domenica 27 maggio 2007

Diritto, natura e ragione

“Diritto, natura e ragione” è un libro che raccoglie diversi commenti di Murray Newton Rothbard alle opere di altri studiosi, in particolare Mises, Hayek, Strass e Polany.
L’aspetto centrale del pensiero economico, ma direi filosofico di Murray, è la difesa intransigente della libertà dell’individuo in quanto valore autonomo e superiore rispetto a qualsiasi altra considerazione di tipo utilitaristico. Applicato alla scienza economica il suo modello si oppone fermamente a qualunque ingerenza e limitazione che lo Stato mette in atto nelle vite delle persone, sostiene quindi un liberismo, senza se e senza ma, che di fatto sembra meglio definirsi come anarchismo. L’aspetto peculiare del libro è che Rothbard critica in modo, anche estremamente aspro, autori che si muovono nel suo stesso alveo liberista, ma rispetto ai quali rivendica una posizione purista, tale da finire per negare loro la patente stessa di difensori della libertà individuale.
L’assunto da cui parte Rothbard è che l’uomo, con la sua razionalità, possa arrivare a formulare una scala di valori, la superiorità della libertà individuale deriva quindi da una dimostrazione razionale e scientifica della stessa. In base a questo qualunque forma di relativismo risulta erronea e quindi da scartare.
Rothbard non nega l’esistenza comportamenti irrazionali, ma nega qualunque validità, anche se, a me sembra, in generale, ci si può anche comportare in modo irrazionale in modo consapevole, si può accettare il danno economico derivante da una certa scelta, in cambio di una gratificazione di altro genere.
Un approccio così filosofico alle questioni economiche, comunque, mi appassiona molto meno delle sue implicazioni pratiche, soprattutto di politica economica, per questa ragione ho trovato più interessante l’elenco di obiezioni posizioni stataliste che Rothbard contesta ad Hayek.
Dalla lettura del libro, tirando le somme dei vari argomenti trattati e degli autori citati, mi trovo vicino alle idee di Mises e Machiavelli.
Ludwig von Mises considera il libero mercato come il sistema in grado di produrre maggior benessere per tutti e sulla base di questo assunto lo considera il miglior sistema, senza implicazioni etiche.
Quanto a Machiavelli cito testualmente dall’introduzione di Roberta Adelaide Modugno: “Strauss critica i pensatori moderni difendendo invece la filosofia politica classica. Per gli antichi il vero fine della vita politica era la virtù piuttosto che la libertà e la filosofia politica era guidata dalla ricerca del miglior ordine politico. Ecco che per Strauss machiavelli diventa il genio malefico della modernità, avendo sfidato gli antichi insegnamenti cristiani ed avendo reso indipendente la realtà politica dalla morale.”
La politica ha dei compiti, si definisce degli obiettivi, propone ed applica dei mezzi per raggiungerli. Questa amoralità della politica è la garanzia che fini etici non siano il paravento per giustificare l’arbitrio di pochi ai danni dei cittadini. Le persone che si occupano di politica è bene, e direi necessario, che abbiano dei valori morali e degli ideali, ma lo Stato nasce per fini pratici e proprio per non diventare immorale, che la politica amorale e non perdere il legame con le implicazioni concrete e materiali delle proprie azioni.

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