domenica 30 dicembre 2007

Pillole di Storia

Il poco tempo a disposizione mi impedisce di sviscerare molti argomenti interessanti, propongo quindi 3 temi di storia, per stimolare la curiosità dei lettori, che magari decideranno di approfondire quello che ritengono più meritevole.

Il primo argomento riguarda il Pakistan e le origini della presenza islamica nel subcontinente indiano. La prima spedizione è datata 644 d.C., si deve essere trattato di una missione di carattere esplorativo ed i territori visitati non devono aver impressionato gli Arabi che, per alcuni decenni, non vi faranno ritorno; questo è il resoconto che riportano le fonti: “l’acqua è poca, la frutta scadente, i predoni audaci; se si mandano truppe scarse verranno trucidate, se ingenti moriranno di fame”. Si tratta di una descrizione fedele dei territori desertici del Sind, dove anche Alessandro Magno, di ritorno dall’India, perse quasi tutto il suo esercito.
Ma l’espansione degli Arabi era troppo forte e le rotte verso l’India troppo preziose per essere disturbate dai pirati alle foci dell’Indo. Nel 711 il governatore Ommayade dell’Iraq armò una spedizione guidata da Muhammad bin Qasim che conquistò il Sind e pose la propria residenza a Brahmanabad.
La porta per il cuore dell’India è però molto più a nord al confine con l’attuale Afghanistan e da lì che nei secoli sono passati numerosissimi conquistatori. Già nel 724 la Valle dell’Indo fino a Multan venne sottoposta ad un governatore arabo. Furono però i Turchi, che dall’Asia Centrale avevano preso possesso di numerosi territori islamici, a penetrare profondamente nei territori indiani, dapprima con incursioni che avevano lo scopo di razziare, successivamente occupando stabilmente i territori. Il primo di questi conquistatori fu Mahmud di Ghazni che nel 997 devastò il Punjab. Vi ritornerà per altre sedici volte seminando distruzione e morte. Fu poi la volta dei Turchi Ghuridi che nel 1186 conquistarono Lahore e nel 1193 Delhi, dove il sultano Muhamad di Ghur lasciò il proprio luogotenente Qutb-ad-Din Aibak a consolidarne il possesso, fu quest’ultimo nel 1206 a proclamarsi sultano di Dehli, dando inizio ad una presenza definiva del potere islamico in India.


Facendo un salto spaziale e temporale passiamo alla grande varietà di entità “statali” che incontriamo in Medio Oriente intorno al XXV e XXVI secolo a.C.
L’epoca, che ricolleghiamo alla IV dinastia egiziana, quella di Cheope e delle grandi piramidi di Giza, vede molte realtà avanzate anche nel polo mesopotamico ed in quello siriano.
Le principale sono: Kish con il sovrano Mesalima; Ur con Mesanepada, Meskiagnuna, Balulu; Lagash con Enkhengal, Urnanse, Akurgal, Eannatum, Eannatum II, Lugalanda, Urukagina; Umma con Us, Enakale, Urlumma, Lugalzagesi ed altri centri ancora come Accad, Hamazi e soprattutto Ebla con la sua particolare istituzione delle regine madri (su cui esistono pareri discordi e che curiosamente non viene mai citato come esempio di antico matriarcato, soppiantato dall’egemonia maschile) e del conteggio dei regni.


Ultima pillola l’episodio di guerra asimmetrica (diremmo oggi) che coinvolse i persiani contro gli Sciti. L’imperatore persiano Dario voleva impossessarsi dei territori abitati dagli Sciti. Questo popolo, che tra l’altro parlava una lingua imparentata con l’iranico, viveva ancora in modo seminomade, reagì di fronte all’invasione persiana rifiutando lo scontro diretto, ma piuttosto con rapidi attacchi ed altrettanto rapide ritirate, sfruttando la propria abilità di cavalieri e di arcieri. Esasperato dal prolungarsi della campagna Dario inviava ambasciate in cui chiedeva o la sottomissione o la battaglia, ma invano. Fino a quando il re scita Idantirso mandò un messaggero che portava dei doni: un uccello, un topo, una rana e cinque frecce. Dario interpretò i doni come una volontà di sottomissione, ma il suo consigliere Gobria capì il vero senso, gli Sciti volevano dire: “Se voi, Persiani, non diventate uccelli e volate in cielo, o non diventate topi e andate sotto terra, o rane e saltate nelle paludi, sarete colpiti da queste frecce e non tornerete mai in patria.”
I Persiani si ritirarono e continuarono a regnare sui popoli sedentari, gli Sciti continuarono a vivere nei loro territori, prima di essere sommersi da migrazioni di altri popoli della steppa euroasiatica.

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