venerdì 28 settembre 2007

La miglior autopresentazione mai sentita

A fly in the ointment,the monkey in the wrench, the pain in the ass.
Non male la traduzione italiana, a parte che l'espressione "zeppa nel culo" non l'avevo mai sentita, forse è tipica di qualche altra regione italiana, avrebbe reso meglio l'idea una "zecca nel culo".
Qualche volta anch'io mi sono sentito così, o comunque sono stato percepito così dagli altri, mio malgrado, quello fuori dagli schemi; altre volte avrei voluto esserlo ma mi sono dovuto imporre il contrario.
Comunque quello che mi piace del personaggio di John McClane è il suo essere libero: può tagliare la corda, ma non lo fa, anche se ha tutto da perdere a restare, però lo ritiene giusto e si comporta di conseguenza; è spiantato ma non lo puoi comprare, è solo ma non lo puoi impaurire.

martedì 25 settembre 2007

Etanolo. Mi sono sbagliato: Patorno ha i numeri.

L’ingegnere Luciano Patorno mi ha risposto fornendomi, a grandi linee, i numeri relativi al conto economico dell’impianto da lui progettato, in grado di produrre, con 500.000 tonnellate di biomasse, 160 milioni di litri all’anno di etanolo.

Dai costi stimati emerge dunque la possibilità concreta di arrivare ad un utile annuo di 44 milioni di euro.

Credo quindi che in tempi brevi, compatibilmente con le incrostazioni del sistema burocratico italiano, si possa assistere al primo timido passo verso quella che sarebbe una rivoluzione: carburante dai rifiuti.

Questa vicenda costituisce comunque un ottimo paradigma di come l’innovazione tecnologica, e le leggi del mercato, possono essere la risposta a coloro che vedono solo scenari apocalittici nel nostro futuro. Un enzima geneticamente modificato da una biologa e un impianto in grado di sfruttarlo, progettato da un ingegnere creativo (in questo caso non è un ossimoro :-)) danno una possibilità economicamente praticabile rispetto a quella benzina che fino ad oggi non aveva sostituti.

I catastrofisti di oggi hanno illustri predecessori ed avranno molti epigoni; quando il picco del petrolio o il crollo del dollaro saranno passati senza aver provocato la rivoluzione mondiale, ci sarà qualche altro fantasma da agitare. Però, prima di rassegnarsi all’idea di tornare all’età della pietra, per fortuna qualcuno che studia qualche alternativa c’è.

domenica 23 settembre 2007

Il petrolio finisce. Non c'è problema.

L’era del petrolio è finita, questo di desume dall’articolo pubblicato da “il Giornale” una settimana fa. La cosa dovrebbe rimbalzare da un notiziario all’altro, invece nessun media ha ripreso la notizia, allora, da buon scettico, ho fatto qualche semplice ricerca.
Ma facciamo un passo indietro e riassumiamo l’articolo di Stefano Lorenzetto: un ingeniere genovese, Luciano Patorno ha progettato un impianto che sfrutta una scoperta di una biologa statunitense, Nancy Ho, la quale ha creato degli enzimi in grado di produrre una quantità di etanolo doppia rispetto a quanto di riusciva a fare fino ad oggi.
In pratica in questo impianto si introducono rifiuti ed esce etanolo. I rifiuti utilizzati sono quelli di origine vegetale, inclusi legno, carta, cartone, il costo di produzione è uguale a quello della benzina verde cioè 30 centesimi di euro. Dai soli rifiuti urbani si può arrivare a ricavare il 30% del fabbisogno nazionale ma secondo i calcoli esposti, piantando pioppi nei terreni incolti presenti in Italia, si parla di un milione di ettari, si arriva tranquillamente all’autosufficienza. Così tanto per cominciare mi sono preso un articolo uscito sul Corriere della Sera il giorno 1 maggio, articolo in cui il premio nobel Carlo Rubbia esponeva le prospettive proprio del bio-etanolo. Rubbia citava il pioppo ed il miscanthus come le due piante più adatte allo scopo. La resa indicata da Rubbia per il pioppo è 6.500 litri all’anno per ettaro. Patorno indica 16.000 litri, evidentemente gli enzimi speciali messi a punto dalla dottoressa Ho riescono ad ottenere effettivamente una resa più che doppia. Per il miscanthus Rubbia indica 14.000 litri, ma si potrà arrivare a 35.000 litri. Detto questo e considerando che un impianto costa 65 milioni di euro e che con cento impianti l’Italia è autosufficiente viene da chiedersi perché non parte questa nuova corsa all’oro. Patorno cita una impianto già funzionante in Canada. Questo impianto è gestito da una società che si chiama Iogen. Facendo una rapida ricerca ho trovato questa società nel rapporto ambientale 2006 della Shell, che sostiene di aver investito convintamene nel progetto. Come è naturale sono infatti le società petrolifere ad avere il maggior interesse a sviluppare tecnologie di questo tipo.
A questo punto l’unico freno che posso immaginare è la redditività dell’impianto descritto. In effetti questo dato viene taciuto. Patorno parla di un ritorno annuale di 44 milioni ma, considerando la produzione di 160 milioni di litri, credo che faccia riferimento al fatturato. Quando uno investe però calcola una stima del profitto atteso, cioè spendo 65 milioni per costruire l’impianto? Bene diciamo che voglio un profitto di 13 milioni all’anno tale che in 5 anni mi sono ripagato l’investimento e poi è tutto guadagno. Possiamo cambiare i dati, ma in linea di principio il ragionamento è questo. Quindi dire che fatturo 44 milioni non chiarisce nulla in questo senso. Perché se su 44 milioni me ne rimane 1, allora meglio comprarsi 65 milioni di bot, se invece me ne rimangono 20, allora (viste le dimensioni del mercato) sto per diventare più ricco di Bill Gates.
Tutto questo calcolo dipende da una variabile imprevedibile: il prezzo finale, a sua volta correlato a quello del petrolio. Quindi probabilmente 80 dollari al barile non sono ancora sufficienti a scatenare la corsa all’etanolo da cellulosa, ma se la Shell ci crede forse il prezzo per avere un profitto ragionevole è vicino.
Del resto quanto automobili circoleranno in Cina tra 10 anni?

giovedì 20 settembre 2007

Dati ISTAT, il paese è fermo

Oggi l’Istat ha diffuso il dato sull’occupazione, dietro il dato apparentemente positivo del calo del tasso di disoccupazione si celano numeri preoccupanti.

Il tasso di disoccupazione è sceso perché un numero rilevante di persone che non ha occupazione, soprattutto al sud, ha rinunciato a cercarla.
Il tasso di occupazione, che invece misura quante persone lavorano sul totale della popolazione (indipendentemente dal fatto che uno voglia o no) è diminuito. Ricordiamo che è già uno dei più bassi d’Europa e che nel Mezzogiorno ha valori minimi: lavorano 46,7 persone su cento tra i 15 e i 64 anni. Al nord sono il 66,7 %.

Come fanno notare in molti di fronte a questi numeri, i dati sui consumi procapite non rispecchiano questa differenza e ciò significa una sola cosa, gran parte del differenziale è causato dal “lavoro nero”. La crociata contro l’evasione fiscale capeggiata da Visco e ripresa sui giornali, con roboanti dichiarazioni, sta fallendo, come era facile prevedere e come avevo scritto giusto 3 mesi fa.

Senza una semplificazione fiscale, senza un abbattimento delle aliquote non si può restringere l’area di evasione e non si può di conseguenza combatterla.
I soliti cattivi maestri della dietrologia e del complottismo diranno che questo governo viene messo in difficoltà perché vuole toccare l’evasione fiscale che nel nostro paese è sacra, ma i numeri dicono che ciò è falso. E’ facile sbattere Valentino Rossi in prima pagina per gettare fumo negli occhi dei lettori, è facile anche fare i manifesti con superyacht e stimolando gli istinti peggiori promettere lacrime per gli affamatori del popolo; più difficile dire la verità: i ricconi con residenza e conti bancari all’estero, nella migliore delle ipotesi se ne fregano di me, di voi, di Visco, di Berlusconi, del PD, della CDL, del PDL, della lotta all’evasione, della manovra finanziaria e via dicendo, non gli interessano queste cose perché è sufficiente evitare le stupidate che ha fatto il Valentino Rossi per dormire sonni tranquilli. Nella peggiore delle ipotesi si fanno delle risate pensando a noi poveri cristi, che viviamo con poco e parte di quel poco lo dobbiamo dare pure in tasse.

Io non li invidio, non mi interessa farli piangere, non mi interessa cosa fanno, come vivono e cosa pensano, mi interessa invece il futuro del mio paese e so che, se non cambia il rapporto tra quelli che prendono e quelli che danno, sarà un futuro grigio.

lunedì 17 settembre 2007

Libri Libri Libri

Vi propongo alcuni libri, con annessa valutazione:

5 stelle: imperdibile
4 stelle: molto bello
3 stelle: interessante
2 stelle: c'è qualche spunto di interesse

quelli a una stella e sottozero preefrisco non metterli.

Per i voti, che riflettono unicamente i miei gusti e come tali sono e restano del tutto opinabili, mi sono basato principalmente sulla scorrevolezza della lettura, perchè se è uno è bravo rende avvincente qualunque argomento e poi ho considerato l'originalità delle tesi sostenute e l'interesse dei temi trattati.

Luigi Luca Cavalli Sforza - Geni, popoli e lingue *****
Jacques Soustelle - Olmechi ***
Giovanni Pettinato - Babilonia ****
Andrè Piganiol - Le conquiste dei Romani ***
Johannes Lehman - Gli Ittiti ***
Raymond Cartier - La Seconda Guerra Mondiale ***
Arrigo Petacco - L'armata nel deserto ****
Franco Cardini - Giovanna d'Arco **
Gianni Granzotto - Carlo Magno ****
Gerhard Schweizer - I Persiani da Zarathustra a Khomeini ***
Dennis Mack Smith - Mazzini, l'uomo, il pensatore, il rivoluzionario ***
Martin Gilbert - La grande storia della Prima Guerra Mondiale ***
Max Gallo - La notte dei lunghi coltelli **
Antonio Spinosa - Augusto **
Claudio Azzara - Le invasioni barbariche **
Steve Runcimen - La prima crociata ****
Franco Cimmino - Akhenaton e Nefertiti **
Jean Flori - Riccardo Cuor di Leone ***
Thomas George Eyre Powell - I Celti **
Luciano Canfora - Giulio Cesare, il dittatore democratico ***
Edgarda Ferri - Maria Teresa d'Asburgo **
Carlo Maria Cipolla - Conquistadores, pirati, mercanti ****
Eric John Hobsbawm - Il trionfo della borghesia ***
Furio Sampoli - Costantino il Grande ***
Nicholas Clapp - Ubar ***
Jean-Michel Sallman - Carlo V ***

venerdì 7 settembre 2007

Fini, AN e la destra italiana

Dalla sua nascita nel 1995, Alleanza Nazionale è il principale rappresentante della destra politica italiana. Spesso nella politica italiana le scissioni, le fusioni o le trasformazioni dei partiti sono la reazione ad una perdita di consenso alla quale non si riesce a far fronte, di solito è una reazione che forse rallenta il trend negativo ma non riesce ad invertirlo. La nascita di AN è stato invece un successo perché la trasformazione dell’MSI, con la contestuale scissione di una parte che è voluta rimanere missina tout court, ha raccolto un consenso elettorale molto più ampio della base di partenza.

Facendo la cosa giusta al momento giusto Fini ha vinto, questo è stato senz’altro merito suo, è uscito dalla logica dello sguardo rivolto al passato ed ha costruito un partito di massa, un partito che può governare; ha inoltre sempre puntato alla costruzione di un’aggregazione di centrodestra stabile, che fosse un punto di riferimento costante per una parte dell’elettorato italiano.

Bisogna dire che in 12 anni però il partito non ha saputo accrescere il suo consenso elettorale e questo merita una riflessione, perché se è vero che in Italia non ci sono mai grandi spostamenti elettorali, è anche vero che sia l’agenda politica, sia la società italiana si sono spostate a destra, l’impressione è quindi che ci siano una fetta di elettori potenziali che non vengono convinti.

Io penso che a logorare ed appannare l’immagine di AN sia stato il fatto di aver avuto una certa timidezza ad assumere posizioni decise su alcuni temi come immigrazione, sicurezza, identità nazionale, derivante dal fatto di sentirsi sempre sotto esame da parte dell’opinione pubblica, soprattutto internazionale e dover quindi dimostrare ogni volta di non essere degli squadristi mascherati da democratici.

Si può essere garbati nei modi ma assolutamente intransigenti nei contenuti, si deve fare politica senza complessi altrimenti l’elettore non sa più con chi ha a che fare.

Al di là di questa considerazione generale ci sono state alcune prese di posizione intempestive o inopportune che si sono rivelate controproducenti.

Tra queste ricordo l’iniziativa della “cabina di regia”, quando ci fu la sostituzione di Tremonti. Fini percepì, giustamente, che nel paese c’era uno scontento diffuso verso il Governo e che la linea ufficiale del “va tutto bene” non era la migliore da seguire. Però i problemi maggiori derivavano dall’”effetto euro “, cosa della quale il Governo non aveva responsabilità, mentre la posizione di AN sembrò una sconfessione dell’operato dell’Esecutivo; oltretutto avvenne nel momento in cui Tremonti cercava di far emergere le responsabilità delle banche a danno dei risparmiatori nelle vicende Cirio, Parmalat, titoli argentini (per la cronaca in quel caso Fazio difese le banche e vinse la disputa, qualche anno dopo pestò i piedi alle stesse banche e fu cacciato, quando si dice poteri forti…).

Anche la dichiarazione sulla cittadinanza agli immigrati è criticabile. In astratto il concetto che è meglio integrare che ghettizzare si può condividere, ma la realtà italiana è quella di un paese in crisi demografica assediato da milioni di migranti, è quella di un paese dove intere zone urbane sono già fuori controllo, è quella di un paese in cui né l’economia, né i servizi pubblici sono in grado di assorbire altri ingressi.

Ho qualche perplessità anche su altre questioni come l’ingresso nel PPE, la Costituzione Europea, la scarsa convinzione mostrata nel difendere le riforme costituzionali; invece non considero rilevante la presa di posizione sul referendum relativo alla fecondazione assistita, sia perché ha espresso un’opinione personale, sia perché anch’io non condivido molti punti della legge 40.

In generale Fini resta un leader apprezzato ed apprezzabile, sia per il partito che per la coalizione, sicuramente ha una flemma che lo rende molto efficace negli scontri televisivi, non è mai avventato nelle dichiarazioni alla stampa; sostanzialmente è razionale, affidabile e preparato, certamente sono qualità che lo fanno apparire un po’ freddo, è capace di raccogliere consensi ampi, ma per vincere le elezioni bisogna innanzitutto motivare i propri elettori ad andare alle urne ed in questo Berlusconi ha molto da insegnare, magari è detestato dagli avversari ma è capace di galvanizzare i propri come nessuno, ad esempio quando dice: la prossima volta che torno a Palazzo Chigi faccio una rivoluzione!