mercoledì 23 gennaio 2008

I guerrieri lupo nell'Europa arcaica


“I guerrieri-lupo nell’Europa arcaica” di Christian Sighinolfi è un breve saggio in cui l’autore ci trascina in un vortice di citazioni, tra passi di poemi epici, fatti storici, leggende, miti, tutto intorno al tema del rapporto tra l’uomo e la sua parte selvaggia, il guerriero che cerca la forza dell’animale, forza utile in battaglia ma che può diventare socialmente pericolosa. L’uomo ed il lupo, l’uomo e l’orso, la forza che scivola facilmente nella ferocia, nel furore e nella pazzia.

Come dice il sottotitolo: “Aspetti della funzione guerriera e metamorfosi rituali presso gli Indoeuropei”, il libro analizza ed accosta le varie tradizioni dei popoli indoeuropei per coglierne i tratti simili, cercando quindi di intravedere quelle pratiche più antiche, sviluppate prima che i comuni antenati di Germani, Celti, Greci, Italici si dividessero in tutti questi popoli.
Interessante a questo proposito la ricorrenza del numero 9 come periodo di passaggio, iniziazione o espiazione; 9 giorni resta appeso ad un albero, con il costato ferito da una lancia, il dio Odino, per poi rinascere a nuova vita; nella Saga dei Volsunghi si narra la storia di Sigmundr e Sinfjotli che, indossate delle pelli di lupo, dovettero vagare per nove giorni ululando ed uccidendo, per riacquistare solo il decimo giorno il proprio aspetto e comportamento umano; Plinio il Vecchio racconta la storia di Demeneto di Parrasia che avendo mangiato carne umana durante un sacrificio a Zeus, si trasforma per nove anni in lupo e riprende le proprie sembianze il decimo anno. La magia legata al numero 9 è dovuta al fatto che è il prodotto dei 3 tempi, passato, presente e futuro con i 3 universi, inferi, terra e cielo.

Passando dalla Scandinavia ai Celti, incontriamo i berserkir, gli ulfheonar, i fianna, si passa poi a Roma con la confraternita dei lupercali, del resto la città stessa è fondata da un uomo allevato da una lupa, fino ai lykanthropos greci, il libro scorre velocissimo e lascia la voglia di approfondire tutta la massa di spunti interessanti che l’autore propone.
Unico appunto: non è spiegato chiaramente il riferimento ai Daci ed alla loro collocazione in Asia Minore. Per il resto un plauso a Christian Sighinolfi ed un invito a scrivere ancora, magari raccontandoci in maniera più approfondita qualcuno dei temi affrontati.

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