martedì 1 gennaio 2008

60 anni della Costituzione italiana

Il 1° gennaio 1948 entrava in vigore la nostra Costituzione. L’Italia di allora era un paese ancora prevalentemente agricolo, uscito da una guerra traumatica, soprattutto perché ha visto crollare le proprie certezze, le proprie istituzioni, un’Italia sconfitta, amputata territorialmente e, cosa più gravida di conseguenze, divisa da una guerra civile, specchio di un mondo diviso.
Questa è la composizione dei seggi dell’assemblea costituente: Democrazia Cristiana 207, Partito Socialista 115, Partito Comunista 104, Partito Liberale 41, Uomo Qualunque 30, Partito Repubblicano 23, Blocco Nazionale 16, Partito d’Azione 7.

Le divisioni ideologiche dei costituenti non possono non dare vita ad un testo che è tutto un compromesso, pieno di dichiarazioni vaghe, che si prestano ad interpretazioni molto distanti tra loro. Un testo molto lungo che intende regolare tutto il possibile ma con molti articoli che restano inapplicati ed un equivoco di fondo mai risolto.
L’equivoco è la debolezza istituzionale che la Costituzione sancisce, l’immobilismo del nostro paese, la sua incapacità di decidere trae origine dalla scelta dei costituenti di avere dei governi deboli e dei poteri in grado di paralizzarsi a vicenda. Questo assetto nasce dalla paura, spesso sottolineata, di un ritorno a forme di regime come quello fascista appena abbattuto. Ma non è solo questo: la paura principale è di mettere troppo potere nelle mani degli avversari politici, le sinistre non vogliono dare ai democristiani la possibilità di governare e viceversa. La prevalenza assoluta del Parlamento sul Governo è il seme della partitocrazia. I partiti politici diventano i veri dominus della Repubblica, gli aspetti formali della Costituzione mascherano una realtà, forse non prevista, ma che si manifesta precocemente: le decisioni avvengono all’interno delle segreterie partitiche; i dibattiti reali, le trattative e i mercanteggiamenti non avvengono nelle sedi istituzionali, ma tra quei soggetti forti in grado di dialogare o imporre le proprie decisioni ai vertici dei partiti o a correnti degli stessi.

C’è un altro elemento decisivo che muta i partiti, dalla loro funzione di mediatori del consenso sociale, in concessionari del potere. Questo elemento è lo statalismo che la Costituzione promuove senza indugi.
Le culture prevalenti nell’assemblea costituente non hanno alcuna fiducia nella libertà individuale, né nel mercato, né nell’iniziativa privata, considerano il cittadino un elemento da tenere sotto tutela, da indirizzare, da educare. Ritengono che lo Stato sia in grado di fare tutto e di fare meglio.
Danno vita dunque a questo paradosso: rifiutano l’autoritarismo fascista; disciplina, doveri e responsabilità (e anche Patria) sono parole bandite dal nuovo lessico politico; ma nello stesso tempo non adottano una filosofia liberale, che metta al centro la libera scelta individuale. Adottano una terza via: la spartizione del potere, della ricchezza ed in definitiva del potere, usando il denaro pubblico per comprare il consenso ed accontentare le clientele.
Uno Stato autorevole e forte è lo Stato che adempie con efficacia ai propri compiti, pochi o tanti che siano. Lo Stato italiano nasce debole e diventa nel tempo un pachiderma che occupa ogni spazio, portando con sé, ovunque mette piede, i veri centri del potere costituito: i partiti.
L’unico accorgimento che avrebbe limitato questa degenerazione poteva essere di mettere delle norme costituzionali per obbligare i partiti ad avere una democrazia interna. Ma non fu fatto e del resto anche la norma analoga che riguarda i sindacati è rimasta lettera morta.

C’è anche un motivo esogeno che ha impedito all’assetto istituzionale di funzionare, l’Italia era un paese a sovranità limitata, come nei secoli passati terreno di scontro di altre potenze. Una delle grandi forze politiche esistenti, cioè il PCI, non poteva governare, né imporre i propri progetti, perché l’Italia era assegnata all’altro campo. L’altra grossa forza, la DC, era destinata a governare sempre e comunque. Questo blocco del sistema ha reso inevitabile il malfunzionamento della democrazia e l’approdo ad una spartizione, piuttosto che ad un’alternanza.
La fine della Guerra Fredda ci ha lasciato soli con i nostri problemi. Non siamo nemmeno più terreno di scontro, perché siamo un paese ai margini della nuova geografia delle potenze odierne.
Nonostante ciò e nonostante i tentativi di modifica fatti, la Costituzione è sempre quella. Il motivo principale è che anche le riforme costituzionali sono diventate parte della propaganda, bandiere da sventolare, slogan che vengono bene per la retorica, ma nel concreto non sono coerentemente portate avanti con convinzione.
Il Centrosinistra ha modificato in modo disastroso il Titolo V solo per cercare di prendere qualche voto al nord. Il Centrodestra ha messo in campo quelle riforme che, nella sostanza se non nella forma, avrebbero consentito di fare un passo avanti. Però i leader hanno dato l’impressione di subire il percorso di riforma come un compito fastidioso da espletare, piuttosto che una necessità per il paese. La riforma non è stata adeguatamente spiegata e difesa e non ha retto l’esame del referendum.

D’altro canto anche la difesa dell’attuale Costituzione viene fatta in modo del tutto acritico. Durante la campagna per il referendum se ne sbandierava la sacralità, come se fossero messi in discussione i principi di democrazia e libertà. Chi ieri gridava all’attentato ai diritti costituzionali, oggi propone le stesse modifiche che ha condannato e che ha contribuito a far bocciare.

Non c’è una panacea per i mali dell’Italia, ci sono tanti tasselli da mettere a posto. Uno di questi è la Costituzione.
Possibilmente prima dei prossimi 60 anni.

2 commenti:

Massimo ha detto...

Complimenti, doppi, anzi tripli.
Il primo per l'analisi.
Il secondo per la volontà di scrivere il 1° gennaio :-)
Il terzo per aver avuto il coraggio di celebrare una delle cause maligne della nostra situazione da nazione di serie "b": la "costituzione nata dalla resistenza antifascista ... bla ... bla ... bla ...":-D
Buon Anno !

Freeman ha detto...

Buon anno anche a te e grazie dei complimenti!