalle esportazioni, soprattutto negli ultimi anni la nostra economia ha saputo crescere solo grazie alle esportazioni, rischiamo di scatenare guerre commerciali che ci vedrebbero come i più danneggiati. Altro aspetto da tenere presente in questa ottica: siamo terribilmente piccoli, non illudiamoci di poter imporre la nostra visione o i nostri modelli; negli anni '60 eravamo ancora uno dei paesi più popolati, ma oggi moltissimi paesi ci hanno superato, rappresentiamo meno dell’1% della popolazione mondiale e con un’economia ferma.
La Cina, paese-simbolo degli emergenti percepiti come una minaccia, inonda il mondo con merci a basso costo e spesso scarso valore, ma sta diventando una potenza e lo sviluppo di settori avanzati è dietro l’angolo.
Detto questo è giusto aggiungere che gli squilibri denunciati da Tremonti sono reali, in particolare il deficit commerciale e l’indebitamento privato degli USA sono gravi e possono generare crisi profonde.
Quindi ha ragione su questo: studiare bene la struttura dell’interscambio, il vantaggio che deriva dal commercio internazionale c’è se si importa la stessa merce ad un prezzo inferiore, non se si importa roba di scarsa qualità. In altre parole che vantaggio abbiamo ad importare giocattoli da 1 euro, che si rompono dopo una settimana o bianchetti precotti surgelati che vengono rivenduti da ristoranti alla moda come fossero pesce fresco.
Inoltre il sistema finanziario e monetario appare inadeguato, un mercato funziona bene se c’è un accesso paritario e regole comuni, soprattutto per quello che riguarda i movimenti di capitali, la convertibilità delle valute, le emissioni e l’accessibilità ai titoli. Qui c’è molto da fare e non bastano certi i dazi a metterci al riparo dalle bolle speculative innescate dalla marea di liquidità che circola.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

oQuesto post è un capolavoro.
Primo: perchè ne condivido il contenuto dalla A alla Z.
Secondo, perchè constato che anche tu sei rimasto abbastanza disgustato dal vedere Tremonti - qualche settimana fa, ad Anno Zero - mentre attaccava le politiche "iper liberiste". Cosa che lui ha pronunciato con tale disprezzo, che sembrava quasi il tono di Bertinotti nei confronti delle politiche "neoliberiste".
Tremonti è un socialista, c'è poco da fare. E la cosa che mi ha irritato di più, quando si è parlato di scarsa qualità del capitale umano, è che non abbia detto nemmeno mezza vocale da liberale. Cosa ci voleva a dire: va abolito il valore legale del titolo di studi e vanno privatizzate le università?
Tremonti - con noi - c'entra come i cavoli a merenda!
Grazie per aver segnalato questo post (e mi auguro che non sia l'unico).
A presto..

Freeman ha detto...

il problema è farlo stare alla larga dal ministero dell'economia senza che sembri una bocciatura: credo che dovremmo iniziare una petizione popolare per proporlo come futuro presidente della camera!!!