mercoledì 20 giugno 2007

Evasione fiscale, retorica, propaganda e realtà

Da anni, periodicamente, si discute di evasione fiscale, ma non cambia nulla: in Italia il sommerso vale almeno il doppio degli altri paesi europei. In questi giorni il Governo, messo sulla difensiva su molti fronti, agita le cifre dell’evasione, giustificando così la propria politica fiscale. Prima di tutto viene da chiedersi: ci sono tanti evasori, perché non andate a prenderli? Visto che non ce lo dicono, ve lo spiego io: prendendo in considerazione solo i contribuenti sottoposti al sistema degli studi di settore abbiamo circa 4 milioni di soggetti da controllare. Già detta così è un’impresa titanica, ma il punto centrale è un altro: il sistema italiano è un intrico di numerosissime norme e di numerosi tributi che rendono il controllo del singolo contribuente un lavoro lungo e pieno di insidie. Il sistema è così cavilloso che produce un curioso effetto: anche chi in buona fede intende rispettare ogni prescrizione può facilmente essere colto in fallo; mentre chi in malafede cerca delle scappatoie, ha un molti appigli per occultarsi.

L’altro punto fondamentale è il peso della pressione fiscale: fino a quando lo Stato chiede una quantità così alta di reddito, renderà sempre conveniente a chi vuole evadere correre il rischio. Abbassare le tasse rende più competitivo il soggetto che paga le imposte, favorisce chi paga, compresi i dipendenti e rende non conveniente correre il rischio per chi evade. Semplificare le regole, abbattere le aliquote e cancellare alcuni tipi di imposte è il primo passo per impostare una seria lotta all’evasione, questo nel breve periodo ha delle conseguenze sul bilancio dello Stato ma, a prescindere dalla Curva di Laffer, si può ragionevolmente puntare a recuperare almeno 100 miliardi di imponibile (sui 270 miliardi stimati di imponibile sottratto al fisco). Può darsi che in Italia ci sia un problema culturale nel senso civico e nel modo in cui i cittadini si rapportano con il fisco, ma non penso che gli italiani siano antropologicamente portati all’evasione, se c’è più evasione che negli altri paesi avanzati significa che c’è un problema di regole: adottiamo le regole che ci sono all’estero e vediamo se le cose cambiano. Per inciso: bisogna anche dimostrare al contribuente che i suoi soldi vengono usati con responsabilità: ma si sa, quando pagano gli altri…

Tutti i menestrelli cantori dei luoghi comuni, alla Furio Colombo per intenderci, citano volentieri l’esempio degli USA, sostengono che il modello americano piace molto al centrodestra fuorché per quello che riguarda il fisco, perché negli USA gli evasori vanno in carcere ed in generale il fenomeno dell’evasione è molto più ristretto che in Italia. Facciamo sommessamente notare a tutti costoro qualche precisazione in merito: se negli USA qualcuno provasse ad introdurre un sistema come quello italiano, questo qualcuno verrebbe preso a calci nel sedere; nel caso in cui si riuscisse ad introdurlo, sicuramente l’evasione aumenterebbe e si avvicinerebbe ai tassi italiani; vogliamo il carcere per gli evasori? Benissimo, però adottiamo tutto il sistema fiscale americano, inoltre la severità penale deve essere proporzionale ai vari reati: negli USA ti beccano a guidare ubriaco e vai in galera, ammazzi qualcuno e vai sulla sedia elettrica; da noi non è esattamente così…

Il fisco deve essere efficiente: è inutile mettere centinaia di regole cervellotiche per non fare ingiustizie, perché così facendo si crea un sistema che non funziona e quindi per definizione ingiusto. Le politiche sociali si fanno dal lato della spesa: lo Stato italiano ogni anno incassa più di 400 miliardi di euro, ha quindi le risorse per svolgere i propri compiti e per intervenire nelle aree di difficoltà. L’idea di voler rendere tutti uguali con prelievi fiscali sempre più progressivi è un’idea infantile e impossibile da mettere in pratica, perché chi produce reddito lo fa per il proprio benessere, se gli si chiede di dare tutto il guadagno eccedente al fisco, o se ne va all’estero o smette di lavorare e se ne va a pescare, in ogni caso le entrate tributarie non aumentano.

Sulle complicazioni congenite della mente del legislatore consideriamo l’esempio dell’ICI: sarebbe da abolire per la prima casa, però c’è chi dice che non è giusto perché c’è chi ha come prima casa una villa e chi ha un appartamentino. E’ vero non è giusto, ma se cominciamo ad introdurre parametri legati alla metratura, al numero di componenti, alla zona ecc. il risultato sarà che diventa impossibile controllare se tutti hanno rispettato le regole e quindi chi fa il furbo avrà buone possibilità di farla franca a danno chi coloro che pagano.

E’ proprio così che funziona oggi, quella che chiamano lotta all’evasione: consiste nel bastonare l’unico che beccano, mentre altri cento non possono essere controllati.

Comunque alla fine quello che conta sono i fatti: sarà il gettito 2007 a dire se la strategia governativa di lotta all’evasione funziona. Ho i miei dubbi, penso che, depurato dall’effetto che sta avendo sulle nostre esportazioni il buon andamento dell’economia tedesca, non darà alcun segno di miglioramento; vedremo se Prodi, Padoa Schioppa e Visco mi smentiranno, ma se così non sarà sarebbe bene cambiare tattica… e soprattutto la squadra!

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