sabato 19 maggio 2007

Family Day, one week later...

Una settimana fa centinaia di migliaia di persone scendono in piazza e fanno discutere il paese di famiglia.
Il Family Day era a favore della famiglia o era contro i Dico? Sicuramente entrambe le cose, il bisogno di sostegni alla famiglia è molto diffuso e lo Stato italiano brilla per la sua assenza in questo campo, per questo è più difficile accettare che si occupi di altro quando la natalità italiana ha cifre da autoestinzione.
La mia impressione è che la mobilitazione del mondo cattolico si sia diretta contro quello che i Dico vogliono rappresentare, perché nella sostanza i Dico sono una legge più inutile che pericolosa, però sono stati venduti all’elettorato come il primo passo nella direzione di un’Italia più zapatera, un’Italia destinata ad allinearsi all’insensata strada europea che vieta l’uso di parole come mamma e papà ed allora la reazione c’è stata ed è stata imponente.
Ognuno vive il proprio piccolo mondo e giudica in base a quello. Per quello che vedo io la famiglia non è in crisi come modello, molte coppie che conosco vorrebbero costruire dei rapporti duraturi, avere figli, ma dopo gli studi bisogna affrontare tutta una serie di situazioni che sarebbe meglio anticipare al periodo scolastico o universitario: stage, tirocinio, specializzazione, pratica, poi se non basta si fa un master ed il tempo passa; finalmente, quando i coetanei europei sono anni che procedono con la loro carriera professionale, si comincia a svolgere un lavoro vero. E’ finita qui? No, perché fai un po’ di conti e scopri che acquistare una casa è praticamente impossibile, non so nel resto d’Italia, ma con i prezzi che ci sono qui da noi in Liguria, bisogna fare un mutuo secolare. Poi, comunque, visto che procreare dopo i cinquanta anni è un po’ difficile, ti butti e fai il figlio tanto desiderato. Scopri che è la cosa più bella del mondo, più di quanto potessi immaginare, ma scopri anche che la pressione su di te diventa ai limiti del sostenibile, scopri anche che lo Stato Sociale esiste solo nei discorsi dei sindacalisti, perché nella realtà non se ne vede traccia. L’unico ammortizzatore sociale che esiste è la famiglia stessa, sono i nonni. Per me non voglio niente, odio chi si lamenta sempre, chi piagnucola, chi elemosina, sto già dando e se qualcosa cambierà non farò in tempo ad usufruirne. Però il problema esiste ed è il problema centrale.
A piazza San Giovanni lo stesso Pezzotta (vedi http://zamax.wordpress.com/2007/05/13/family-day-ragioni-e-preoccupazioni/ ) dice che bisogna “stabilire il principio che ognuno deve poter avere i figli che vuole, senza che questo comporti una drastica diminuzione del tenore di vita”.
Se però non dice dove prendere i soldi, il discorso assomiglia pericolosamente ad un comizio elettorale, perché è regola fondamentale del politico parlare di soldi che lo Stato eroga, ma non dire chi deve pagare. Non vorrei che fosse il preludio ad un nuovo partito, magari impostato unicamente sulle questioni etiche.
Gli organizzatori avranno le loro legittime ambizioni politiche ma riflettete: il Parlamento legifera su questioni etiche al massimo una volta nell’arco della legislatura, mentre tutti i giorni decide dei nostri soldi ed è prima di tutto di aiuti finanziari che ha bisogno la famiglia; deduzioni per i figli a carico, ma non solo, ci vorrebbe un buono spendibile dalle famiglie per pagare baby sitter, asili, pannolini, latte artificiale, seggiolini auto. Diamo almeno una cifra vicina a quella dei nostri vicini francesi… Purtroppo i tesoretti di cui si favoleggia in realtà non esistono e quindi bisogna trovare le risorse; siccome io non mi candido a nulla, mi permetto il lusso di suggerire dove prendere le risorse: l’unica strada che mi sembra percorribile nel breve è parificare l’età pensionabile femminile a quella maschile; nel lungo periodo: lavorare almeno quanto i tedeschi. Questo spetta al Parlamento; invece spetta alla piazza, ai movimenti, a tutti fare la battaglia culturale.
Anche perché più di questo la legge non può fare, di sicuro non può imporre modelli, ricordo che ci provò l’imperatore Augusto ma le sue leggi a favore della famiglia non sortirono effetti, perché la società su queste questioni va per conto suo, per questo la battaglia culturale va fatta in società.
Una battaglia che deve difendere il concetto di famiglia e la sua unicità. Però deve anche essere una battaglia di civiltà nei modi e nei contenuti. Sono contrario all’adozione da parte delle coppie gay, ma da questo a passare all’insulto e all’intolleranza verso i gay mi sembra assurdo. I gay che conoscono io sono persone piene di qualità, quello che fanno nel loro letto a me non interessa e non riesco a comprendere come possa morbosamente essere argomento di interesse.
Detto questo chi vuole convivere con chiunque è libero di farlo, ma se chiedi una tutela allo Stato è giusto che lo Stato ti chieda in cambio un minimo di impegno, quindi vai in comune, firmi, ti sposi ed allora scattano le tutele previste dalla legge. Se poi si vuole modificare il diritto successorio si discuta la legge sulla successione; se poi mi si dice che i conviventi dei parlamentari hanno delle prerogative che altri non hanno, beh estendere a tutta la popolazione i privilegi dei parlamentari italiani sarebbe fantastico, vivremmo qualche settimana alla grande, sì certo, prima della bancarotta.
Rispetto per le abitudini ed i sentimenti di tutti, ma la famiglia è una cosa sola e non l’ha inventata la Chiesa, lo stesso concetto esisteva anche prima. Uno dei miei scrittori preferiti, l’antropologo Desmond Morris, ateo ed anche abbastanza ostile verso il cattolicesimo, descrive la coppia fissa tra uomo e donna come la forma comportamentale tipica della nostra specie, anzi la considera uno dei tratti specifici che l’ambiente ha selezionato durante la preistoria e che ci distingue dagli altri primati. Quindi non è una questione di Stato laico o teocratico, semplicemente il discrimine positivo che reclamo a favore della famiglia è legato al fatto di essere il luogo in cui un nuovo individuo può essere cresciuto.
Da un punto di vista numerico e di comunicazione la manifestazione è stata un grande successo. Dal punto di vista politico il bilancio è più nebuloso: i Dico erano già bloccati prima del Family Day, le dichiarazioni di Mastella in proposito avevano già decretato l’impossibilità di avere i numeri al Senato per far passare la legge. Se ci sono altri obiettivi, per ora non sono stati esplicitati in modo chiaro. Per il resto eviterei di dare un colore politico netto alla manifestazione.
Il no dei manifestanti è un no al Governo sui Dico, su questo non c’è dubbio, ma l’arruolamento automatico dei partecipanti nelle file della CDL mi sembra precipitoso, io non sono cattolico, ma le parrocchie le ho frequentate a lungo e la percentuale di coloro che abitualmente votano il centrosinistra è molto grande. Forse sono proprio questi ultimi che avevano qualcosa da dire ai propri alleati di Governo, qualcosa tipo: datevi una calmata, se può parlare un onorevole Caruso in Parlamento allora può ben parlare anche un vescovo Bagnasco in televisione!

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