giovedì 17 maggio 2007

Paul Bremer si difende

L’amministratore americano dell’Iraq tra il 2003 ed il 2004, Paul Bremer, è da tempo accusato di avere grosse responsabilità nella creazione del caos iracheno. La decisione più criticata è stata quella relativa allo scioglimento, leggi licenziamento, dell’esercito di Saddam e la cacciata dei quadri dirigenti del partito Baath. Mancando gli uomini che hanno mantenuto in ordine, con il terrore, il paese, si è scatenato l’inferno, inoltre gli ex soldati rimasti disoccupati sono andati ad ingrossare le fila dei gruppi terroristici e delle milizie che fanno scorrere il sangue in Iraq.
Il Washington Post ha pubblicato la settimana scorsa un articolo (segnalato dal blog di Camillo http://www.ilfoglio.it/camillo/) in cui Bremer difende con forza la propria scelta. L’argomentazione principale consiste nel fatto che non si poteva costruire un Iraq democratico lasciando gli stessi uomini del regime, inoltre questo avrebbe alienato da qualunque collaborazione gli Sciiti ed i Curdi che costituiscono l’80% della popolazione. Paragonandosi poi ad Eisenhower cita l’esempio della Germania nazista dove fu fatto lo stesso. Quest’ultimo paragone mi appare molto debole, innanzitutto perché, come lui stesso ammette, Saddam Hussein ha governato per un periodo molto più lungo, decenni in cui ha annientato completamente ogni forma di dissenso, eliminando fisicamente, perfino all’interno della sua famiglia, qualsiasi voce fuori dal coro. Hitler al momento dell’invasione della Polonia governava da soli 6 anni e, pur avendo duramente colpito ogni opposizione, non mancavano coloro che pensavano ad una Germania senza di lui, tanto è vero che alcune delle azioni più disumane il regime preferiva compierle di nascosto.
Ancora meno verosimile il paragone sullo scioglimento dei due eserciti: in pratica in Germania non c’era più un esercito da sciogliere perché completamente annientato, il paese con oltre 7 milioni di morte era un paese completamente distrutto, un paese incapace di qualunque resistenza, tanto è vero che nemmeno le fedelissime SS credevano possibile attuare qualunque forma di disturbo degli occupanti e le uniche operazioni che cercarono di organizzare furono le fughe all’estero. Bisogna dare però atto a Bremer che l’unica strada indicata dai suoi superiori per il dopo Saddam era impiantare delle istituzioni democratiche ed in questa logica lui si è mosso, è vero inoltre che nelle settimane successive alla caduta di Bagdad la situazione appariva tranquilla, poi la situazione è cambiata, il nemico è mutato ed è cominciata un altro tipo di guerra. Bremer è stato frettolosamente condannato dall’opinione pubblica, la questione su come dobbiamo porci di fronte alle dittature però è ancora aperta e non sembra ci sia molta voglia di affrontarla.

Nessun commento: