venerdì 7 settembre 2007

Fini, AN e la destra italiana

Dalla sua nascita nel 1995, Alleanza Nazionale è il principale rappresentante della destra politica italiana. Spesso nella politica italiana le scissioni, le fusioni o le trasformazioni dei partiti sono la reazione ad una perdita di consenso alla quale non si riesce a far fronte, di solito è una reazione che forse rallenta il trend negativo ma non riesce ad invertirlo. La nascita di AN è stato invece un successo perché la trasformazione dell’MSI, con la contestuale scissione di una parte che è voluta rimanere missina tout court, ha raccolto un consenso elettorale molto più ampio della base di partenza.

Facendo la cosa giusta al momento giusto Fini ha vinto, questo è stato senz’altro merito suo, è uscito dalla logica dello sguardo rivolto al passato ed ha costruito un partito di massa, un partito che può governare; ha inoltre sempre puntato alla costruzione di un’aggregazione di centrodestra stabile, che fosse un punto di riferimento costante per una parte dell’elettorato italiano.

Bisogna dire che in 12 anni però il partito non ha saputo accrescere il suo consenso elettorale e questo merita una riflessione, perché se è vero che in Italia non ci sono mai grandi spostamenti elettorali, è anche vero che sia l’agenda politica, sia la società italiana si sono spostate a destra, l’impressione è quindi che ci siano una fetta di elettori potenziali che non vengono convinti.

Io penso che a logorare ed appannare l’immagine di AN sia stato il fatto di aver avuto una certa timidezza ad assumere posizioni decise su alcuni temi come immigrazione, sicurezza, identità nazionale, derivante dal fatto di sentirsi sempre sotto esame da parte dell’opinione pubblica, soprattutto internazionale e dover quindi dimostrare ogni volta di non essere degli squadristi mascherati da democratici.

Si può essere garbati nei modi ma assolutamente intransigenti nei contenuti, si deve fare politica senza complessi altrimenti l’elettore non sa più con chi ha a che fare.

Al di là di questa considerazione generale ci sono state alcune prese di posizione intempestive o inopportune che si sono rivelate controproducenti.

Tra queste ricordo l’iniziativa della “cabina di regia”, quando ci fu la sostituzione di Tremonti. Fini percepì, giustamente, che nel paese c’era uno scontento diffuso verso il Governo e che la linea ufficiale del “va tutto bene” non era la migliore da seguire. Però i problemi maggiori derivavano dall’”effetto euro “, cosa della quale il Governo non aveva responsabilità, mentre la posizione di AN sembrò una sconfessione dell’operato dell’Esecutivo; oltretutto avvenne nel momento in cui Tremonti cercava di far emergere le responsabilità delle banche a danno dei risparmiatori nelle vicende Cirio, Parmalat, titoli argentini (per la cronaca in quel caso Fazio difese le banche e vinse la disputa, qualche anno dopo pestò i piedi alle stesse banche e fu cacciato, quando si dice poteri forti…).

Anche la dichiarazione sulla cittadinanza agli immigrati è criticabile. In astratto il concetto che è meglio integrare che ghettizzare si può condividere, ma la realtà italiana è quella di un paese in crisi demografica assediato da milioni di migranti, è quella di un paese dove intere zone urbane sono già fuori controllo, è quella di un paese in cui né l’economia, né i servizi pubblici sono in grado di assorbire altri ingressi.

Ho qualche perplessità anche su altre questioni come l’ingresso nel PPE, la Costituzione Europea, la scarsa convinzione mostrata nel difendere le riforme costituzionali; invece non considero rilevante la presa di posizione sul referendum relativo alla fecondazione assistita, sia perché ha espresso un’opinione personale, sia perché anch’io non condivido molti punti della legge 40.

In generale Fini resta un leader apprezzato ed apprezzabile, sia per il partito che per la coalizione, sicuramente ha una flemma che lo rende molto efficace negli scontri televisivi, non è mai avventato nelle dichiarazioni alla stampa; sostanzialmente è razionale, affidabile e preparato, certamente sono qualità che lo fanno apparire un po’ freddo, è capace di raccogliere consensi ampi, ma per vincere le elezioni bisogna innanzitutto motivare i propri elettori ad andare alle urne ed in questo Berlusconi ha molto da insegnare, magari è detestato dagli avversari ma è capace di galvanizzare i propri come nessuno, ad esempio quando dice: la prossima volta che torno a Palazzo Chigi faccio una rivoluzione!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

mah!

Sul balzo elettorale di AN più che merito della svolta, credo sia merito di tangentopoli (quello che non si dice mai è che fu l'MSI a goderne più di tutti)

di FIni poi penso piuttosto male.

Mi pare la versione vigliacca e incompetente di D'Alema.

comunque, un partito unico del CdL non potrebbe che vederlo potragonista come AN

saluti

Freeman ha detto...

sicuramente senza la fine della Guerra Fredda e senza tangentopoli non ci sarebbero state le condizioni per mutare la situazione politica, però mi sembra che AN abbia raccolto una parte di elettorato che già c'era ma non aveva un riferimento.