martedì 26 giugno 2007

Leggi dello Stato e valori del Vangelo

Il dibattito sull’impegno politico e sociale dei cristiani è cruciale per il nostro paese dove la presenza della Chiesa Cattolica è così importante e non andrebbe ridotto, come avviene, soltanto agli interventi della CEI sulle questioni di attualità.
Di solito viene dato per scontato che le norme della morale cristiana dovrebbero essere, per un cristiano, tradotte in leggi dello Stato.
Chi si oppone a questo afferma di solito che esistono anche persone non cristiane alle quali non è giusto imporre o vietare certi comportamenti.
La mia opinione è che utilizzare la forza coercitiva dello Stato per promuovere la morale cristiana è semplicemente contrario all’impianto di valori dei Vangeli.

Vorrei sviluppare il ragionamento incentrandomi sul caso concreto dell’aborto.
Mi sembra pacifico che la pratica dell’aborto sia contraria alla morale cristiana, direi che gli insegnamenti di Gesù sono tutti incentrati sull’amore e sul rispetto della vita in generale e di quella umana in particolare, da questo punto di vista al di là della discussione se l’embrione o il feto sono persone, discussione che non può avere peraltro mai un risultato finale, certamente sia l’embrione, sia il feto sono vita.
Il comportamento di una persona intimamente persuasa di questo, conseguentemente, è il rifiuto dell’aborto. E’ il passaggio successivo, cioè il divieto legislativo dell’aborto, ad essere discutibile; a mio avviso, infatti, nessun postulato dei Vangeli implica che i comportamenti cristiani debbano essere legge dello Stato.
Non dimentichiamoci che la Legge, implica necessariamente una coercizione, se necessario applicata con la forza; spesso ce ne dimentichiamo, soprattutto in Italia dove il rispetto della Legge è lasciato in gran parte alla buona volontà del singolo cittadino, ma le regole comuni che i Parlamenti sanciscono, prevedono sanzioni pecuniarie o la perdita della libertà.
Il cristiano è esortato da Gesù ad annunciare la propria fede, a predicarla, a testimoniarla con il proprio comportamento, ma mai ad imporla. E su questo punto viene a cadere anche l’obiezione laicista che citavo prima, perché anche in una comunità dove il 100% dei cittadini sono cristiani, di confessione cattolica e praticanti, l’imposizione per legge di tale convinzione è contraria al messaggio evangelico.

So bene che la storia spesso è andata diversamente, so bene che ne ha convertito di più Carlo Magno che San Francesco, non voglio fare dell’utopismo spiccio proponendo una Chiesa avulsa dal contesto politico e legislativo, però la Chiesa per prima riflette su se stessa e i politici che affermano di seguirne i principi dovrebbero fare altrettanto.
Tornando al tema dell’aborto vorrei sgombrare il campo da un equivoco: si può essere contrari all’aborto essendo cristiani, si può essere contrari essendo di un’altra religione, si può essere contrari all’aborto ovviamente anche se si è atei; ogni persona che lo ritiene può battersi per vietare la pratica dell’aborto, mi sembra lecito farlo, ciò che non mi trova d’accordo è farlo autoproclamandosi portabandiera di un conformismo al dettato evangelico che non mi sembra tale.

I Vangeli così ricchi di precetti morali sono privi di leggi; i padri della Chiesa affiancano al Vangelo anche l’Antico Testamento, quasi a voler colmare con i Comandamenti un vuoto normativo che appare forse rivoluzionario, forse difficile da praticare, forse spaventa anche coloro che lo devono testimoniare, del resto sono gli apostoli stessi che sollecitano Gesù a dare loro dei comandamenti, senza i quali si sentono forse un po’ persi; Gesù non si sottrae e dà loro il famoso comandamento dell’amore, che lui stesso del resto pratica con loro. Cosa fa se non amarli, nei loro pregi e nei loro difetti, Gesù stigmatizza le loro debolezze, ma solo per esortarli a superarle; parla alle loro coscienze, ai loro cuori direbbe qualcuno, perché sa che l’unica virtù possibile è quella che l’uomo pratica consapevolmente e volontariamente, cioè coscientemente appunto.

Ma allora un cristiano come tale non ha nulla da chiedere alla politica? Ha moltissimo da fare, da chiedere, da proporre, può occuparsi di tutto e dire la sua su ogni cosa e per prima cosa a mio avviso dovrebbe chiedere di praticare liberamente la propria religione.
Ma se della religione ne fa una bandiera politica o un partito entra in contraddizione con se stesso.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Compilmenti... bellissimo post!

Anonimo ha detto...

Alcuni valori sono universali ed altri no? Chi decide quale valore è universale e quale no?
Lo stato non è una entità astratta me è un organismo che, in una democrazia, mi rappresenta se io appartengo alla maggioranza.
Se io non voglio che chi mi tutela e rappresenta, perché sarebbe come se lo facesse io stessa, uccida i criminali, uccida gli embrioni, uccida i feti, perché non posso formare un partito dato che in una democrazia si fa ciò che la maggioranza vuole?
Se io credo a certi valori ci credo a prescindere dalla religione. Se appartengo ad una religione, allora è perché credo che questa religione rappresenti i miei valori.
In una nazione a maggioranza buddista immagino che la maggioranza non vorrebbe che fossero lecite le macellerie. Chè fare con quelli che mangiano la carne, anche se sono in minoranza? Ci sarebbero due correnti: quelli che vogliono le macellerie legalizzate, così le minoranze possono mangiarla. Quelli che veramente credono alla reincarnazione e non vogliono che lo stato legalizzi le macellerie. Se io, cattolica, vivo in uno stato a maggioranza buddista, mi debbo battere per la legalizzazione delle macellerie?
Se io sono contro la pena di morte ma vivo in uno stato come succede nella democratica America, dove la maggioranza vuole la pena di morte, è giusto che io mi batta per la pena di morte, o debbo sottostare passivamente alla maggioranza?
Dove è il confine fra valori relativi soltanto ad una specifica religione, ed i valori universali validi per tutti?

etendard ha detto...

Bel post. Una sola annotazione a quanto dici. Non è corretto dire che "gli insegnamenti di Gesù sono tutti incentrati sull'amore e sul rispetto della vita". Certo, il comandamento dell'amore racchiude tutto il suo insegnamento, ma Gesù non esclude che il potere pubblico usi la spada contro chi viola la legge. Gesù infatti non controbatte alle affermazioni del buon ladrone. Gesù non gli dice: no, nessuno merita di morire, neanche tu che hai rubato. Gli dice invece che per la sua fede e per il suo pentimento sarebbe andato con lui in paradiso. Anche San Paolo parla di legittimo uso della spada da parte di Cesare. La Chiesa oggi è divisa sulla pena di morte, afferma che essa sia contraria all'insegnamento divino, ma fino al secolo scorso l'accettazione della pena capitale da parte del condannato era vista come via di salvezza e di espiazione della colpa. Forse ho esagerato per lunghezza, ma la precisazione mi sembrava opportuna.
Ciao

Freeman ha detto...

x teo
grazie dei complimenti

x chiditeiosia
X chiditeiosia
E’ assolutamente legittimo che ciascuno cerchi di fare, o aderisca, a dei partiti per trasformare le proprie convinzioni in leggi. Chiunque vuole vietare l’aborto è giusto che cerchi di farlo, può anche farlo attraverso un partito che richiami nel nome il cristianesimo, quello che è scorretto è affermare di farlo in obbedienza ai valori cristiani, perché il Vangelo, correggimi se sbaglio, non richiede di imporre la propria etica attraverso l’imperio legale. Semplifico con un esempio: il Vangelo dice di non uccidere il feto: ok, tu vuoi proibire l’aborto: ok; dico solo che votando la legge stai aderendo ad una tua iniziativa presa in base alle tue convinzioni, perché il Vangelo non ti chiede di mettere in carcere chi pratica l’aborto o chi, in generale, non rispetta qualche precetto.
Per qualche altra religione potrebbe non essere così, perché magari alcune norme prevedono delle punizioni (non volontarie) per chi non rispetta le regole. Gesù stesso, mi sembra, che sia stato condannato per aver violato la legge (religiosa) ebraica e non quella romana. Il Cristianesimo invece mi sembra ispirato alla predicazione e non alla coercizione.
Detto questo, siamo uomini e ci diamo delle leggi per convivere, delle sanzioni per chi non le rispetta e così via. Regole di uomini per uomini.



x hoka hey
Gesù non esclude che il potere usi la spada contro chi viola la legge, ma la legge di Cesare, non le leggi che ha dato Lui.
Per quanto mi riguarda comunque “Cesare” la spada la deve usare e senza indulgenze.

Anonimo ha detto...

Innanzitutto mi è piaciuto molto il rispetto con cui tratti la questione che per me è molto spinosa e complessa. Una risposta su due piedi non ce l'ho ma mediterò sulla questione cosa che farà bene anche a me. Ho letto gli altri tuoi post. Quando si scrive con troppa agressività o faziosità, anche se posso essere d'accordo con i cpontenuti, mi sento male. Il tuo stile invece mi tranquilizza. Vorrei metterti nella mia lista dei link (se ci riesco)grazie.

Freeman ha detto...

x chiditeiosia
ricambierò il favore "linkandoti" anch'io.
se non l'hai ancora letto forse può interessarti il post intitolato il Test di Thumbria,
ha uno stile più leggero e ironico ma ci sono degli spunti di riflessione simili.
ciao alla prossima