giovedì 14 giugno 2007

I pensionati non cedono il posto di lavoro?

In ogni discussione sulle riforme pensionistiche e sull’aumento dell’età pensionabile, c’è qualcuno che tira fuori l’argomento relativo al fatto che, se i lavoratori anziani vanno in pensione più tardi, non possono lasciare il posto ai più giovani. L’ultimo in ordine di tempo che mi è capitato di sentire è stato Giorgio Cremaschi, durante l’ultima puntata di Ballarò.
E’ un’obiezione che può sorgere spontanea, ma chi si occupa di questioni legate al mondo del lavoro dovrebbe sapere che, in realtà, a livello generale il meccanismo funziona proprio al contrario.

Vediamo di spiegarlo con un esempio: un pizzaiolo, titolare della propria pizzeria, ha due dipendenti che svolgono il servizio ai tavoli, quando il più anziano va in pensione, il pizzaiolo lo sostituirà con un lavoratore più giovane solo se ritiene di averne bisogno, cioè se pensa che il giro d’affari del locale richiederà l’utilizzo di due camerieri. Se invece gli affari vanno male non assumerà nessuno; se pensa che i clienti aumenteranno magari ne assume due. Lo stesso criterio vale per tutto il mercato del lavoro: dalla casa automobilistica, alla software house, dalla società di navigazione, all’impresa di pulizie, assumere o meno una persona, dipende dalle necessità presenti e dalla stima di quelle future che l’impresa ritiene di avere.

A livello generale il numero di posti di lavoro totali non è una costante, ma è un numero variabile, che dipende da domanda e offerta. Cioè non è come un autobus dove, se tutti sono seduti, bisogna aspettare che uno si alzi per accomodarsi.

Torniamo all’età pensionabile: se funzionasse come pensa Cremaschi basterebbe mandare in pensione tutti quelli che hanno almeno 50 anni e si “libererebbero” una marea di posti. Però le pensioni vengono pagate con i contributi di chi è in attività e ne consegue che se aumenta il numero di pensionati è necessario finanziare il maggiore esborso, quindi o si finanzia con maggiori contributi o con maggiori tasse. In ogni caso si va ad aumentare il costo del lavoro, peggiorando la convenienza ad assumere, quindi ci sarà un certo numero di imprese che, facendosi i conti, vedranno che è meglio non espandere l’attività, perché l’assunzione di un lavoratore in più sarebbe troppo onerosa.

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